L’esperimento del maggioritario è fallito, l’Italia ha bisogno di un sistema proporzionale basato sul modello tedesco. E’ questo l’orientamento emerso giovedì 16 aprile, presso la facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza, alla presentazione di Perché la sinistra ha perso le elezioni?, raccolta di saggi a cura di Mario Morcellini e Michele Prospero, pubblicata da Ediesse. Un’occasione per analizzare il risultato elettorale del 14 aprile 2008 e indicare le condizioni per il futuro; a partire da un titolo eloquente che sottolinea il momento del crollo perché, come scrive Morcellini nell’introduzione, “rappresenta una sconfitta a diversi livelli per le proposte politiche, culturali, ideali ed etiche che si riassumono nel concetto di sinistra”.

D’Alema, una sconfitta politica e culturale
Una riflessione aperta da Massimo D’Alema in qualità di presidente di Italianieuropei, la fondazione culturale del centrosinistra: il Partito democratico ha incassato una sconfitta politico-culturale, afferma, e il calo dopo le urne “dimostra che il sostegno non era al progetto, ma solo forzato dalla legge elettorale”. Il Pd è stato votato per logica maggioritaria e poi abbandonato dagli elettori. In generale, però, D’Alema fa notare che negli ultimi 15 anni gli orientamenti politici degli italiani non sono cambiati: sia il centrodestra che il centrosinistra, in forma di coalizioni, hanno raccolto sempre circa 19 milioni di voti. “Per questo – a suo giudizio – serviva un’intesa elettorale per il proporzionale alla tedesca”.

Gli errori di Veltroni
La critica al centrosinistra passa dalla figura di Walter Veltroni. “Voleva fare il ‘sindaco d’Italia’ – secondo Bruno Tabacci, deputato dell’Udc -, ma ha finito per favorire Berlusconi”. E’ proprio l’idea di “leader unico” che toglie ai partiti la responsabilità di definire una linea politica. Rinforza la critica Michele Prospero, docente di Scienza politica e Filosofia del diritto: “L’errore maggiore è stato sopravvalutare il maggioritario – spiega  -, Veltroni ha tentato di creare un evento miracolistico, con l’investitura del popolo delle primarie, molto più facile che tessere una politica di alleanze”. Un’osservazione implicita arriva anche da Morcellini, preside della facoltà, quando invita “ad affrontare il rapporto tra elezioni e media in termini scientifici”. Ovvero, i democratici finora lo hanno sottovalutato.

No all’autosufficienza, tornare alle alleanze
Adesso come riorganizzarsi? Risponde ancora D’Alema, che invita a evitare contrapposizioni personali e stare lontani dall’antipolitica, ma soprattutto “a riconoscere che è sbagliata la pretesa di autosufficienza”. Tornare alle alleanze non è impossibile perché il centrosinistra ci ha già provato con successo. L’ex ministro degli Esteri lo dice chiaramente: il progetto del Pd resta fondamentale, ma deve sgombrare molti equivoci. Tra questi il “nuovismo”, dato che il rinnovamento non è un valore in sé, e l’idea del “partito senza iscritti”: al contrario, serve uno strumento molto organizzato per rapportarsi alla società e in questo senso, ammette, “c’è stato anche uno sbandamento organizzativo”.

E’ la fotografia di uno schieramento sconfitto che può ripartire. A cominciare dalla riflessione sui propri errori, come ricordato in apertura dal direttore di TgLa7, Antonello Piroso: “Anche il centrodestra ha perso le elezioni, ma non ci sono stati molti saggi di intellettuali che ne analizzavano le ragioni”. Insomma, l’impegno c’è.