In Italia si continua ad ammalarsi e a morire sul lavoro. E quello delle costruzioni si conferma uno dei settori più a rischio. Nel 2022, quello edile in particolare risulta il comparto con il più alto numero di infortuni mortali, superando in questa tragica classifica l’agricoltura. Secondo la Fillea, finora le vittime sono 110. La causa più frequente è la caduta dall’alto. 

Anche per gli infortuni non mortali il settore continua ad essere uno dei più esposti, come confermano i dati Inail: nel 2021 le denunce sono state quasi 45 mila nei 5 comparti del settore - edilizia, legno-arredo, cemento, lapidei e laterizi - con un aumento del 16% rispetto al 2020.

In crescita anche le malattie professionali: 10.300 nel 2021, +27,6% rispetto all'anno precedente. In forte aumento soprattutto le malattie osteomuscolari.  Un aumento delle denunce si registra in tutti i comparti, anche rispetto agli anni precovid. Intanto l'amianto, a distanza di 30 anni dalla legge che lo ha messo al bando, continua a mietere vittime. L’edilizia è il settore più esposto a casi di mesotelioma, con il 16,2% del totale.

La situazione, insomma, non tende a migliorare, anzi. Qualche settimana fa un’operazione coordinata dall’Ispettorato nazionale del lavoro ha scoperto delle irregolarità nell’86% dei 377 cantieri ispezionati in tutto il territorio nazionale, con 763 prescrizioni per violazioni in materia di sicurezza. Sicurezza e regolarità, come ancora questi dati confermano, sono un binomio imprescindibile, ancor più importante in un settore fatto di imprese piccole e piccolissime e con un sistema di appalti e subappalti senza limiti. I numeri degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni fanno accapponare la pelle. Eppure dietro i numeri ci sono sempre delle persone.