In vista del congresso della Ces e delle elezioni europee di domenica 26 maggio, i quattro segretari dei sindacati di Baden Wuettemberg, Catalogna. Verne e Lombardia, le quattro regioni considerate le più forti d’Europa dal punto di vista economico, hanno deciso di fare un appello comune al voto per un’Unione diversa. Di questo ha parlato ai microfoni di Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1, Elena Lattuada, leader della Cgil lombarda.

 

“Abbiamo rapporti consolidati con le regioni ‘motore’ dell’Europa – ha spiegato la dirigente sindacale – e spesso abbiamo discusso fra noi cosa significhi parlare oggi di sviluppo e della condizione dei lavoratori, ritenendo che l’Ue dovesse ricoprire un ruolo centrale anche nelle politiche regionali, nel nome dell’idea che è il luogo della democrazia e della convivenza civile. Pensiamo che l’Europa debba essere rafforzata cambiandola, e in tale direzione va anche tutto il movimento sindacale all’interno dell’Unione. Gli anni della crisi hanno dimostrato che la redistribuzione della ricchezza, ma anche delle opportunità di natura sociale, sono mutate profondamente. Ed ecco allora che bisogna ripartire da lì, della riduzione delle diseguaglianze, che vuol dire costruire le condizioni per un’equità e per una pace sociale, temi che per noi sono di grande rilevanza e vanno raggiunti obbligatoriamente”.

“Dal 2008 ad oggi, ad aver molto pagato sono stati lavoro, diritti, salari, orari, scatenando una competizione al ribasso fra i lavoratori dei paesi Ue, testimoniata dal fenomeno delle delocalizzazioni, vissuto con grande drammaticità, che spesso l’Ue non ha saputo frenare. Come sindacato lombardo, abbiamo tenuto aperto il dialogo con tutte le organizzazioni sindacali europee, avviando diversi progetti e costruendo reti, formazione, alleanze anche con le sigle di quei paesi che hanno agito con più concorrenza: mi riferisco ai sindacati polacco e slavo. Ne parleremo ovviamente in sede Ces nei prossimi giorni, perché il tema è di assoluta attualità. Dobbiamo recuperare una soglia di dignità e di valorizzazione del lavoro e delle condizioni economiche, una sorta di salario di riferimento a livello Ue”, ha detto la sindacalista

“Il tema della contrattazione rimane un imperativo categorico per le misure che attengono ai rapporti di lavoro diretti fra sistema dei lavoratori e sistema delle imprese, ma anche delle politiche del governo e dell’Unione. Una questione che riguarda Italia ed Europa è quella della disoccupazione, che da noi ha assunto connotati drammatici e impedisce lo sviluppo. Sotto tale punto di vista, credo sia necessario operare una forte critica sulle politiche Ue in materia, così come in chiave interna occorra far ripartire gli investimenti pubblici, se si vuole rilanciare il Paese. Se guardiamo i quattro ‘motori’ dell’Europa, che rappresentano le quattro aree più industrializzate e più forti del continente, ci accorgiamo che l’Ue viaggia a più velocità. E anche i tassi di disoccupazione sono direttamente connessi con i tassi di attività. Italia e Spagna hanno poi il problema della disoccupazione giovanile. Dunque, il problema è continuare a spingere nel rapporto con le istituzioni nazionali, affinché ci siano politiche d’investimento. Ma dovrà essere anche compito del nuovo Parlamento Ue, che ci auguriamo più forte e meno nazionalista di quanto non appia nel nostro Paese”, ha concluso Lattuada.