In questi anni abbiamo svolto decine di assemblee con i fattorini delle piattaforme di food delivery, ma nella prima assemblea retribuita dei rider di Deliveroo di Firenze, tenuta ad aprile e conquistata in seguito alla sentenza del tribunale per condotta anti-sindacale, che ha dato ragione a Nidil-Filcams-Filt Cgil Firenze, si è respirata un’aria sostanzialmente diversa. I diritti sindacali infatti non sono una questione di forma.

Non si tratta solo dei 10 euro di retribuzione oraria che Deliveroo si è impegnata a corrispondere ai partecipanti, fatto comunque straordinario se pensiamo che i ciclofattorini sono ancora pagati a cottimo e questa sarebbe la prima volta che ricevono una retribuzione oraria. Ma è che l’attività sindacale è finalmente uscita dalla clandestinità e quanti si sono riuniti in assemblea si sono sentiti non il codice identificativo di un algoritmo, ma ufficialmente lavoratrici e lavoratori, la cui opinione ha piena legittimità. Quell’opinione che la società pensa di poter interpretare attraverso sondaggi interni, ma che noi abbiamo preteso trovasse i luoghi propri e autonomi di espressione.

Nel confronto durante l’assemblea abbiamo registrato una grande consapevolezza, molti rider hanno già qualche anno di lavoro alle spalle e hanno potuto esprimere valutazioni sui modelli organizzativi riscontrati in questi anni ed entrare nel merito di quali modalità potrebbero affermare maggiori tutele e conciliarsi con le peculiarità di questo settore.

Certo, l’eterogeneità di questo segmento di lavoratrici e lavoratori fa emergere bisogni e domande differenti, ma la sensazione che finalmente la loro soggettività fosse riconosciuta ha consentito ai presenti di guardarsi in faccia con maggior sicurezza e iniziare a individuare richieste comuni. Non è facile contrastare la paura di perdere anche quel poco che si ha, quel punteggio che permette a ogni fattorino di avere un numero di consegne sufficienti a portare a casa un po’ di soldi a fine mese. Sappiamo bene come lo sfruttamento sia possibile, per l’alto numero di fattorini e per l’estrema facilità e velocità con cui le piattaforme possono reclutare un continuo esercito di riserva. Abbiamo però registrato che questa paura inizia a lasciare il posto alla consapevolezza, che questo modello non è più tollerabile e che è possibile individuare alternative più sostenibili per tutti.

Il fatto che per la prima volta siano riconosciute dalla multinazionale Deliveroo, la stessa che comunica con i lavoratori solo mediante una app, l’assemblea retribuita e la bacheca sindacale elettronica, è la prova che anche in questo settore possono fare ingresso i diritti fondamentali. E questa novità noi pensiamo abbia tramesso fiducia nel proprio ruolo collettivo, un nuovo  apprendimento nel percorso di costruzione della soggettività e autodeterminazione di questo segmento di lavoratori.

Per questo sappiamo che non si tratta di mera forma, parole riportate nel verbale di incontri tenuti nei mesi scorsi con la società al fine di declinare sul piano pratico i diritti sindacali contenuti nello Statuto dei lavoratori. Siamo sempre più convinti infatti che la democrazia sul lavoro e i diritti sindacali siano il primo diritto e il più importante: il fondamento del potere di organizzazione e di costruzione di una rappresentanza collettiva.

È davvero simbolico che tutto questo avvenga dopo il contratto pirata voluto da Assodelivery e Ugl, che si era prestato come sindacato di comodo. Un contratto che peraltro non aveva previsto il diritto di assemblea, ma solo commissioni riservate ai rappresentanti Ugl. Sembrerà poca cosa, ma abbiamo avuto la sensazione di riportare un po’ di democrazia in questo settore sapendo che non sarà semplice trasformare questa forza in un risultato negoziale, ma che questa forza è necessaria. In questa vertenza abbiamo sempre più la percezione di fare un salto indietro nella storia, quando la paga a cottimo con un orario di lavoro senza limite erano la norma, quando i diritti sindacali non esistevano e c’erano i sindacati gialli: segno che le nostre conquiste non sono scontate e vanno puntualmente difese agendole ogni giorno.

È per questo che due anni fa sfidammo le società con l’elezione in piazza del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, è per questo che abbiamo sempre inviato le iscrizioni con delega contestando alle aziende la loro mancata attivazione. Ne siamo certi: è anche grazie a questo coraggio nel ri-prenderci i nostri diritti che oggi abbiamo potuto riconquistarli in via ufficiale. C’è voluto un giudice, ma c’è voluto anche il nostro coraggio. In questo caso ogni passo è davvero un nuovo inizio.

Ilaria Lani, segretaria generale Nidil Cgil Firenze