1. Il Primo maggio nasce nel luglio 1889 a Parigi. È il congresso della Seconda Internazionale riunitosi dal 14 al 20 luglio nella capitale francese a lanciare l’idea di una grande manifestazione che “sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”.

2. La scelta della data cade sul Primo maggio, giorno in cui, tre anni prima a Chicago, una grande manifestazione operaia per le otto ore aveva dato luogo a una sanguinosa repressione.

3. La festa, ratificata ufficialmente a Bruxelles nell’agosto 1891 (II Congresso dell’Internazionale), è osservata e praticata già nel 1890 con manifestazioni a livello nazionale e locale. Recita un volantino, diffuso a Napoli in occasione del Primo maggio 1890: “Lavoratori, Ricordatevi il 1° maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la Rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!”. “Oggi il proletariato d’Europa e d’America passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito - scriveva il Primo maggio 1890 da Londra Engels - sotto una sola bandiera, per un solo fine prossimo, la giornata lavorativa normale di 8 ore, proclamata già nel congresso di Ginevra dell’Internazionale del 1866 e di nuovo nel Congresso operaio di Parigi nel 1889 da introdursi per legge. Oggi i proletari di tutti i paesi si sono effettivamente uniti. Fosse Marx accanto a me a vederlo coi suoi occhi!”.

4. Il Primo maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell’obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.

5. In Italia il fascismo abolisce la ricorrenza nel 1923, preferendo una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma. Con queste parole, Mussolini giustificava la sua decisione: “La grande guerra, che ha valorizzato ogni manifestazione di attività, ha sviluppato anche in tutte le classi una più profonda coscienza delle energie e del lavoro individuale. Celebrare, in un giorno all’anno, queste energie e questo lavoro è sprone ad una più fervida, proficua attività collettiva e nazionale; ed è bene che ciò sia formalmente riconosciuto in una legge dello Stato. E perché la celebrazione si ricongiunga ai ricordi della nostra storia e del genio della stirpe, il Governo ha voluto farla coincidere con la data del 21 aprile: la fondazione di Roma, data immortale da cui ha inizio il lungo, faticoso, glorioso cammino dell’Italia”.

6. All’indomani della Liberazione, il Primo maggio 1945, giovani che non hanno memoria della festa del Lavoro e anziani si ritrovano, insieme, nelle piazze di tutta Italia. Il tema dell’unità era stato ribadito, fortemente, nella riunione del Comitato direttivo della Cgil dell’11-12 aprile 1945. “Questa data - affermava nell’occasione Oreste Lizzadri - dovrà essere l’esaltazione dell’unità sindacale; dovranno essere fatte delle manifestazioni da parte delle Camere del lavoro: i partiti non interverranno, come tali, in quanto il Primo maggio sarà la celebrazione della festa del lavoro, e così come tale è solo la Cgil che deve esserne la promotrice”. In omaggio all’unità sindacale, Giulio Pastore annuncerà la decisione dei lavoratori cristiani di rinunciare alla loro festa del lavoro, il 15 maggio.

7. Dal 1949 la festa del Lavoro diventa ufficialmente festività civile in Italia, ma il Primo maggio è giorno di festa nazionale in molti paesi: Cuba, Turchia, Brasile, Cina, Russia, Messico, diversi Paesi dell’Unione europea. Non lo è negli Stati Uniti dove si celebra una ‘Festa dei lavoratori’ il primo lunedì di settembre.

8. Anche in Inghilterra c’è l’usanza di celebrare la festa del Lavoro. I festeggiamenti però, a differenza dell’Italia, si svolgono il primo lunedì di maggio. Questo giorno è chiamato “May Day”. La festa ha radici antichissime. Secondo la tradizione anglosassone tutti i contadini inglesi, in questo periodo dell’anno, si riunivano nelle piazze dei loro villaggi per celebrare con danze tipiche e canti popolari il periodo della fertilità della terra ed il lavoro abbondante. Una tradizione tutta francese vuole che il Primo maggio sia conosciuto anche come festa del mughetto. La città di Nantes fornisce l’80% dei mughetti venduti in questa ricorrenza, e questo è l’unico giorno in cui è permesso improvvisarsi venditori di mughetti mettendo il proprio banchetto lungo le strade (l’unica regola da rispettare è di stare almeno a cinquanta metri da un fioraio).

9. Il Primo maggio del 1948, è l’ultimo celebrato dalla Cgil unitaria. A partire dall’attentato a Togliatti del luglio 1948 si apre una lunga stagione di feste del Lavoro separate che terminerà solo vent’anni dopo, a partire dal 1970. Il Primo maggio del 1984, il primo dopo la rottura di San Valentino, Cgil, Cisl e Uil si separano di nuovo, ma a partire dal 1986, riprendono la tradizione unitaria per i festeggiamenti della Festa del lavoro, scegliendo ogni anno un tema specifico cui dedicare l’evento e un luogo nel quale riunirsi.

10. Il Primo maggio si festeggia anche San Giuseppe artigiano, festività religiosa istituita da Pio XII nel 1955: “Il Papa e la Chiesa - affermava nell’occasione il pontefice - non possono sottrarsi alla divina missione di guidare, proteggere, amare soprattutto i sofferenti, tanto più cari, quanto più bisognosi di difesa e di aiuto, siano essi operai o altri figli del popolo. Questo dovere ed Impegno Noi, Vicario di Cristo, desideriamo di altamente riaffermare, qui, in questo giorno del 1° maggio, che il mondo del lavoro ha aggiudicato a sé, come propria festa, con l’intento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro, e che questa ispiri la vita sociale e le leggi, fondate sull’equa ripartizione di diritti e di doveri. In tal modo accolto dai lavoratori cristiani, e quasi ricevendo il crisma cristiano, il 1° maggio, ben lungi dall’essere risveglio di discordie, di odio e di violenza, è e sarà un ricorrente invito alla moderna società per compiere ciò che ancora manca alla pace sociale. Festa cristiana, dunque; cioè, giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo degli ideali cristiani della grande famiglie del lavoro. Affinché vi sia presente questo significato, e in certo modo quale immediato contraccambio per i numerosi e preziosi doni, arrecatici da ogni regione d’Italia, amiamo di annunziarvi la Nostra determinazione d’istituire - come di fatto istituiamo - la festa liturgica di San Giuseppe artigiano, assegnando ad essa precisamente il giorno 1° maggio. Gradite, diletti lavoratori e lavoratrici, questo Nostro dono? Siamo certi che sì, perché l’umile artigiano di Nazareth non solo impersona presso Dio e la Santa Chiesa la dignità del lavoratore del braccio, ma è anche sempre il provvido custode vostro e delle vostre famiglie”.