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Oltre 70 mila persone in piazza, mezzo milione di adesioni. Queste le cifre dello sciopero degli statali indetto oggi dalla Funzione pubblica Cgil per il Centro. Quella odierna è stata solo la prima delle tre proteste interregionali. Al Nord ci si fermerà il 7 novembre, nel Mezzogiorno lo stop si terrà il 14. A motivare la protesta, ribadisce il sindacato, è il mancato rinnovo del contratto del pubblico impiego e quello che la Cgil definisce “accordo truffa”, cioè la proposta del governo di un protocollo d’intesa che mediamente porterebbe nelle tasche dei lavoratori del pubblico impiego soltanto 40 euro netti in più al mese.
La Fp parla in una nota di “grande successo” dell’iniziativa. “A fronte della reticenza inusitata e sospetta nel dare i dati di partecipazione allo sciopero da parte delle amministrazioni – si legge – a noi risulta una percentuale di adesione media, nelle regioni coinvolte, pari al 50 per cento nelle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici), e a oltre il 30 per cento negli Enti Locali e nella Sanità, dove, a fronte delle carenze di organico, il rispetto dei contingenti per i servizi essenziali pesa molto di più”. Una partecipazione che il sindacato definisce “superiore sia al numero degli iscritti alla nostra organizzazione, sia ai risultati ottenuti nelle lezioni delle Rsu”. Più contenute le cifre diffuse dal ministero della Funzione pubblica, secondo cui l'adesione allo sciopero è stata (dati parziali delle ore 16) del 10,95 per cento.
A Roma il corteo è partito alle 9 dalla Bocca della verità diretto a piazza Farnese, dove si è tenuto il comizio del segretario generale della Fp Cgil Carlo Podda. Il dirigente sindacale ha parlato di oltre 20 mila manifestanti solo nella capitale, annunciando lo sciopero generale del pubblico impiego: “Non posso dirvi la data oggi, ma il vento tira da una sola parte, immagino che lo faremo a dicembre”. Per la data, ha spiegato, si dovrà attendere lo svolgimento delle altre due giornate di protesta al Nord e nel Mezzogiorno. Secondo un comunicato della Cgil Toscana, a Firenze sono stati 30.000 i lavoratori scesi in piazza: "È stata la manifestazione del pubblico impiego in assoluto più grande che mai si sia vista in città”. Alta adesione anche nelle Marche (in alcune realtà ha raggiunto il 70 per cento): circa 3 mila lavoratori pubblici hanno partecipato al corteo di Ancona. “Ci fermeremo solo se ci saranno precisi provvedimenti del governo per risorse adeguate al rinnovo contrattuale e per modifiche alla legge 133 del ministro Brunetta”, ha detto il segretario nazionale della Fp Lorenzo Mazzoli chiudendo il comizio. Circa 1.000 lavoratori hanno preso parte al corteo organizzato a Perugia. Dai primi dati provvisori risulta buona l'adesione allo sciopero nei principali enti pubblici della Regione, spesso anche superiore ai tassi generalmente raggiunti in occasione degli scioperi unitari. Nelle sede regionale Inps, circa la metà dei lavoratori ha aderito allo sciopero, mentre complessivamente nel settore degli enti previdenziali la partecipazione si è attestata al di sopra del 30 per cento. Alla Asl 3 circa il 50 per cento del personale ha incrociato le braccia, mentre il Museo archeologico dell'Umbria è rimasto chiuso. Più basso il tasso di adesione al Comune di Perugia (15 per cento), mentre alla Provincia di Perugia la percentuale sale al 25.
Ha aderito anche la Uil Fpl. “Noi scioperiamo per e non contro”, ha detto Carlo Fiordaliso, segretario generale della Uil Fpl, che ha partecipato alla protesta di oggi del pubblico impiego. “La mia categoria - ha precisato - che rappresenta i lavoratori della sanità e delle autonomie locali, ha aderito allo sciopero di oggi per sostenere tutti i lavoratori dei nostri due comparti, che hanno il contratto di lavoro scaduto da oltre 10 mesi e non contro il protocollo d'intesa sul rinnovo contrattuale, che riguarda solo le amministrazioni centrali”.