La campagna Sbilanciamoci ha in queste settimane riaffermato che la guerra in Ucraina non si ferma con le armi, ma solo attraverso un negoziato che porti a una soluzione condivisa (https://sbilanciamoci.info/per-un-cessate-il-fuoco-non-solo-temporaneo/).

La guerra non porterà da nessuna parte e Putin non potrà ottenere alcun risultato duraturo, nemmeno se vincesse militarmente sul campo. Le guerre di questi anni ci dimostrano che ormai questa modalità sanguinosa di fare politica estera è fallimentare, oltre che drammatica per le catastrofi umane di cui è causa.

Venti anni di guerra e occupazione militare in Afghanistan non hanno aperto le porte della democrazia e dei diritti umani. Due guerre in Iraq non hanno portato la stabilità in Medio Oriente: il dramma palestinese e quello siriano sono lì a ricordarcelo. L’intervento in Libia ha lasciato un paese in mano alle bande militari e alla guerra. Per Putin e i suoi disegni imperiali comunque finirà male.

Opporsi alla guerra di Putin con un’altra guerra sostenuta dalla Nato è ugualmente una prospettiva disastrosa, soprattutto per la popolazione ucraina. Il rischio è di un nuovo Afghanistan in Europa con sofferenze enormi e perduranti.

E disastrosa è stata la politica degli Stati Uniti e dei Paesi europei di voler espandere la Nato fino alle porte di Mosca: una scelta sbagliata e provocatoria che avrebbe inevitabilmente portato Putin a reagire. Invece di costruire un assetto delle relazioni internazionali fondato sulla sicurezza comune e condivisa, si è scelta la strada dell’allargamento dell’area d’influenza dell’unico blocco militare sopravvissuto alla guerra fredda.

La strada della risposta alla guerra con la guerra non è un’opzione. Rifornendo di armi l’Ucraina stiamo rapidamente entrando anche noi in guerra, rischiando di allargare il conflitto a tutta l’Europa. Il cessate il fuoco, associato a una trattativa serrata, è l’unica strada possibile.

Lasciando la realizzazione di questa prospettiva solo agli ucraini e ai russi non si andrà però lontani. Vanno coinvolti attori nuovi. Ne elenchiamo alcuni possibili: le Nazioni Unite con il suo segretario generale, la Commissione europea con la presidente, i rappresentanti di alcuni paesi come la Cina e la Turchia, personalità autorevoli come Angela Merkel e Barack Obama. In gioco ci sono la difesa dell’indipendenza dell’Ucraina e il suo status di neutralità, l’assetto delle aree che si sono separate da Kiev, la decisione di una free zone da sistemi d’arma pesanti, presieduta da un contingente Onu di peace keeping.

Queste sono le difficili e impervie vie della pace, che bisogna perseguire con tenacia e convinzione: in futuro solo un assetto delle relazioni internazionali fondato non sulle alleanze militari, ma sulle Nazioni Unite, può assicurare un futuro di stabilità al pianeta.

Giulio Marcon è il portavoce della campagna Sbilanciamoci!