C'è un killer tra noi. L'amianto in Italia continua a uccidere. E le vittime sono molto spesso operai edili. Secondo l’Osservatorio nazionale amianto nel nostro Paese ci sono ancora 58 milioni di mq di coperture in cemento-amianto, oltre a 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto. Da una prima mappatura del territorio nazionale stilata nel 2017, in Italia si stimano 86.000 siti interessati dalla presenza di amianto, di cui 7.669 bonificati, 1.778 parzialmente bonificati. Tra questi, rientrano anche 779 impianti industriali (attivi o dismessi) e 10 Siti di interesse nazionale da bonificare (Sin).

Non è quindi un caso se ogni anno in Italia ci sono oltre 3mila decessi a causa dell’amianto. Tra i lavoratori maggiormente esposti ci sono gli operai edili specializzati alla rimozione, i minatori, gli addetti alla pulizia o allo smaltimento dei rifiuti. Solo nel 2018, l’Inail ha riconosciuto in edilizia ben 292 tumori di origine professionale, di cui 116 mesoteliomi, e 238 altre patologie correlate. Inoltre è in crescita la quota di soggetti con esposizione nell’edilizia: dal 12,1% nel periodo 1993-1998, si è infatti passati al 16,8% nel periodo 2011-2015.

“In Italia – denunciano i sindacati – ci sono ancora 24 milioni di tonnellate di amianto”. La legge che lo ha messo al bando è del 1992: quindi negli edifici costruiti prima degli anni '90, nelle tettoie, nelle canne fumarie, nell’aria condizionata, nelle tubazioni dell’acqua, è ancora presente la fibra che uccide.