È tutto pronto per la grande manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil e da oltre cento associazioni e reti, "La Via Maestra, Insieme per la Costituzione", che si svolgerà a Roma domani, sabato 7 ottobre. Da ogni luogo del Paese cittadine e cittadini, militanti, società civile, confluiranno nella Capitale con treni, pullman e mezzi privati per animare i due cortei che partiranno da Piazza della Repubblica e da Piazzale dei Partigiani e dopo aver attraversato il centro si ritroveranno in Piazza San Giovanni per il comizio finale che sarà concluso da Maurizio Landini.

In queste ore ogni territorio è in mobilitazione e si sta preparando per l'appuntamento di domani. 

Piemonte

Dal Piemonte sono previsti un treno speciale, due treni ordinari, 25 autobus, auto private: saranno circa 4mila i residenti della regione che parteciperanno a Roma alla giornata di mobilitazione nazionale. ''Ci sono delle priorità a cui il governo deve dare delle risposte - sottolinea Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte - salari, azzeramento della precarietà, sicurezza sul lavoro, sanità pubblica. Bisogna permettere il pieno recupero del potere d'acquisto dei salari, non si può scaricare l'inflazione su stipendi da 1.200 euro al mese: con la stessa somma i carrelli della spesa si riempiono la metà rispetto a due anni fa. Assistiamo a una polarizzazione del lavoro e dei salari - aggiunge - da un lato molti lavori low cost, contratti precari, instabilità, dall'altro pochi lavori forti e stabili in cittadelle a macchia di leopardo in regione mentre la precarietà porta a un indebolimento delle tutele, anche e soprattutto sul versante della sicurezza. E poi - conclude il segretario della Cgil piemontese - c'è una grande questione sociale che rischia di esplodere: la sanità pubblica. Il sistema è vicino al collasso, nella Nadef del 2023 il rapporto spesa sanitaria/Pil è al 6,6%, nel 2026 diminuirà al 6,1%. Altro che rilancio della sanità pubblica''. 

Sardegna

Sarà molto ampia la partecipazione della Sardegna alla manifestazione. Partiranno in 1600 dai tre aeroporti dell’Isola e stasera, 6 ottobre, in nave dai porti di Olbia (alle 22.30) e Cagliari (alle 20)  per riaffermare - insieme alla marea di persone che da tutta Italia affluirà in piazza San Giovanni - i valori della Costituzione, unica via maestra per uscire dalla crisi economica, dalla precarietà, dalle povertà crescenti e per riaffermare i diritti all’istruzione, a un fisco equo, a una seria politica industriale, a una sanità pubblica universale.

La preparazione della manifestazione è entrata nel vivo già da settembre, con iniziative pubbliche e centinaia di assemblee che si sono svolte in tutti i luoghi di lavoro per la consultazione straordinaria sulla piattaforma stilata dalla Cgil nazionale. In sintesi sono sette i punti programmatici condivisi insieme alla rete di associazioni che a livello nazionale e territoriale hanno scelto di affiancare la Cgil nella mobilitazione: lavoro, fisco, giovani, pensioni, stato sociale, politiche industriali, pace e Costituzione.

“Siamo andati a parlare con le lavoratrici e i lavoratori, pensionati e pensionate, studentesse e studenti per conoscere il loro punto di vista, i problemi della quotidianità, le ansie e le preoccupazioni, le aspettative per migliorare la loro condizione”, ha detto il segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante spiegando che il sindacato ricerca il confronto e il dialogo e la sua linfa è l’ascolto e l’elaborazione di proposte per costruire un futuro più solido, la condivisione di battaglie comuni a migliaia di lavoratori e lavoratrici, per far valere le loro istanze attraverso la forza della rappresentanza collettiva.

Così a Roma la Cgil porterà le istanze della Sardegna e, insieme alle rivendicazioni per uscire dalla situazione di crisi economica e sociale, la protesta per le scelte del governo attuale, che non risolvono nessuno dei problemi del Paese. Le  politiche inique sul fisco, l’inerzia nell’affrontare l’inflazione sempre più pressante, la crescente precarizzazione del lavoro, il disastro della sanità pubblica, i tagli alla scuola, il dirottamento delle risorse del Pnrr dal Sud al Nord, l’incapacità di attuare politiche economiche e industriali che restituiscano una speranza al mondo del lavoro, alle famiglie, ai giovani, ai pensionati.

