Quanti sono le lavoratrici e i lavoratori più a rischio di fronte all’emergenza Coronavirus? Quelli che mandano avanti la sanità, il ciclo della produzione e delle forniture alimentari, i trasporti e tutti quei lavoratori manuali che non possono utilizzare lo smart working e a cui dovrebbe essere garantito di lavorare in sicurezza, altrimenti se la devono conquistare, contrattando la salute o scioperando per avere la cassa integrazione prevista dall’ultimo decreto del governo. Insomma quanti sono quelli che…. “io non posso stare a casa”? Circa nove milioni, come spiega in questi dati (qui la tabella con tutti i dettagli) il presidente della Fondazione Di Vittorio Fulvio Fammoni.

Stando ai numeri in possesso della Fondazione, i dati sulle professioni aggiornati al primo semestre 2019 rilevano, nel lavoro dipendente, circa 2,1 milioni di operai specializzati e agricoltori e 1,7 milioni fra conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli. A queste cifre si aggiungono 2,3 milioni di addetti nelle professioni non qualificate. “Se si osservano in dettaglio le singole professioni – spiega Fammoni –, si può verificare che nella quasi totalità si tratta per le prime due fattispecie di attività manuali; nella terza fattispecie si possono sottrarre alcune professioni come il personale non qualificato di ufficio e poco altro, ma la netta prevalenza è di attività manuali. Il numero totale di lavoratori dipendenti che, in termini generali, si possono considerare impegnati in attività manuali è quindi compreso tra 5,5 e 6 milioni”. 

Benché non si possa definire “lavoro manuale”, tra le categorie più esposte al rischio di contagio da Coronavirus vanno ovviamente annoverati i medici (168 mila dipendenti e 140 mila autonomi), i tecnici della salute (632 mila dipendenti e 122 mila autonomi), quelli della sicurezza e protezione ambientale (58 mila dipendenti più 16 mila autonomi), i profili qualificati nei servizi sociali e sanitari (256 mila, quasi tutti dipendenti), solo per citare le categorie numericamente più rilevanti.

“Il totale di lavoratori più esposti al rischio di contagio – riepiloga il presidente della Fondazione Di Vittorio – si approssima in 7 milioni nel solo lavoro dipendente e supera ampiamente quel numero se si considerano anche le posizioni autonome del personale medico-sanitario e tecnico impegnato nel settore della salute e della sicurezza e protezione ambientale. Peraltro, in queste cifre non abbiamo considerato gli ‘artigiani, operai specializzati ed agricoltori’ autonomi (prevalentemente artigiani e partite Iva), pari 1,2 milioni di unità nel primo semestre 2019, in gran parte rientranti nella fattispecie del lavoro manuale”.