La riforma dello sport e del lavoro sportivo è a rischio. E con essa anche la trasformazione formale in lavoratori di oltre mezzo milione di collaboratori, finora inquadrati come volontari a rimborso spese, senza tutele, senza diritti, senza pensione. Termine ultimo per salvare un provvedimento che ha visto la luce dopo un lungo iter è il 28 febbraio. L’allarme lo lanciano i sindacati Slc Cgil, Nidil Cgil, Fisascat Cisl, Felsa Cisl, Uilcom e Uiltemp: se entro domenica non si approverà il decreto attuativo della legge delega, relativa appunto alla riforma dello sport (la n.86 del 2019), questa decadrà. E bisognerà ricominciare tutto da capo

“Chiediamo al governo che questo tentativo di regolamentare il lavoro nel settore non vada disperso – sostengono le organizzazioni -. La riforma, sulla quale ci siamo confrontati fattivamente con il ministero dello Sport (oggi non più presente) ha l’obiettivo di valorizzare il lavoro nel settore, riconoscendo e regolamentando diritti e tutele, anche in termini previdenziali e assicurativi, ancora oggi non attribuiti a questi  lavoratori”. Lo sport rappresenta l’1,7 per cento del Pil nazionale, quota che raggiunge il 4 per cento se si considera l’indotto. È quindi realistico pensare che le persone che sono impiegate siano ben più di mezzo milione. Ebbene, solo il 10 per cento si vede riconosciuto lo status di lavoratore e applicato un contratto di lavoro.

“La fragilità di questo universo di persone è emersa con maggiore evidenza nel corso della crisi pandemica – spiegano i sindacati -. Il decreto legislativo, che attende solo l’ultimo atto da parte del Consiglio dei ministri, è un utile e fondamentale tentativo di ricondurre il lavoro sportivo all’interno di una normativa sul lavoro, pur mantenendo le peculiarità del settore”.

Dopo un anno di discussione, i decreti attuativi della riforma (che sono cinque, di cui uno riguarda gli aspetti lavoristici) erano stati votati dal Consiglio dei ministri, avevano ottenuto il benestare della Conferenza Stato-Regioni, si apprestavano a ricevere il parere favorevole delle Commissioni cultura di Camera e Senato, se non fosse per la caduta del governo. Quindi dovevano tornare in Consiglio dei ministri per il via libera definitivo entro il 28 febbraio. Al momento le commissioni sono saltate per la crisi, e il tempo stringe. Senza l’approvazione, si sarà persa un’occasione unica.

“Tenuto conto della fase di definizione delle nomine dei sottosegretari e dell’assegnazione della delega allo sport, il rischio è che il percorso normativo si blocchi – proseguono Slc Cgil, Nidil Cgil, Fisascat Cisl, Felsa Cisl, Uilcom e Uiltemp – lasciando un universo di lavoratori invisibili, nell’area grigia dell’assenza di diritti in cui sono finora rimasti relegati. Facciamo appello al presidente del Consiglio e al governo affinché pongano la necessaria attenzione verso il mondo del lavoro sportivo e si facciano parte attiva, perché non si interrompa l’iter legislativo della legge delega e la riforma possa essere varata in tempo”.

Ma che cosa cambierà se la riforma diventerà operativa? Il collaboratore sportivo verrebbe finalmente definito lavoratore, con tutte le figure che sono impegnate nel settore: dall’atleta all’allenatore, all’amministrativo. “Persone che oggi non si possono censire e che non si riescono a contare, in pratica trasparenti – spiega Luisa Diana, segretaria nazionale Nidil -. Se la riforma entrerà in vigore, dovranno invece essere inquadrate con un contratto collettivo nazionale di lavoro. Quindi avranno una copertura assicurativa Inail, una contribuzione ai fini pensionistici, una tassazione da rispettare, sia che vengano contrattualizzati come dipendenti che come collaboratori”. Il contratto nazionale di riferimento è quello delle palestre e impianti sportivi, ma dovranno comunque essere definiti alcuni aspetti, come per esempio le figure professionali. “Anche se la riforma contiene delle criticità, come per esempio alcuni aspetti che confliggono con lo Statuto dei lavoratori, non possiamo perdere questa opportunità - conclude Diana -. Atleti, allenatori, istruttori la aspettano da anni”.