“A dispetto della propaganda del governo Meloni – spiega Durante - i numeri sono chiari e parlano di un Paese in affanno, sul lavoro ad esempio, crescono solo i contratti precari, magari di poche ore, con stipendi bassi che non consentono di vivere dignitosamente”. La situazione è emersa  nelle centinaia di assemblee svolte per dar voce a chi ogni giorno fa i conti con la realtà che chi governa non vuole affrontare: è questa la ragione per cui la Cgil reagisce con un progetto collettivo, portando quella voce nella piazza di Roma. L’auspicio è che finalmente venga ascoltata.

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“Senza di noi nessun imprenditore andrebbe avanti. Se ci rendiamo conto di cosa possiamo fare, mobilitiamo l’Italia, ci fermiamo. Bisogna iniziare e continuare, sino a che non si ottiene un risultato”. Lo ha detto Alessandro Melis, operaio metalmeccanico negli appalti Sarlux-Saras, in una delle migliaia di assemblee che la Cgil ha organizzato in queste settimane su tutti i luoghi di lavoro e nella quale ha dato il via alla consultazione di lavoratrici e lavoratori. Lo racconta questo video a cura della Cgil Sarda, nel quale parlano anche il segretario generale regionale, Fausto Durante, insieme con Marco Mereu e Roberto Forresu.

Emilia-Romagna

Dall’Emilia-Romagna si muoveranno più di 10 mila persone alla volta di Roma con un treno speciale, centinaia di prenotazioni sui treni ordinari, almeno 120 pullman e mezzi propri.

“La nostra via maestra – ha detto Massimo Bussandri segretario generale della Cgil Emilia-Romagna - è segnata dalla Costituzione e se l’ autonomia differenziata passasse, la garanzia dei diritti sul territorio nazionale sarebbe persa, aumenterebbero le disuguaglianze, si renderebbe più incerto il diritto alla salute, al lavoro, alla mobilità, all'accesso ai servizi e
all'ambiente. Ci opporremo in tutti i modi a questo disegno che mira a spaccare il Paese e che non serve neanche ai lavoratori e pensionati delle regioni “ricche” del Nord perché si tratta di una controriforma che favorisce solo le classi più agiate. La nostra bussola è inoltre la dignità del lavoro dal salario minimo, tenuto insieme ad una legge sulla rappresentanza, alla lotta alla precarietà e alla sicurezza sul lavoro”. Sottolineando la massiccia risposta da parte di centinaia di associazioni il segretario conclude evidenziando che “Lo stesso campo largo, sindacale e sociale, dovremo metterlo in campo sull'alluvione”.

Lombardia

Oltre 7mila persone partiranno dalla Lombardia sabato 7 ottobre per partecipare alla manifestazione nazionale. La manifestazione è stata preceduta dalla prima parte di una consultazione straordinaria di lavoratori e pensionati sulle proposte della Cgil. La consultazione si concluderà nel mese di ottobre. Per realizzarla, in Lombardia, si sono già svolte più di 3000 assemblee e altrettante sono state programmate per le prossime settimane.

Sono già migliaia le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati che hanno condiviso l’impegno a portare avanti insieme le proposte avanzate al Governo e alle parti datoriali, in un percorso di mobilitazione e di lotta collettiva che parte dall’appello costruito insieme a una vasta rete di associazioni che promuove la manifestazione nazionale a Roma.

“Il 7 ottobre saremo in piazza San Giovanni a Roma perché la nostra Costituzione è messa a rischio da un contesto internazionale segnato da scenari di guerra, dal crollo della partecipazione democratica, dal fatto che la centralità del lavoro viene superata da provvedimenti legislativi che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri, i deboli contro i debolissimi”. Così il segretario generale della Cgil Lombardia, Alessandro Pagano.

“La piazza del 7 ottobre – continua Pagano – sarà l’occasione per dare a chi lavora, a chi è in pensione, a chi cerca lavoro un’occasione per far sentire la propria voce e spingere tutti insieme il Governo a modificare la traiettoria dei provvedimenti che intende assumere”.

