Mentre il mondo politico si concentra sul Quirinale, il virus mutante continua a correre e a minacciarci. Ne usciremo vivi e saremo migliori era lo slogan degli italiani spaventati dal primo tempo della grande pandemia. Avremo cura della scuola e della sanità, era la promessa dei partiti e dei decisori politici. Che bilancio facciamo dopo due anni? Se lo chiede il segretario generale del sindacato dei pensionati della Cgil, lo Spi, Ivan Pedretti che ha affidato le sue riflessioni alla pagina Facebook.

Cominciamo dalla sanità
“Terapie intensive al collasso e posti letto occupati. Si rimandano interventi chirurgici, visite e cure fondamentali”, scrive Pedretti che ci ricorda che “gli ospedali sono uguali a prima, nulla è stato fatto sulla medicina del territorio, sulla domiciliarità, sulle case di comunità. Servivano medici e operatori socio-sanitari e invece mancano. Non c’è stata quella riorganizzazione delle case di riposo che tutti annunciavano e invocavano”.

Invece di pensare ai vecchi pensate ai giovani…
Nella comunicazione politica e nell’immaginario popolare è diventata sempre più forte la contrapposizione tra giovani e anziani. Si accusa la politica di spendere troppi soldi per le pensioni e poco per le famiglie e i ragazzi. Ma che si è fatto veramente? “Proteggere la scuola e il diritto all’istruzione è necessario – scrive Ivan Pedretti - È una questione di democrazia. Però abbiamo ancora le classi pollaio e le strutture scolastiche non sono state adeguate e riorganizzate alla luce delle nuove condizioni. Hanno comprato i banchi con le rotelle. Servivano impianti di areazione, presidi medici nelle scuole e un sistema di vigilanza e di screening in grado di prevenire focolai e di mettere in sicurezza alunni, insegnati, famiglie”.

La paura corre sul bus
Anche sui trasporti locali, di cui si è fatto un gran battage più o meno elettorale, le chiacchiere stanno a zero. “Con una forte circolazione del virus prendere un autobus o una metro affollata costituisce un serio pericolo – ammette Pedretti - servivano più mezzi pubblici, una rimodulazione degli orari di lavoro, un sistema efficace di controlli. Le immagini delle nostre città nelle ore di punta quando parlano da sole”.

Cittadini che non capiscono più
Senza indugiare nel facile populismo, il segretario generale dei pensionati Cgil, propone un pensiero amaro anche sulla comunicazione e sulle tante contraddizioni che non ci hanno certo aiutato nella campagna vaccinale. Avrebbe dovuto “essere il governo dei migliori e invece la confusione regna sovrana, anche su una campagna di vaccinazione portata avanti a colpi di martellanti comunicazioni mediatiche che disorientano i cittadini. Non sono da meno le Regioni, evidentemente non all’altezza del delicato momento che stiamo vivendo”. 

Uno scatto in avanti
Dopo le analisi amare, una conclusione positiva, in sintonia con il carattere dello stesso segretario Pedretti. “La politica tutta e in ogni sua articolazione è chiamata a fare meglio e di più, a utilizzare le tante risorse che ci arrivano dall’Europa in modo corretto e nell’interesse generale, a guardare alle sofferenze del paese e a portarci fuori da questa emergenza”.