La contrapposizione tra lavoro, ambiente e salute non esiste. O meglio, è una questione mal posta. Perché in questa fase bisogna pensare a come si gestisce la transizione che ha e avrà effetti profondi sull’economia, sul lavoro e sulla società. E agire di conseguenza. Non ha dubbi su come vadano affrontate le trasformazioni che stiamo vivendo la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi, che ha aperto il tavolo “Innovazione e sostenibilità: come cambiano le politiche industriali”, nell’ambito della tre giorni della Cgil “Futura. Lavoro, ambiente, innovazione”. 

Il dibattito, moderato da Donatella Bianchi, giornalista e conduttrice Rai, è stato animato dagli interventi di Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club, Mario Pianta, economista, Enrico Giovannini, portavoce di Asvis, e Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. E ha toccato tutti i temi più stringenti della transizione energetica, economica e sociale: la decarbonizzazione, il ruolo dell’impresa, le conseguenze sull’occupazione e sui lavoratori, l’impiego dei fondi europei, la necessità di politiche e strategie ad hoc.

“Cambiare significa ripensare il modello di sviluppo perché è il modello stesso il problema – ha sostenuto la dirigente sindacale -. Al ‘green deal’ dobbiamo affiancare il ‘social deal’, le politiche economiche devono essere accompagnate da politiche sociali”. Perché sia giusto ed equo, lo sviluppo dovrebbe essere accompagnato da una riforma degli ammortizzatori sociali e dalla formazione permanente dei lavoratori, elemento centrale se si crede che la riconversione verde sia la risposta alla chiusura delle centrali inquinanti. In questo processo si è però inserita una nuova variabile: un’accelerazione straordinaria delle trasformazioni.

“Dopo la decisione dell’Europa di innalzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni dal 40 al 55 per cento al 2030, altri Paesi hanno deciso di fare lo stesso, la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, il Sud Africa – ha spiegato Gianni Silvestrini -. Sta crescendo un movimento globale che porterà nei prossimi anni a una fortissima diffusione delle rinnovabili e della mobilità elettrica”. Quello che occorre adesso, quindi, sono una chiara visione politica e una pianificazione. Senza, non sarà possibile attuare la transizione che tutti auspicano, costruire un’Italia che sia al passo con le rivoluzioni ambientali e tecnologiche ormai non più rimandabili. E non c’è tempo da perdere: “Il futuro è adesso – ha concluso Fracassi - è oggi il momento di costruire il domani”.

(Con la collaborazione tecnica di Mauro Desanctis)