Abruzzo Molise

Anche l'Abruzzo e il Molise, sabato 7 ottobre, saranno a Roma per la manifestazione. Un grande evento per la difesa e l'attuazione della Costituzione: per il lavoro stabile e per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro, contro il lavoro precario, per una sanità migliore, contro l'autonomia differenziata, per i diritti, per la pace, per la solidarietà.

Tutti i dettagli della maxi mobilitazione abruzzese e molisana in vista dell’evento di sabato sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella Sala consiliare del Comune di Pescara. 

Per l’occasione ci sarà un treno speciale, denominato “La freccia dei diritti”: partenza alle ore 9:25 da Pescara centrale e arrivo a Roma Termini alle ore 12:50, dopo le fermate a Chieti, Sulmona, Avezzano, Tagliacozzo, Carsoli, Valle dell’Aniene – Mandela – Sambuci, Tivoli; ritorno alle 18:47 da Roma e arrivo a Pescara alle 22:09. Inoltre, gli autobus “Diritti on the road” partiranno da tutto l’Abruzzo e dal Molise con fermate in decine di comuni. Provincia di Pescara: Pescara, Montesilvano, Loreto Aprutino, Collecorvino, Manoppello, Scafa, Bussi sul Tirino, Popoli, Pianella, Cepagatti, Penne. Provincia dell’Aquila: L’Aquila, Sulmona, Pratola Peligna, Pescina, Avezzano. Provincia di Chieti: San Salvo, Vasto, Lanciano. Provincia di Teramo: Teramo, Martinsicuro, Silvi, Giulianova, Montorio al Vomano. Molise: Campobasso, Termoli, Bojano, Isernia, Venafro. Oltre 2.500 persone dall’Abruzzo e dal Molise hanno aderito alla manifestazione. La grande partecipazione è stata costruita sul territorio attraverso un percorso di oltre 700 assemblee nei posti di lavoro e nei luoghi pubblici che hanno visto un’ampia condivisione dei punti della piattaforma.

“La via maestra, come recita lo slogan della manifestazione, è la Costituzione – affermano i promotori dell’iniziativa – Non dobbiamo fare altro che difenderla e, soprattutto, attuarla. Attuare la Costituzione significa più lavoro sicuro, rinnovo dei contratti collettivi e meno precarietà, significa welfare e, quindi, una sanità di tutti e per tutti, significa una scuola pubblica, significa diritti, significa pace. Il nostro Paese non ha bisogno dell’autonomia differenziata né del Presidenzialismo, ma, al contrario, c’è bisogno di più coesione sociale, di uguaglianza, di solidarietà”.

Sicilia

In tremila sono in partenza tra oggi 6 ottobre e domani 7 ottobre dalla Sicilia per partecipare a Roma, a Piazza San Giovanni, alla manifestazione nazionale. Dall'Isola si muoveranno giovani, donne, lavoratori, anziani e disoccupati con due treni da Palermo e altrettanti da Catania, raccogliendo lungo le tratte persone dalle altre province. I manifestanti partiranno anche con 11 pullman dedicati e due di linea, automobili, furgoni e aerei. "È una Sicilia che vuole fare sentire la sua voce", dice il segretario generale della Cgil regionale, Alfio Mannino. "Il governo inverta la rotta dell'antimeridionalismo che sta esprimendo e si faccia carico del superamento dei problemi della Sicilia e del Mezzogiorno - sottolinea il leader sindacale -. Il Paese riparte se riparte il Mezzogiorno, se si afferma un nuovo modello di sviluppo. La sfida parte, quindi, da qui: è da qui che occorre intraprendere 'la via maestra' dell'applicazione della Costituzione". In preparazione della manifestazione si sono svolte assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori e iniziative tematiche sulla lotta al precariato, la tutela dell'ambiente, l'istruzione e lo sviluppo delle aree interne. La Sicilia sarà a Roma per rivendicare "lavoro stabile e di qualità, diritto alla salute e all'istruzione, diritto a vivere in un ambiente sano, per la pace, per la giustizia sociale, per dire 'no' all'autonomia differenziata e per salvaguardare la centralità del Parlamento. La mobilitazione dei siciliani - aggiunge Mannino - sia un monito anche per il governo regionale, che non può continuare a ignorare i bisogni dei siciliani e non può continuate per ragioni di schieramento politico ad avallare provvedimenti contro la Sicilia come l'autonomia differenziata o il dimensionamento scolastico".

