Più emissioni, più carbone, più gas. Nel recentissimo rapporto Global Energy Review la Iea, Agenzia internazionale per l’energia, avverte che la ripresa economica post Covid non è sostenibile. Le emissioni di anidride carbonica rilasciate nella nostra atmosfera su scala globale nel 2021 aumenteranno infatti con molta probabilità di 1,5 miliardi di tonnellate, cioè il 5 per cento in più rispetto allo scorso anno, segnando quasi un record: il secondo incremento annuale di CO2 più marcato della storia, dopo quello osservato nel 2010 per la ripresa economica mondiale dalla crisi finanziaria.

In pratica, in un colpo solo cancelleremo la riduzione messa a segno l’anno scorso a causa della pandemia e quasi raggiungeremo quasi il livello del 2019. A che cosa dobbiamo questo primato negativo? L’Agenzia punta il dito sulla crescita di un buon 60 per cento della domanda di carbone, più di tutte le rinnovabili prese insieme. Lo stesso direttore Iea Fatih Birol ha definito questo dato “scioccante e molto inquietante: da un lato – ha affermato - i governi oggi affermano che il cambiamento climatico è la loro priorità. Ma d’altra parte stiamo assistendo al secondo aumento delle emissioni più grande nella storia. È davvero deludente”.

C’è però un altro fattore determinate: la componente fossile, che resta presente nei piani di ripresa di molti Paesi, a dimostrazione di come questo rilancio si stia già rivelando un’occasione mancata. Insieme al carbone aumenterà di molto anche il gas: più 3,2 per cento, trainato dalla domanda in Asia, Medio Oriente e Russia. A fare da contraltare la domanda di rinnovabili che è cresciuta del 3 per cento nel 2020 ed è destinata ad aumentare in tutti i settori chiave, energia elettrica, riscaldamento, industria e trasporti, nel 2021. Solare fotovoltaico ed eolico faranno la parte dei mattatori, mentre la Cina continuerà a guidare la cavalcata dell’energia pulita mondiale.