Quando si parla di autonomia differenziata e di elezione diretta del capo dell’esecutivo, il pensiero corre immediatamente a un’idea di frammentazione del Paese e di ulteriore accentramento decisionale, che solo apparentemente possono apparire in contraddizione.

In realtà, essi stanno organicamente dentro un unico disegno, che è composto contemporaneamente da una crescente divisione e competitività territoriale e sociale e dal loro “superamento” attraverso l’esaltazione della figura carismatica del Capo. Detta in altri termini, forte lesione dei diritti universali, da una parte, e crescente autoritarismo, dall’altra.

Peraltro, questa compressione dei diritti viene normalmente associata, in particolare per quanto riguarda l’autonomia differenziata, ai temi della scuola e della sanità, sottolineando giustamente l’abnormità della costruzione di 20 sistemi scolastici e sanitari differenti nel Paese. Occorre, invece, essere consapevoli che la devoluzione alle Regioni può riguardare più di 20 materie, comprese quelle della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, dell’energia e del governo del territorio.

Per chi come noi, Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, si batte, sin dalla sua nascita nel 2004, per la preservazione e la tutela della risorsa acqua e per la pubblicizzazione del servizio idrico, l’idea dell’autonomia differenziata sulle materie ambientali rappresenta un’impostazione inaccettabile e peraltro anche del tutto inefficace.

A maggior ragione se si considera che il nostro impegno, in questi ultimi anni, si è esteso anche ai temi del contrasto al cambiamento climatico, per l’evidente ragione di ciò che esso determina rispetto alla risorsa acqua e al suo deperimento e all’alternarsi, sempre più frequente e inteso, di fenomeni siccitosi e alluvionali.

Infatti, da una parte, la frammentazione territoriale renderebbe impraticabile la realizzazione della tutela generale e in maniera uniforme nella dimensione nazionale dell’integrità e qualità delle risorse idriche, della garanzia della loro natura pubblica e non mercificabile, dell’effettivo riconoscimento del diritto all’accesso all’acqua e della gestione pubblica del servizio idrico integrato.

Dall’altra, le politiche necessarie per il contrasto al cambiamento climatico, a partire dalla conversione ecologica ed energetica, vanno agite su scala sovranazionale, almeno a livello europeo, e una loro riduzione nel perimetro delle Regioni le renderebbero non solo ingiuste dal punto di vista ambientale e sociale, ma anche del tutto prive di utilità e significato.

Per queste specifiche ragioni relative all’autonomia differenziata (e come rovescio della medaglia all’elezione diretta del capo dell’esecutivo), abbiamo contribuito con convinzione alla promozione della manifestazione nazionale del 7 ottobre, oltre, naturalmente, al fatto di ritrovarci nella battaglia generale che riguarda la difesa e l’espansione dei diritti fondamentali e l’affermazione della pace.

Per parte nostra, poi, continueremo con forza l’iniziativa che maggiormente ci caratterizza, e cioè quella di affermare l’acqua come bene comune naturale e diritto umano universale, tutelare e preservare la risorsa a fronte della drammaticità del cambiamento climatico e dei suoi effetti, promuovere la gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, opponendoci alla logica mercatista e privatrizzatrice che continua ad avanzare, anche attraverso una legge nazionale che sancisca i suddetti principi e le tante vertenze territoriali che vanno in questa direzione.

Anche da questo punto di vista, riteniamo decisiva la convergenza che si è realizzata tra la Cgil e tante associazioni e realtà sociali, sia nella sua dimensione nazionale che in quella territoriali, tramite la generalizzazione dei Comitati territoriali, che vanno ulteriormente rafforzati per dare respiro e continuità a un impegno che non può esaurirsi nelle pur necessarie manifestazioni nazionali.

Ci anima la consapevolezza che le tante singole vertenze che sono aperte nel Paese non solo non vengono depotenziate da questa larga convergenza, ma che, anzi, da una parte, esse possono trovare nuovo alimento e, dall’altra, contribuire a mettere in campo una forza e una massa critica di cui abbiamo bisogno per dare vita all’obiettivo comune di realizzare un modello produttivo e sociale alternativo all’attuale.

Corrado Oddi e Erica Rodari, Forum italiano Movimenti per l’acqua