Nei prossimi quattro anni il Pil della Toscana potrebbe scendere dell'1,5-2 per cento, provocando la perdita di 100 mila posti di lavoro. Questo a causa dell’impatto della guerra in Ucraina, tra mancate esportazioni verso la Russia e l’aumento dei costi di materie prime ed energia. A lanciare l’allarme è il focus “Finché c’è guerra… non c’è speranza: gelata sulla ripresa”, redatto dall’Ires Cgil regionale.

“L’impatto rischia di essere sottostimato nel caso non si arrivasse a una rapida conclusione della guerra”, spiega il presidente Ires Gianfranco Francese: “Se il conflitto non fosse breve, le conseguenze sarebbero disastrose da tutti i punti di vista. E non sarebbe eccessivo tornare a evocare il rischio della perdita di 100 mila posti di lavoro in Toscana come effetto dell’impatto dei fattori negativi sulle filiere industriali e sui ridimensionati volumi di flussi turistici della nostra regione”.

L’economia della Toscana, spiega l’Ires, è ancora “dentro la pandemia, e in uno scenario di guerra: sono gelate le ipotesi di ripresa”. Il 2021 si era chiuso molto bene: l’economia regionale aveva espresso una performance positiva del Pil pari al 6,5 per cento, superiore al dato medio nazionale. Una ripresa, peraltro, trainata in maniera significativa dai consumi delle famiglie toscane e dalla forte ripresa delle esportazioni (+ 15 per cento nel 2021). E le previsioni per il 2022, anche grazie alle misure previste dal Pnrr, erano improntate all’ottimismo, con una crescita stimata del 3,9 per cento.

“Una previsione oggi, pur con tutte le cautele del caso, destituita di fondamento rispetto al nuovo scenario di guerra”, spiega l’Ires Cgil, evidenziando che “già la fine del 2021 era stata contrassegnata da un forte aumento della bolletta energetica sia per le famiglie sia per le imprese”. Un impatto che sarà inevitabilmente amplificato dalle conseguenze del conflitto e delle sanzioni decise dall’Unione Europea contro la Russia, in considerazione della forte dipendenza energetica dell’Italia dal gas naturale russo. “È ragionevole pensare – prosegue l’Istituto – che questa nuova situazione produrrà un ulteriore aumento dei prezzi di materie prime, gas e petrolio, innescando ulteriormente una forte spirale inflazionistica con un pesante aumento dei costi di produzione che potrebbe mettere fuori mercato una parte importante del nostro apparato industriale”.

“La guerra purtroppo non si risolverà in breve tempo, siamo di fronte a una tragedia immane, innanzitutto umana, che deve essere fermata. Ma c’è anche un problema occupazionale e salariale”, commenta la segretaria generale Cgil Toscana Dalida Angelini: “Quanto sta avvenendo, tra pandemia, guerra, inflazione e rincari, non deve ricadere su lavoratori e pensionati, che hanno già dato. Governo e imprese devono trovare il modo di riconoscere risorse a chi lavora e a chi è in pensione, che sono i più colpiti da rincari e inflazione, perché è la strada per tenere e far ripartire i consumi”.

Per Dalida Angelini occorre “riconoscere una mensilità straordinaria in busta paga a lavoratori e pensionati, pari alla cifra che stanno perdendo per queste situazioni di crisi, da finanziare attraverso azioni fiscali e prendendo risorse laddove in questi anni duri si è fatto più utili”. Bisogna intervenire subito, dunque, perché si rischia il disastro sociale. “Su tutti questi fronti – conclude la segretaria generale Cgil – chiediamo anche alla Regione Toscana un’interlocuzione maggiore con le forze sociali. Serve difendere, oltre al potere d’acquisto, il lavoro di qualità e progettare politiche per crearlo”.

Tornando alle previsioni per il futuro, occorre dire che il 2022, fino a metà febbraio, si presentava con una crescita prevista per la Toscana di quasi il 4 per cento. Adesso, invece, una prima stima dell’impatto della guerra russo-ucraina per il 2022 si attesta intorno allo 0,6 per cento del Pil. A preoccupare non è tanto il blocco dell’export verso la Russia, pari per il 2020 a soli 100 milioni di euro, quanto la crescita del costo dell’approvvigionamento dell’energia sia per le imprese sia per le famiglie. Il protrarsi della crisi oltre l’anno potrebbe avere un impatto pari ad almeno 1,6 punti percentuali di Pil nel quadriennio 2022/2025.