Nonostante differenze e distanze, il dialogo va avanti. Si è chiuso nel pomeriggio di oggi (mercoledì 9 dicembre) il nuovo confronto tra Federmeccanica-Assistal e sindacati per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Al centro del tavolo odierno un documento presentato dagli industriali su formazione continua, salute e sicurezza, lavoro agile e appalti. Imprenditori e Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil torneranno a incontrarsi in vertici “tecnici” martedì 15 e mercoledì 16 dicembre, per poi ritrovarsi in plenaria prima della pausa natalizia, precisamente martedì 22 dicembre.

“Siamo in una fase della trattativa molto complicata, resa ancora più complicata dalla difficoltà di realizzare un confronto in presenza con l'insieme della delegazione trattante”, commenta la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David. Nel corso dell’incontro gli industriali, dopo aver affrontato alcuni temi contrattuali (mercato del lavoro, trasferte, orario di lavoro, diritti e tutele), hanno presentato le prime proposte su sicurezza, formazione, lavoro agile e appalti, sulle quali la delegazione si è riservata di esprimersi, pur esprimendo da subito un giudizio molto critico. “Soprattutto – ha ripreso la leader sindacale – siamo troppo distanti sui temi centrali di questo rinnovo contrattuale, salario e inquadramento, per i quali se non ci sono risposte adeguate la trattativa non può progredire”.

Il nodo, come noto, è il salario. I sindacati chiedono un aumento di 150 euro, le imprese ne offrono appena 65. L’incremento ipotizzato da Federmeccanica-Assistal si compone della rivalutazione dei minimi all’inflazione, con adeguamento ex post all’indice Ipca (da versare a giugno di ogni anno), cui va aggiunto l’elemento di valorizzazione del lavoro collegato alla riforma dell’inquadramento (da erogare a luglio). Nel dettaglio, il trattamento retributivo complessivo è di 18 euro lordi nel 2021, 21 euro nel 2022 e 26 euro nel 2023 (per il quinto livello). L’aumento, appunto, sarebbe appena di 65 euro, per di più solo alla fine dei tre anni, davvero troppo poco per i sindacati.

Ma c’è di più. La proposta di Federmeccanica-Assistal prevede che le aziende che nel 2020 non hanno recuperato i livelli di fatturato pre-Covid, cioè quello del 2019, posticipano l’erogazione dell’importo relativo all’elemento di valorizzazione del lavoro del 2021 nei due anni successivi (nel 2022 e 2023) in due rate di pari importo. L’elemento di valorizzazione del lavoro, inoltre, è omnicomprensivo dell’incidenza sugli istituti di retribuzione indiretta e differita ed escluso dal calcolo del Tfr.

L’aumento dell’8 per cento sui minimi tabellari, ha spiegato nei giorni Francesca Re David, è stato formulato dopo aver verificato “l’andamento sperimentale del ccnl del 2016 sul salario e aver constatato che, negli anni di vigenza del contratto, non si è estesa la contrattazione di secondo livello, anzi in molte imprese ci sono disdette unilaterali degli accordi in vigore”. La richiesta di una busta paga più pesante “non è soltanto un elemento di giustizia sociale, o un parziale risarcimento di un salario falcidiato dalla cassa integrazione, il tutto ovviamente aggravato dalla pandemia. Ma anche un fattore di ripartenza del Paese: il 50 per cento del mercato della metalmeccanica proviene dall’estero, e oggi il mercato estero è in forte difficoltà”. Per la segretaria generale Fiom, dunque, bisognerebbe “puntare sul mercato interno, ma è bloccato dai bassi salari. L’aumento contrattuale, quindi, avrebbe come ricaduta positiva anche il più generale rilancio economico”.