“Siamo nuovamente a sottoporre la situazione nella quale si trovano le circa 1.500 lavoratrici e lavoratori impiegati nell’appalto del ministero della Giustizia per il servizio di documentazione degli atti processuali”, inizia così la nota che le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti hanno inviato alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, per chiedere un incontro urgente, vista la continua assenza di risposte.

“Il servizio di documentazione degli atti processuali è stato svolto, per oltre venti anni e fino al 2017, da una miriade di aziende che, su tutto il territorio nazionale, applicavano diversi contratti nazionali, spesso contratti pirata e senza tutele” spiegano i 3 sindacati, “attività svolte dalle lavoratrici e dai lavoratori nella precarietà e senza la giusta valorizzazione delle loro professionalità.”

A seguito della diffusione della notizia di un possibile “concorso Operatori Data Entry Ministero della Giustizia” per l’assunzione di 3000 operatori con mansioni perfettamente corrispondenti a quelle degli impiegati nel servizio di documentazione degli atti processuali, sono sorte grandi preoccupazioni circa le conseguenze negative e inaccettabili che tale percorso potrebbe avere sul mantenimento della continuità occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dell’appalto.

"L’assenza di risposte concrete da parte del ministero della Giustizia e di tutti i ministri che si sono succeduti - spiegano le sigle -, le incertezze legate agli esiti della gara di appalto, il timore di un ritorno a contratti di lavoro governati dalle irregolarità e le difficoltà quotidiane di lavoratrici e lavoratori che svolgono un’attività fondamentale per assicurare la Giustizia nel nostro Paese, ma che fino ad oggi non hanno ottenuto le risposte ed il riconoscimento contrattuale corretto, stanno creando un clima di sempre maggiori rabbia e tensione.

Per questo, Filcams, Fisascat e Uiltrasporti chiedono risposte concrete per la tutela occupazionale e per il riconoscimento contrattuale di lavoratrici e lavoratori, attraverso i quali è garantito lo svolgimento dei processi, in particolare di quelli penali.