“Il ccnl dei metalmeccanici difende il potere d’acquisto dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori”. A dirlo è il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, e fa bene a sottolinearlo, visto il sostanzioso aumento di stipendio che i dipendenti del settore riceveranno a partire dalla busta paga di giugno.

I numeri, anzitutto. Al livello C3, che sarebbe l’ex quinto livello del vecchio inquadramento professionale, l’incremento sarà di 123,40 euro (ovviamente lordi), portando il minimo retributivo a 1993,04 euro. Una busta paga più pesante, dunque, che va dai 99,60 euro del livello D1 (il vecchio secondo livello) ai 162,21 del livello A1 (il vecchio ottavo livello).

“Gli aumenti salariali sono stati conquistati grazie alla clausola di garanzia inserita nell’ultimo rinnovo contrattuale del 5 febbraio 2021 che adegua le retribuzioni all’aumentare del costo della vita”, aggiunge De Palma, rimarcando però la necessità di “un provvedimento legislativo del governo per detassare il salario in paga base dei lavoratori”.

L’aumento: come e perché

“A giugno di ogni anno il nostro contratto collettivo nazionale prevede la verifica dell’andamento inflattivo dell’anno precedente”, spiega Mirco Rota (Fiom Cgil nazionale), verifica che si realizza mediante il dato, fornito dall’Istat, dell’Ipca (ossia l’indice dei pressi al consumo) al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati.

“Il valore indicato dall’Istituto di statistica il 7 giugno scorso è del 6,6 per cento, nettamente superiore alla previsione che l’Istat aveva fatto esattamente un anno prima, che era del 4,7 per cento”, illustra Rota, evidenziando uno scostamento dell’Ipca dell’1,9 per cento, che è appunto l’indice cui il ccnl fa riferimento per calcolare gli eventuali aumenti.

Il contratto dei metalmeccanici aveva previsto un incremento di 25 euro nel 2021 e nel 2022, di 27 euro nel 2023 e di 35 euro nel 2024. Ma aveva inserito anche una “clausola di garanzia” fortemente innovativa. “Qualora l’Ipca dell’anno – argomenta il funzionario Fiom – fosse inferiore a quella preventivata, il valore contrattato rimarrebbe invariato. Questo perché il contratto, in tale circostanza, prevede il pagamento di un’innovazione contrattuale introdotta riguardante il nuovo inquadramento professionale. Cosa effettivamente successa nei primi due anni di vigenza del contratto, ossia nel 2021 e nel 2022, dove i lavoratori hanno ricevuto 25 euro nonostante l’Ipca fosse inferiore”.

Quest’anno, invece, è andata diversamente. “Qualora l’Ipca dell’anno – conclude Rota – fosse superiore agli importi degli incrementi retributivi, i minimi tabellari saranno adeguati al nuovo costo della vita. Ecco, allora, che i 27 euro del livello C3 diventano 123,40, con un aumento davvero molto significativo”.