Tre milioni di occupati in meno al Sud rispetto al Nord. È quanto emerge dalle anticipazioni del prossimo rapporto Svimez, nel quale si evidenzia che nel Mezzogiorno gli occupati degli ultimi due trimestri del 2018 e del primo del 2019 sono calati complessivamente di 107 mila (-1,7%); nel Centro-Nord, invece, nello stesso periodo, sono cresciuti di 48 mila unità (+0,3%). Nello stesso arco temporale aumenta la precarietà al Sud e si riduce nel Centro Nord: i contratti a tempo indeterminato nel Mezzogiorno sono stati infatti 84 mila in meno (-2,3%), mentre nelle regioni centro-settentrionali sono aumentati di 54 mila unità (+0,5%), per un saldo italiano negativo pari a -30 mila.

Nel dettaglio, la Svimez ha stimato che il gap occupazionale nel 2018 è stato pari a 2 milione 918 mila persone, al netto delle forze armate. È interessante notare, sottolinea l’associazione, che la metà riguarda lavoratori altamente qualificati e con capacità cognitive elevate. I settori con le maggiori differenze territoriali sono i servizi (1 milione e 822 mila unità, -13,5%), l’industria in senso stretto (1 milione e 209 mila lavoratori, -8,9%) e sanità, servizi alle famiglie e altri servizi (che complessivamente presentano un gap di circa mezzo milione di unità).

Alla luce di questi dati, la vera emergenza per il Sud è rappresentata dall’emigrazione. “Le persone che hanno lasciato il Mezzogiorno – spiega ancora l’associazione – sono state oltre 2 milioni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo 2017. E di queste ultime, più della metà (50,4%) sono giovani, di cui il 33% laureati. Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità. Insomma, “sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro-Nord e all'estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali”.

In base alle elaborazioni della Svimez, infatti, i cittadini stranieri iscritti nel Mezzogiorno provenienti dall’estero sono stati 64.952 nel 2015, 64.091 nel 2016 e 75.305 nel 2017. Invece i cittadini italiani cancellati dal Sud per il Centro-Nord e l'estero sono stati 124.254 nel 2015, 131.430 nel 2016, 132.187 nel 2017. Questi numeri dimostrano che l'emergenza emigrazione del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile, e qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze.