Bisogna attuare quanto sottoscritto nell’accordo del 4 marzo scorso, ma serve un partner industriale. È questa la posizione del governo sull’ex Ilva, espressa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella lunga giornata trascorsa a Taranto lunedì 12 ottobre. L’occasione è stata la sottoscrizione di alcuni accordi previsti nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo per la riconversione industriale, culturale ed economica del territorio, che ha una dotazione complessiva di oltre un miliardo di euro.

Una pioggia di risorse che serviranno per attuare numerosi progetti: l’insediamento del gruppo Ferretti nell’area dell’ex Yard Belleli, la dismissione dagli usi militari e la valorizzazione culturale e turistica della Banchina Torpediniere, una serie di interventi per la riqualificazione della città vecchia (per la quale saranno lanciati sei bandi), il “piano di rigenerazione sociale” per la città e altri quattro Comuni dell’area, la realizzazione del nuovo ospedale San Cataldo (con 715 posti letto), lo sblocco della Zona franca doganale per l’attrazione di nuove imprese.

Ma è sulle sorti di ArcelorMittal, in particolare, che si è concentrata l’attenzione dei sindacati. “Un incontro interlocutorio, in cui il governo ha comunicato che la trattativa con ArcelorMittal, che dovrà terminare necessariamente entro il 30 novembre prossimo, è attualmente in corso”, riferiscono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. Il premier, proseguono i sindacati dei metalmeccanici, ha dichiarato che “occorre realizzare quanto sottoscritto nell’accordo del 4 marzo” (ossia l’intesa che ha scongiurato il contenzioso tra multinazionale e Ilva in amministrazione straordinaria), aggiungendo però che “senza un partner industriale, qualsiasi operazione diventa molto a rischio per il rilancio dello stabilimento siderurgico”.

Il presidente del Consiglio ha ricordato di aver ereditato, nell’insediamento del primo Governo Conte, una “procedura di evidenza pubblica, una gara in conclusione”, richiamando ArcelorMittal “ad assumersi le proprie responsabilità. Oggi non è pensabile gestire un impianto del genere senza avere premura per le ricadute sociali e per quanto riguarda l’impatto ambientale e la sostenibilità”. Il premier ha poi concluso affermando che se il negoziato di Invitalia con la multinazionale “non darà frutti e non consentirà di raggiungere gli obiettivi che il governo si è prefissato, ne trarremo tutte le conseguenze”.

Qualche informazione in più, appunto, l’ha data l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri. In quattro punti ha espresso gli obiettivi dell’esecutivo: garantire la produzione prevista del piano industriale, assicurare la piena occupazione, gestire la progressiva transizione verso un piano green e garantire l’intervento dello Stato. Fiom, Fim e Uilm hanno evidenziato “tutte le criticità pendenti all’interno dello stabilimento, a partire dalle problematiche di sicurezza e dei lavoratori in cassa integrazione e di Ilva in amministrazione straordinaria”. Le categorie dei metalmeccanici, inoltre, hanno ribadito che “la fase di transizione non può essere gestita con gli attuali ammortizzatori sociali, ma necessita di interventi speciali a difesa del lavoro e del salario”.

“Abbiamo ribadito al governo che il fattore tempo è determinante”, ha commentato il segretario generale della Fiom Cgil Taranto Giuseppe Romano: “È evidente che faremo di tutto per cercare di accelerare, soprattutto rispetto ai contenuti di una prospettiva che deve guardare alla tenuta industriale e impiantistica, alla tenuta occupazionale, che almeno a parole viene dichiarata salva, e a quella tenuta ambientale che i lavoratori e la città non possono più attendere”.

 

Tornando ai progetti approvati per Taranto, particolare rilevanza riveste “l’insediamento del gruppo Ferretti – ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli – che si occuperà della reindustrializzazione nell’area dell’ex Yard Belleli, determinando l’impiego di circa 400 lavoratori, con un investimento pubblico di 35 milioni di euro per la bonifica, e un investimento privato di 85,3 milioni di euro per l’industrializzazione, con un particolare focus su ricerca e sviluppo”.

Da rimarcare sono anche la nascita, nel porto di Taranto, del nuovo Laboratorio scientifico-merceologico del Cnr (con un investimento di 6,6 milioni di euro), la trasformazione della ex Banchina Torpediniere in un approdo per navi da crociera e maxi yacht, la realizzazione di un acquario green destinato al ricovero per cetacei e cetaceo-terapia per disabili e autistici, l’ampliamento della base navale di Mar Grande della Marina Militare in modo da renderla adeguata alle necessità di ormeggio e d’impiego delle nuove unità navali della marina (questi ultimi interventi con un investimento complessivo superiore ai 200 milioni).

Sul Contratto istituzionale di sviluppo, infine, è intervenuto anche il segretario generale della Cgil tarantina. “C’è fiducia, ma anche attenzione” ha detto Giovanni D’Arcangelo: “Non è la prima volta che questo territorio si trova di fronte a progetti di riqualificazione del tessuto produttivo. Per quanto ci riguarda, gli investimenti pubblici devono avere l’obiettivo della piena e buona occupazione, perché questo è un tema che rischia di essere derubricato se il sindacato non vi pone la giusta considerazione”.