E’ tutto un precipitare, e non c’è Borsa al mondo che si salvi. Piazza Affari a Milano (alle 12.00 del 6 ottobre) perde il 6,02%, Londra il 5%, Francoforte il 3,3%, Parigi il 4,6%. Mosca crolla al -7%, Tokyo -4,7%, Hong Kong -3,4%, Seul 5,4% e in Australia -3,3%. I piani di salvataggio del mondo finanziario varati dai governi occidentali, o in via di approvazione, non sembrano arrestare il panico dei mercati. Non il pacchetto Bush approvato dal Congresso degli Stati Uniti venerdì scorso (700 miliardi di intervento a sostegno di Wall street), e neppure la decisione senza precedenti presa domenica dal governo tedesco, che ha annunciato che garantirà tutti i depositi bancari dei tedeschi. La cancelliera Angela Merkel e il ministro delle Finanze Peer Steinbrück hanno anche varato un nuovo piano di liquidità da 50 miliardi per salvare l'istituto immobiliare Hypo Real Estate (Hre) sull’orlo della bancarotta. Il governo tedesco era già intervenuto in settimana con un finanziamento straordinario di 35 miliardi a favore della Hre, seconda banca tedesca nel campo degli investimenti, ma non era bastato. Nell’annunciare il nuovo intervento, Frau Merkel ha dichiarato: “Non permetteremo che i problemi di un istituto finanziario evolvano in una crisi dell'intero sistema”.

I problemi dell’istituto, però, non sembrano risolti. Le quotazioni di Hre, alla riapertura dei mercati, sono infatti precipitate del 34% alla Borsa di Francoforte.

Così come è in seria difficoltà la nostrana Unicredit, il cui titolo a Piazza Affari è crollato del 13,4% (a 2,6 euro). E questo – analogamente al caso tedesco – nonostante il pacchetto anti-crisi da 6,6 miliardi di euro varato domenica sera dall’istituto. 'Stiamo assistendo a una crisi che non ha precedenti, se non forse il crac del 1929' – ha commentato l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. 'Chiaramente abbiamo sottovalutato le condizioni del mercato'.

Anche le banche danesi hanno concluso un accordo con il governo della Danimarca, che nei prossimi due anni immetterà nel mercato 35 miliardi di corone (4,4 miliardi di euro) per garantire i depositi dei risparmiatori e sostenere gli istituti in difficoltà

Si muove la Ue
Tra oggi e domani si conosceranno gli esiti pratici e operativi del summit di Parigi tenutosi lo scorso 3 ottobre tra Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia. In quell’occasione il presidente francese Nicolas Sarkozy, Angela Merkel, Silvio Berlusconi e il premier britannico Gordon Brown si sono impegnati solennemente a sostenere il settore bancario di fronte alla crisi finanziaria internazionale, a tutelare i risparmi dei cittadini e a “punire” i responsabili della finanza da “casinò”. L’accordo politico tra i quattro “grandi” europei prevede impegni nazionali concertati a livello Ue. Ma dovrà passare al vaglio dei 15 ministri dell'Eurogruppo oggi, lunedì 6 ottobre, e domani essere sottoposto all’esame dell'Ecofin con tutti i 27 Paesi membri. L’accordo prevede anche uno stop ai mega stipendi dei manager. L'Eurogruppo dovrà definire assieme alla Commissione europea anche un’interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e delle norme sulla concorrenza per consentire gli aiuti di Stato alle banche.

Commenti e reazioni
Istituire un Fondo europeo per salvare le banche e rafforzare la Banca centrale europea. È questa la ricetta per affrontare la crisi finanziaria secondo Tommaso Padoa-Schioppa, ex ministro dell'Economia e attuale presidente del Comitato monetario del Fondo monetario internazionale, intervistato da Affari e Finanza, supplemento di Repubblica. “La crisi – afferma – nasce dalla miopia che ha dominato non solo gli atteggiamenti degli operatori di mercato, ma anche quelli delle autorità pubbliche”. In questo frangente, secondo l'ex ministro, un intervento d'emergenza come il piano Paulson era “indispensabile”, mentre per la situazione europea auspica “un azionista di ultima istanza. L'ultima istanza è per definizione pubblica - chiarisce - e usa denaro del contribuente: denaro investito bene e temporaneamente, finché si ristabilisce la fiducia”. E così conclude: “L'economia mondiale è una e nessuno è al riparo, ma il sistema italiano è robusto, proprio perché meno di altri si è lanciato nell'avventura della finanza supermoderna: prudenza, sano conservatorismo”.

Aiutare le banche in difficoltà 'è una reazione naturale, purché avvenga nella chiarezza, non facendo pateracchi'. E’ quanto afferma Carlo Azeglio Ciampi, ex presidente della Repubblica, intervistato dalla Stampa.'Si salva una banca se è possibile salvarla', spiega Ciampi. E aggiunge: 'L'Eurogruppo, che già esiste, deve trarre spunto dalla crisi per costruire forme più avanzate di integrazione politica'.'Secondo me – aggiunge - esistono due responsabili principali della crisi . Il primo è la mania della finanza, l'illusione che abili artifici finanziari possano diventare più importanti dell'economia reale. L'altro responsabile e' la Fed, cioè l'errore grave di aver concesso un eccesso di liquidità al sistema'.