Il Ttip non soddisfa le organizzazioni sindacali italiane, Cgil, Cisl e Uil, fatto noto da tempo, tanto che le stesse organizzazioni, la Cgil in particolare, hanno dato vita a svariate campagne contro l'accordo di partenariato tra Ue e Stati Uniti (da ultima la campagna social della Flai Cgil, #FLAICGILcontroTTIP). Ma all’interno del Ttip c’è un aspetto in particolare che desta preoccupazione nelle organizzazioni dei lavoratori: l’Isds (Investor-state dispute settlement), l'arbitrato internazionale che punta a proteggere gli investimenti delle imprese contro gli interessi dei Paesi.

In una lettera indirizzata a tutti i parlamentari europei italiani, all’indomani dell’approvazione del documento sul Ttip da parte dell'Europarlamento, i dirigenti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, Fausto Durante, Giuseppe Iuliano, Cinzia Del Rio esprimono la loro insoddisfazione: “Sebbene la Relazione votata dal Parlamento escluda l’inclusione del meccanismo di risoluzione delle controversie tra Stato e investitore, denominato ISDS, giudichiamo il compromesso adottato totalmente inadeguato a impedire che un sistema privato di risoluzione delle controversie produca, come già è accaduto in numerosi casi, tra quelli resi pubblici, effetti diretti e indiretti sulla capacità degli Stati di legiferare nell’interesse dei cittadini”.

Secondo i sindacati, infatti, i due sistemi economici coinvolti “sono già così amalgamati da non necessitare di alcun meccanismo privato di risoluzione delle dispute commerciali per promuovere ulteriori ambiti di convergenza”. Cgil, Cisl e Uil considerano “solidi e garantisti i sistemi giudiziari che, in ambito europeo e statunitense, già offrono la più alta qualità di protezione per investitori e cittadini”. “La già notevolissima mole di investimenti bilaterali e di scambi di beni e servizi tra le due regioni – continuano i sindacati - avvengono oggi senza alcun sistema di arbitrato privato e testimoniano dell'inutilità di un qualsiasi nuovo modello di arbitrato privato da introdurre nel TTIP”.

Al contrario, l’inserimento di tale strumento potrebbe provocare – secondo i sindacati - solo effetti negativi: “Creerebbe un sistema di disomogeneità di trattamento tra investitori esteri e investitori locali, a vantaggio esclusivo delle grandi imprese multinazionali, e indebolirebbe i sistemi giuridici nazionali, istituendo un livello parallelo alle giurisdizioni nazionali e minando la fiducia nei sistemi pubblici vigenti di risoluzione delle controversie”.

I dirigenti di Cgil, Cisl e Uil ricordano agli europarlamentari anche i risultati della consultazione pubblica che la Commissione europea aveva promosso sul tema: “un evidente indirizzo popolare nel senso di un’esclusione di ogni forma di ISDS dal trattato UE-USA”. Indirizzo poi accolto anche dalle commissioni del Parlamento Europeo, come emerge con evidenza dall’orientamento espresso dalla Commissione affari costituzionali: “Un sistema di risoluzione delle controversie Stato-Stato e l'uso di tribunali nazionali costituiscono gli strumenti più adeguati per affrontare le controversie in materia di investimenti ... le giurisdizioni degli Stati Uniti e dell'UE non sono a rischio di interferenze politiche nel sistema giudiziario o di mancanza di giustizia per gli investitori stranieri e pertanto un meccanismo di risoluzione delle controverse tra investitori e Stati, basato su un collegio arbitrale privato, può compromettere il diritto dell'Unione europea e delle autorità nazionali, regionali e locali degli Stati membri di legiferare nell'interesse pubblico, in particolare in campo sociale e ambientale, violando in tal modo il quadro costituzionale dell'UE...”.

La conclusione della lettera inviata agli europarlamentari annuncia il proseguo della mobilitazione: Cgil, Cisl e Uil – scrivono Fausto Durante, Giuseppe Iuliano, Cinzia Del Rio - in coordinamento con la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) e con la Federazione Americana del Lavoro (AFL-CIO), continueranno la loro iniziativa di mobilitazione e di pressione sulle istituzioni europee e sul governo italiano per affermare la necessità che i trattati commerciali di nuova generazione come il Ttip siano l’occasione per promuovere sviluppo e crescita sostenibili, affermino e innalzino la qualità dei diritti dei lavoratori, proteggano e rafforzino gli standard ambientali e garantiscano la più alta qualità e fruibilità dei servizi pubblici fondamentali”.