“Sono preoccupato per il modo in cui alcuni nel settore raccolgono, condividono e sfruttano i nostri dati più personali”. Inizia così il forte editoriale del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, pubblicato sul Wall Street Journal, in cui invita democratici e repubblicani a unirsi a lui nella battaglia per regolare le big tech.

“Amplificano l'estremismo e la polarizzazione nel nostro Paese, inclinano il campo di gioco della nostra economia, violano i diritti civili delle donne e delle minoranze e mettono a rischio i nostri figli”, prosegue Biden.

Questo perché i social media si sono regolati sulla base di norme scritte dai loro creatori in totale autonomia, perché le legislazioni negli Usa sono poche, e anche perché la libertà d’impresa è molto tutelata, tanto quella di parola e informazione.

In Europa le cose sono migliori. Nel luglio 2022 è stato approvato il Digital service act, ovvero un regolamento per richiamare all'ordine le big tech, che segue il semplice principio di “ciò che è illegale offline dovrebbe essere illegale anche online”. La Commissione europea, inoltre, sta lavorando all’Artificial intelligence act, che sarà il prossimo regolamento per i Paesi Ue per governare l'impatto dell'intelligenza artificiale sulla società.

Gli obiettivi del presidente

Negli Stati Uniti siamo lontani da tutto questo. L’intervento del presidente ha un obiettivo preciso: far andare d’accordo la politica, che invece è divisa. Repubblicani e democratici concordando sul fatto che le piattaforme (come Facebook, Google, Apple) siano un problema non solo per la privacy, ma anche per la libertà di espressione dei cittadini. Ma non trovano la quadra su come regolare questo mercato.

“Abbiamo bisogno di serie protezioni federali per la privacy degli americani”, ha aggiunto Biden: “Ciò significa chiari limiti al modo in cui le aziende possono raccogliere, utilizzare e condividere dati altamente personali: la cronologia di Internet, le comunicazioni personali, la posizione e i dati sanitari, genetici e biometrici”.

Per il presidente degli Stati Uniti “non è sufficiente che le aziende divulghino quali dati stanno raccogliendo. Gran parte di questi dati non dovrebbero essere neppure raccolti. Queste protezioni dovrebbero essere ancora più forti per i giovani, che sono particolarmente vulnerabili online. Dovremmo limitare la pubblicità mirata e vietarla del tutto per i bambini”.

Per Joe Biden le aziende big tech dovrebbero “assumersi la responsabilità dei contenuti che diffondono e degli algoritmi che utilizzano. Abbiamo anche bisogno di molta più trasparenza sugli algoritmi che le big tech stanno usando per impedire loro di discriminare, tenendo lontane le opportunità da donne e minoranze ugualmente qualificate o spingendo contenuti ai bambini che minacciano le loro salute mentale e sicurezza”.

Altra necessità rimarcata da Biden è quella della maggiore concorrenza nel settore tecnologico: “Quando le piattaforme tecnologiche diventano così grandi, molti trovano modi per promuovere i propri prodotti escludendo o sfavorendo i concorrenti o facendo pagare ai concorrenti una fortuna per vendere sulla loro piattaforma”.

L'appello al Congresso Usa

La visione del presidente per l’economia statunitense è quella “in cui tutti, piccole e medie imprese, negozi a conduzione familiare, imprenditori, possono competere in condizioni di parità con le aziende più grandi. Per realizzare questa visione e per garantire che la tecnologia americana continui a guidare il mondo nell'innovazione all'avanguardia, abbiamo bisogno di regole più eque

Biden rileva, però, che “la nostra autorità attuale ha dei limiti. Abbiamo bisogno di un'azione bipartisan del Congresso per responsabilizzare le big tech. Abbiamo sentito parlare molto della creazione di commissioni. È ora di passare ai fatti e di fare qualcosa”.

L’editoriale così si conclude: “Nel nuovo Congresso ci saranno molte questioni politiche su cui non saremo d'accordo, ma le proposte bipartisan per proteggere la nostra privacy e i nostri figli, per prevenire la discriminazione, lo sfruttamento sessuale e il cyberstalking e per affrontare la condotta anticoncorrenziale non dovrebbero separarci. Uniamoci dietro i nostri valori comuni e dimostriamo alla nazione che possiamo lavorare insieme per portare a termine il lavoro”.