Monica, una madre, alcuni mesi fa ha seppellito il figlio 23enne morto in un cantiere del Nordest, schiacciato da un carico di 15 quintali di impalcature sganciate da una gru in movimento. L'Rlst Gianni Lombardo, sul palco della manifestazione romana dei sindacati edili contro gli incidenti sul lavoro,  legge la lettera che ha inviato alla Fillea Monica: "Oggi, anche se non fisicamente, noi come famiglia siamo qui a fianco a voi sindacati e nel nostro piccolo cerchiamo di portare avanti questa battaglia.” Monica ha scritto nei mesi scorsi al Presidente della Repubblica Mattarella, al Presidente del Consiglio Draghi, al Ministro Orlando per chiedere un loro aiuto concreto: “Colgo l’occasione per ringraziare il Presidente Mattarella - scrive Monica - che ci ha risposto e contattati personalmente.”

“Le indagini per trovare i responsabili della morte di mio figlio sono in corso, i tempi della giustizia sono lunghi, ma quello che a me interessa è che questi paghino la loro negligenza, e non parlo di denaro ma di qualcosa di più serio del denaro, parlo di giustizia! Urlo il mio dolore anche a nome di tante altre mamme, tante altre mogli, tante altre famiglie come la nostra, devastate dalla perdita di un loro caro affinché le istituzioni facciano veramente qualcosa di concreto. Non se ne può più di parole, parole, parole, che volano nel vento come le ali spezzate di chi si è recato al lavoro senza fare più ritorno a casa"

"Bene che si parli di norme, di corsi di formazione, di sicurezza ma i veri responsabili, i datori di lavoro che molte volte richiedono ai loro dipendenti un impegno disumano, devono essere puniti con pene severe e serie. Basta statistiche, basta numeri, basta citare un luogo, una data, un incidente, un nome, una vita persa, una pagina di giornale da girare e dimenticare. E' ora che chi ci governa, e ha la responsabilità di farlo per il posto che ricopre, faccia qualcosa di concreto per bloccare questa strage senza fine.”

Poi l'applauso di Piazza Santi Apostoli.