Campania

Lavoratrici, lavoratori, pensionati, studenti, associazioni: dalla Campania saranno almeno in 5000 – ma i numeri sono destinati a salire vista la continua richiesta di partecipazione, che sta creando difficoltà anche nel reperimento di autobus – a muoversi sabato 7 ottobre in direzione Roma.

Sono più di 70 i bus già occupati e organizzati sui territori dalle Camere del Lavoro e dalle categorie del quadrato rosso. Nel dettaglio, da Napoli e provincia sono previsti circa 30 bus, 15 dalla provincia di Salerno, 11 da Caserta, 8 da Benevento e 4 da Avellino. 

“Siamo di fronte a un’adesione altissima che ha due ragioni: la prima – spiega il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci - è sicuramente la voglia del mondo del lavoro, dell’associazionismo, del terzo settore, delle cittadine e dei cittadini, dei pensionati e dei giovani di scendere in piazza a rappresentare il Paese reale che sta subendo le scelte economiche, sociali e politiche di un Governo di destra che non ha tra le sue priorità la difesa di temi importanti come il lavoro, i salari, il rinnovo dei contratti, la giustizia sociale, i diritti, l’ambiente, la pace e la difesa e il rispetto della Costituzione. A muovere la protesta nella nostra regione anche il tema dell’Autonomia differenziata che, come disegnata dal ministro Calderoli e approvata dal Governo, ci vede fortemente contrari. E poi c’è – prosegue – la costruzione di un’alleanza forte e trasversale, con la creazione di comitati territoriali che ci vedono insieme a tante realtà dell’associazionismo e del terzo settore con cui abbiamo promosso in queste settimane di avvicinamento alla manifestazione di sabato, incontri e assemblee nei luoghi di lavoro”. 

Umbria

“In queste settimane, nelle quali abbiamo svolto decine e decine di assemblee, nei luoghi di lavoro, nelle città e sui territori, abbiamo visto crescere nella nostra regione un sentimento nuovo, contrario alla rassegnazione. Un sentimento che rivendica un cambiamento reale delle condizioni di vita delle persone. Una richiesta di giustizia, insomma. E la grande manifestazione di domani 7 ottobre a Roma La Via Maestra darà voce a questo sentimento”. Maria Rita Paggio, segretaria generale della Cgil dell’Umbria, non ha dubbi: “Sarà una giornata di mobilitazione straordinaria e anche i numeri della partecipazione dalla nostra regione lo dimostrano. Abbiamo esaurito in pochi giorni gli oltre mille posti nei 14 pullman e nei treni che abbiamo organizzato, tanto da dover chiedere a molte persone di organizzarsi autonomamente per partecipare”. 

“È chiaro che quello di domani sarà un segnale forte che mandiamo al Governo e alle forze politiche che lo sostengono, che sono le stesse che reggono anche la nostra Regione. Ma è altrettanto chiaro che non ci fermeremo domani. Perché attualmente mancano risposte, sulla sicurezza nel lavoro, una piaga per l'Umbria; sulle pensioni; su precarietà e povertà, che sono state alimentate anziché contrastata con il taglio del reddito di cittadinanza e la maggiore liberalizzazione dei contratti a termine; sul fisco, dato che anziché promuovere la lotta all’evasione, si approva un condono alla settimana; così come, e questo per la nostra regione è un tema fondamentale, sul rilancio della sanità pubblica”.

Toscana

Dalla Toscana si stima che partiranno circa 10mila persone, tra oltre 100 pullman (e se ne stanno cercando altri per rispondere alle domande), tre treni speciali (fermate a Massa, Pisa, Livorno, Firenze, Chiusi), treni ordinari (sono stati prenotati centinaia di biglietti per chi parteciperà alla manifestazione) e mezzi propri. 

