I rider sono “worker”, cioè rientrano nella nozione comunitaria di lavoratori con pieni diritti sindacali e tutela del posto in caso di licenziamenti collettivi. Lo stabilisce per la prima volta in Europa la recentissima sentenza del tribunale di Firenze, adottata il 23 novembre, che ha dichiarato inefficaci i licenziamenti che aveva effettuato Deliveroo e ha imposto al colosso delle consegne a domicilio di avviare immediatamente le procedure di consultazione e confronto previste dall’articolo 6 del contratto collettivo del terziario distribuzione e servizi, e quelle di informazione e consultazione.

Una vittoria per i ciclofattorini fiorentini, per la Cgil e le categorie che hanno promosso il ricorso, Filcams, Nidil e Filt, e “un passo in più per uscire dalla logica dei lavoretti e della finta autonomia - commenta Jacopo Dionisio, Filcams Cgil nazionale –. Si tratta dell’ennesima dimostrazione che il lavoro che stiamo facendo per vedere riconosciuti pieni diritti e tutele ai rider all’interno della contrattazione collettiva è una giusta rivendicazione. Anche se queste battaglie non trovano ancora conferma nelle trattative con molte realtà aziendali del settore, stanno riscontrando ratifiche e consensi nelle aule dei tribunali”.

A Bologna, Milano, Palermo, Roma e Torino i giudici hanno già riconosciuto ai rider i diritti dei lavoratori subordinati e in alcuni casi anche censurato l’accordo nazionale stipulato da Ugl, la discussa intesa tra la sigla sindacale e l'associazione di categoria Assodelivery. Quest’ultima sentenza di Firenze dà un ulteriore colpo: condanna Deliveroo a cessare l’applicazione del contratto Ugl nel territorio di competenza, permettendo così a tutti i rider della città di reclamare finalmente l’applicazione piena delle condizioni economiche e normative previste dalla contrattazione collettiva delle organizzazioni rappresentative.

“Questo è un aspetto molto importante per noi – sottolinea Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil -. Il giudice invita Deliveroo ad avviare un confronto con Cgil, e sancisce il nostro diritto a negoziare, attribuendo la rappresentatività alla confederazione e alle tre categorie. Il resto lo avevamo già letto e visto confermato da altre sentenze. Il giudice rimarca il fatto che il contratto Ugl non deve avere ulteriore attuazione e riconosce ai lavoratori le condizioni economiche e normative dei contratti collettivi nazionali. Noi chiederemo l’immediata applicazione della sentenza, vedremo se l’azienda darà seguito alle decisioni dei giudici”.

Nidil, Filcams e Filt hanno ipotizzato che imporre ai ciclofattorini il contratto sottoscritto da Assodelivery abbia carattere antisindacale, perché Ugl è un “sindacato di comodo”. E per dimostrarlo hanno portato alcuni "elementi indiziari". L’ipotesi è stata accolta dal giudice. “Lo abbiamo sostenuto fin dal primo giorno, che questo era un contratto truffa, perché fingeva di implementare i diritti e invece manteneva il cottimo senza introdurre alcuna tutela – spiega Danilo Morini, della Filt Cgil nazionale -. Inoltre, era stato sottoscritto senza nessuna rappresentanza e contro il volere dei lavoratori. Noi continuiamo a operare per affermare che il rapporto di lavoro dei rider è dipendente, come è accaduto con Just Eat, con cui dopo aver accompagnato e sostenuto il processo delle 7 mila assunzioni a tempo indeterminato, adesso stiamo iniziando a esercitare la funzione negoziale e rivendicativa. Sentenza dopo sentenza, si fa giurisprudenza, e questa insieme alle altre dovrebbe iniziare a far ragionare Deliveroo, Uber Eats, Glovo e le altre multinazionali che non vogliono affrontare e risolvere la questione del lavoro dipendente”.