Quando si dice che occorre saper guardar lontano. Qualche mese prima che la pandemia scoppiasse, Federico Balocchi fu eletto sindaco di Santa Fiora per la seconda volta, era il 27 maggio del 2019, il suo programma elettorale l’impegnava a realizzare uno smart working village. L’obiettivo era quello di arginare lo spopolamento del comune, borgo medievale in provincia di Grosseto arrampicato sul Monte Amiata, anzi se possibile ripopolarlo. La prima cosa da fare, si disse Balocchi, è creare occasioni di lavoro, mica facile in un territorio che certo non può essere sede di insediamenti industriali. Ed allora ecco l’idea, il futuro sarà del digitale e del lavoro a distanza ed allora “creiamo le condizioni per rendere Santa Fiora un luogo conveniente per maneggia tastiere al posto della catena di montaggio”. Si erano dati qualche anno di tempo per realizzare spazi da dedicare al coworking  e avviare il progetto.

Poi è arrivato il coronavirus, che tra le tante cose che ha portato con sé ha annientato tempo e spazi di un sol colpo e ciò che sembrava a di là da venire – il lavoro a distanza – d’improvviso è diventato reale e immediato. Balocchi non s’è perso d’animo e ha riconvertito il suo piano alle necessità dell’immediato.

A Santa Fiora si vive bene, ci sono case belle, comode e spesso con il giardino, il comune offre un contributo all’affitto per invogliare “i cittadini” a trasferirsi in paese, offrendo in cambio una qualità della vita invidiabile, un costo della vita ridotto e ambiente e beni culturali da far invidia. E il progetto è partito. Anticipando, se ci si pensa, i capitoli principali del Pnrr che proprio in queste ore viaggia dal Parlamento italiano alla Commissione europea: innovazione e sostenibilità.

Balocchi,in sostanza, da dotato il suo territorio di due infrastrutture che il Pnrr prevede vengano realizzate diffusamente, da un lato la banda larga per consentire il lavoro a distanza, dall’altro i servizi alla persona a cominciare da quelli per l’infanzia: nido, scuola materna, ludoteca, centri pomeridiani ed estivi pubblici e a basso costo.

Che il progetto fosse “buono” lo dimostra il fatto che già 12 famiglie si sono trasferite e con la fine dell’anno scolastico il sindaco ne aspetta altre. “Chi non necessariamente desidera vivere in città  - afferma Baiocchi – in paesi come Santa Fiora ha una valida alternativa”.

Ad osservare da lontano viene da considerare che quando la politica e le istituzioni fanno il loro di “mestiere” a guadagnarci sono in tanti. In questo caso gli abitanti di Santa Fiora. La già buona qualità della vita migliora prima di tutto per loro grazie alle infrastrutture materiali e sociali che il progetto ha migliorato dando così lavoro – ad esempio – a operatori e operatrici dei servizi all’infanzia; per famiglie e lavoratori che decidono di trasferirsi cogliendo un’opportunità che altrove difficilmente potrebbero avere. E anche il territorio che, se spopolato, rischierebbe di indebolirsi fino al degrado e dissesto.