“In queste settimane - ha detto Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana - la Cgil in Toscana ha effettuato oltre 3.500 assemblee nei luoghi di lavoro dove praticamente all’unanimità i circa 100mila lavoratori coinvolti hanno votato a favore della piattaforma della manifestazione. In questo Paese troppe cose ormai non vanno bene, dal lavoro precario e sfruttato fino alla sanità in sofferenza, dobbiamo dare una prospettiva ai giovani che si ritrovano ad avere un mondo ambientalmente e socialmente devastato, e senza ascensori sociali. Se non arriveranno risposte dal Governo sulle ingiustizie e le diseguaglianze, per quanto ci riguarda le mobilitazioni andranno avanti senza escludere uno sciopero generale. E’ un percorso di lotta che potrà durare anche tanto e ci stiamo attrezzando, invitiamo i cittadini a venire in piazza perché se non lottiamo noi per risolvere i nostri problemi non lo farà nessuno al nostro posto”.

Veneto

Oltre 6.000 lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati partiranno dal Veneto in treno e con decine di pullman per partecipare alla manifestazione nazionale “La Via Maestra, insieme per la Costituzione”. La mobilitazione, nella nostra Regione, è in corso da settimane, con l'organizzazione di circa 2000 assemblee territoriali e nei luoghi di lavoro (fatte e da fare: si proseguirà per tutto il mese di ottobre) e la consultazione straordinaria di chi vi partecipa sulle iniziative da mettere in campo in vista della manovra di bilancio e dei rinnovi contrattuali. 

"L'obbiettivo - dichiara Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto - è favorire la partecipazione democratica e la mobilitazione di tante persone che vivono sulla propria pelle una crisi sociale sempre più pesante. Solo insieme, collettivamente, è possibile cambiare le condizioni di vita e di lavoro di tutti e di ciascuno. I toni trionfalistici con cui il Governo, nei mesi scorsi, ha descritto la situazione economica del Paese sono stati clamorosamente smentiti dai numeri dell’Istat sul Pil nazionale (sceso nel secondo trimestre dello 0,4%). Il Veneto non sta meglio, come dimostrano i dati della produzione industriale regionale: nel secondo trimestre si è registrato un -1,3% (destagionalizzato il dato è addirittura del - 4,5%). Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente siamo al - 4%. A questo va aggiunta l’inflazione che, pur in discesa, continua a essere troppo alta, a partire dal carrello della spesa, soprattutto alle nostre latitudini. Inoltre, il welfare, già non in grado di curare le ferite del nostro tempo, rischia di essere ulteriormente indebolito da una politica di tagli e di definanziamenti che colpiscono soprattutto la sanità pubblica e la scuola. Stessa sorte per il welfare territoriale: le rette per le case di riposto aumentano fino a 2160 euro all'anno e andrà anche peggio se la Regione non mette risorse. il Governo ha poi azzerato il fondo di sostegno agli affitti e la Giunta veneta si è limitata a comunicare burocraticamente ai Comuni che non ci sono più soldi per aiutare tante famiglie in enorme difficoltà. Per non parlare della situazione della sanità veneta: liste di attesa, carenza di personale, aumento della spesa delle famiglie per rivolgersi alle strutture private. Su tutto questo, dobbiamo aprire una vertenza e farlo non solo con l’Esecutivo nazionale e l'Istituzione regionale, ma anche nei confronti delle parti datoriali, che non possono pensare di far ricadere sulla fiscalità generale gli indispensabili aumenti salariali. Aumenti salariali che sono nell’interesse dell’intero sistema, perché se la domanda interna continuerà a essere compressa, le conseguenze ricadranno sulle stesse imprese, cosa che sta già avvenendo. Lavoro, Fisco, Giovani, Pensioni, Stato sociale, Politiche industriali, promozione della Pace e difesa della Costituzione dalla torsione presidenzialista e dal 'rischio disgregazione' rappresentato dall'Autonomia differenziata: saranno questi i temi al centro della nostra azione sindacale, che non si fermerà il 7 ottobre, ma proseguirà per tutto l'autunno, puntando non solo a opporsi alle scelte sbagliate, ma a far vivere un'altra idea di sviluppo, che metta il lavoro stabile e di qualità (soprattutto per chi è più colpito dalla precarietà: le donne e le nuove generazioni) e un welfare all'altezza della nostra migliore tradizione al centro della società”.   

