Dall’introduzione del reddito di cittadinanza hanno aiutato centinaia di migliaia di persone a trovare lavoro, da precari hanno sostenuto altri precari nei percorsi burocratici, di formazione, di selezione. Il 30 aprile il loro contratto scade e rischiano di rimanere senza un’occupazione. I navigator, 2.680 giovani laureati assunti ad agosto 2019 dall’Anpal, Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che dopo un periodo di formazione e di affiancamento nei centri per l’impiego sono entrati in piena operatività, tra poco meno di un mese e mezzo si ritroveranno a casa.

Un destino beffardo il loro. Pagati per aiutare chi è in difficoltà, ora vivono nel pericolo di restare senza lavoro, con l’incognita concreta di dover cercare posto per se stessi e non più per gli altri se non verranno stanziati nuovi fondi e rinnovatii contratti. Con la richiesta di una proroga di almeno 12 mesi e di valorizzazione delle professionalità, il Nidil Cgil lo scorso 9 febbraio è sceso in piazza in tutta la penisola al fianco dei lavoratori per una manifestazione unitaria con Felsa Cisl e Uiltemp Uil.

“Paradossalmente il ministero del Lavoro avrà prodotto altri 2.700 disoccupati – ci racconta Floriana Solaro, navigator in Sicilia e segretaria generale Nidil Cgil Enna -. In questi mesi abbiamo dato assistenza tecnica ai centri per l’impiego, supporto diretto ai beneficiari del reddito di cittadinanza, dalla presa in carico alla creazione del fascicolo personale, con competenze, formazione, obiettivi da raggiungere, fino all’avvio di percorsi di formazione, abbiamo fatto la mappatura delle opportunità occupazionali presenti nel territorio. Attività che rischiano di arenarsi”.

In tutta Italia ma soprattutto al Sud, dove i navigator sono in maggioranza, ben 1.500: 470 in Campania, 429 in Sicilia, 121 in Sardegna, 248 in Puglia, 170 in Calabria, 54 in Abruzzo, 31 in Basilicata, 13 in Molise. Un  danno nel danno. “Anche se i numeri non forniscono la misura del minore o maggior danno che verrà creato a prescindere dalla zona d’Italia, se Nord, Centro o Sud, è chiaro che la perdita di queste professionalità andrà ad incidere di fatto nelle realtà che sono maggiormente in sofferenza – spiega Silvia Simoncini, segretaria nazionale di Nidil Cgil -. La dislocazione dei navigator è infatti proporzionale alle domande pervenute al ministero del Lavoro per il riconoscimento del reddito di cittadinanza. Al momento l’unica soluzione è la proroga dei contratti, che potrebbe essere ricompresa nel prossimo decreto Ristori. Ogni altra opzione ha tempistiche lunghe, farebbe scadere i contratti e lascerebbe a casa i lavoratori. Un anno è un tempo sufficiente per trovare soluzioni coerenti per tutta la discussione più ampia che riguarda il progetto sulle politiche attive del lavoro”.

Il punto di partenza è appunto il reddito di cittadinanza, che è stato rifinanziato, uno strumento ibrido costruito in fretta che ha unito due importanti mezzi d’intervento: uno per il contrasto alla povertà assoluta e l’altro di politica attiva del lavoro. Questioni sociali complesse che non si risolvono né con gli automatismi delle tecnologie né con le semplificazioni, secondo le quali i poveri sono tali solo perché non sono occupati e non lo sono principalmente perché non sanno dove andare a lavorare. “Va rafforzata sia la parte che riguarda il contrasto alla povertà che quella delle politiche attive – aggiunge Simoncini -. Non si può immaginare che le due cose vadano di pari passo, non sono le stessa platea, non sempre. Basta ricordare che il reddito di cittadinanza è uno strumento che è stato riconosciuto ai nuclei familiari, mentre le politiche attive si rivolgono in modo mirato alla persona”.

Eppure nonostante i limiti e la mancata attivazione di strumenti come la piattaforma ministeriale per le offerte di lavoro congrue, i decreti attuativi per il credito di imposta alle aziende e per il beneficio ai percettori che vogliono avviare un’impresa, i risultati ci sono stati. Secondo i dati Anpal, su un totale di un milione e 370mila beneficiari del reddito di cittadinanza tenuti alla sottoscrizione di un cosiddetto piano per il lavoro, più di 350mila hanno avuto almeno un rapporto di lavoro dopo la domanda: 60mila in Campania, 54mila in Sicilia, 37mila in Puglia. “Sul fronte dei percorsi formativi, i 41.053 attivati in Sicilia hanno visto 9.449 beneficiari iscritti – prosegue Solaro -, mentre per quanto riguarda i progetti di utilità collettiva, 448 beneficiari sono stati coinvolti nei 93 già avviati e 10.293 saranno coinvolti nei 266 in via di attivazione”. Numeri che dimostrano una gran mole di lavoro fatta che non si può disperdere e che deve necessariamente continuare.

“Non consentiremo uno sperpero di professionalità qualificate e formate, il Paese tutto ne ha un gran bisogno e in particolare il suo Sud – afferma Maria Giorgia Vulcano, di Nidil Cgil Puglia -. Di anno in anno assistiamo alla triste conta dei tantissimi, giovani e non, che abbandonano i nostri territori. La proroga dei navigator sta proprio in questo solco di ragionamento: non possiamo lasciarci scappare l’opportunità di mettere a valore questi professionisti in un momento di enorme sofferenza del mercato del lavoro. Da qui, dal Mezzogiorno, diamo il segnale di un territorio intero che vuole davvero invertire la tendenza dei tassi di inattività, di disoccupazione e marginalità. Chiediamo politiche per il lavoro inclusive e di qualità per tutte e tutti”.