Friuli Venezia Giulia

Oltre mille i lavoratori e i pensionati che partiranno dal Friuli Venezia Giulia per partecipare alla manifestazione. "La mobilitazione – spiega il segretario regionale della Cgil Villiam Pezzetta – nasce dalla mancanza di risposte da parte del Governo su lavoro, sanità, sulle aspettative di riforma del fisco e della previdenza, dalla crescente preoccupazione per la situazione del Paese e di milioni di famiglie, dalla nostra contrarietà al progetto di autonomia differenziata e alla filosofia che caratterizza le politiche del centrodestra anche su altri temi cruciali come l’immigrazione".

Puglia

Saranno cinquemila i pugliesi domani a Roma. “La risposta in termini di adesioni è stata straordinaria – commenta la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci -. Nelle assemblee svolte sui luoghi di lavoro e sui territori è emersa dalla viva voce dei protagonisti la difficoltà crescente di sostenere il costo della vita a fronte di un’inflazione che riduce potere d’acquisto di pensioni e salari, di far fronte ai costi dei mutui, dei fitti, delle utenze. Se a questo si somma un arretramento dello Stato in termini di welfare e protezioni sociali, la condizione rischia di diventare esplosiva”.
 
C’è stata la caccia ai pullman da parte delle Camere del Lavoro in tutte le province per soddisfare l’alto numero di richieste per la manifestazione che prevede due cortei e si concluderà a Piazza San Giovanni, le cui rivendicazioni partono hanno al centro Costituzione italiana. “È lei la nostra via maestra, nella Carta ci sono le fondamenta del nostro modello di democrazia e anche di società – spiega Bucci -. La centralità del lavoro, l’uguaglianza tra le persone nella esigibilità concreta di tutti i diritti civili e sociali, la previsione di una retribuzione in grado di garantire una vita dignitosa. E invece siamo un Paese dove c’è povertà salariale, dove il lavoro che si trova è solo precario – in Puglia nel 2022 il 94% dei rapporti attivati era tale -, dove rischia di saltare il sistema sanitario nazionale con il Governo che non finanzia in maniera adeguata una sanità che già in tante regioni è al collasso. Aumentano le povertà ma il Governo si oppone a salario minimo, ha tagliato il reddito di cittadinanza, premia furbi ed evasori, fa cassa sulla indicizzazione delle pensioni. Con una condizione complessiva al Mezzogiorno di sempre maggiore emergenza e noi vogliamo portare la voce di quei pugliesi che fanno sempre più fatica ad affrontare il costo della vita, di quei giovani condannati a lavoro povero o in alternativa a emigrare”.
 
Unità intangibilità del Paese “messa a rischio – conclude Bucci – dai progetti di autonomia differenziata portato avanti dalle destre. Invece di lavorare per colmare i divari territoriali, il Governo li accentua anche attraverso illogiche politiche di accentramento e taglio delle risorse al Sud. La gestione delle risorse del Pnrr, del Fondo Sviluppo e Coesione, delle Zes, è la cartina di tornasole di un Governo che è solo interessato alla gestione del potere, senza alcun interesse per chi vive condizioni di marginalità, siano persone o territorio. Un Governo antisociale che prepara una manovra che non dà alcuna risposta in tema di sviluppo del Paese e miglioramento della condizione della vita delle persone. Sono lontane le promesse elettorali, se non saremo ascoltati proseguiremo la nostra mobilitazione”.

Marche

Dalle Marche in partenza per Roma 2000 partecipanti. Raggiungeranno la Capitale con 22pulman, 10 pulmini e un treno speciale per le province di Ancona e Pesaro.

Calabria

Dalla Calabria sono previste circa 2000 presenze che raggiungeranno Roma con mezzi propri o a bordo dei 25 pullman prenotati.

"Il Cnel, come volevasi dimostrare, ha archiviato la proposta del salario minimo orario legale - ha dichiarato Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Calabria -. L’Italia rimane uno dei pochi paesi europei che non ha questo strumento di civiltà per combattere il lavoro sfruttato, precario, nero. È un atto ostile verso il Sud che perde i suoi giovani che vanno via perché non trovano occupazione regolare e dignitosa. Il governo non può lavarsene le mani e domani sono rafforzate le motivazioni per scendere in piazza a Roma. La Calabria sarà presente e numerosa".