Innalzamento automatico dell’età pensionabile e legge di bilancio, questi i temi dell’incontro di oggi (giovedì 2 novembre) a Roma, presso la sede di Palazzo Chigi, tra governo e sindacati. Nodi difficili da sciogliere – soprattutto il primo, viste le posizioni molto diverse – che, dalle ore 16, sono oggetto del confronto tra il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, i ministri dell'economia Pier Carlo Padoan, della PA Marianna Madia, del Lavoro Giuliano Poletti e i segretari generali di Cgil (Susanna Camusso), Cisl (Annamaria Furlan) e Uil (Carmelo Barbagallo). Un incontro su cui grava la nota dell’Istat del 24 ottobre scorso che ha confermato le stime sulla crescita della speranza di vita degli italiani (è arrivata a 85 anni per le donne e 80,6 per gli uomini), che porteranno “automaticamente” a 67 anni l’età pensionabile a partire dal 2019, quindi cinque mesi in più della soglia attuale (ora è 66 anni e sette mesi).

“È indispensabile fermare la follia di un automatismo perverso che porta, senza che se ne conosca il metodo di calcolo, a peggiorare periodicamente l'età pensionabile dei lavoratori”. Questo il commento del segretario generale Cgil Susanna Camusso, che rileva “l’urgenza di fermarsi e riconsiderare un meccanismo scorretto e penalizzante”. Il governo, ha aggiunto Camusso, aveva assunto “l’impegno a discuterne un anno fa. Prima che un automatismo sbagliato e fuori controllo continui a produrre effetti discutibili, il governo lo blocchi e apra una discussione sulle modifiche necessarie”.

Il rialzo, che riguarda sia le pensioni di vecchiaia sia quelle di anzianità (dal 2019 servirebbero 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e tre mesi per le donne), va tradotto in un decreto interministeriale (Lavoro ed Economia) da emanare entro quest'anno. Ed è da questo punto che si aprono diversi scenari. La posizione dei sindacati è unitaria: Cgil, Cisl e Uil chiedono la sospensione del meccanismo di adeguamento automatico tra aspettativa di vita ed età di uscita. Minore unità si registra tra le fila del governo e della maggioranza, visto che, soprattutto nel Pd, a partire dal segretario Matteo Renzi, molte voci autorevoli si sono levate in favore di una “moratoria” di almeno sei mesi. Una proposta che Susanna Camusso ha accolto come “una notizia positiva, perché finalmente si coglie il senso della cosa che andiamo dicendo da mesi: non possiamo essere di fronte a un sistema di continuo innalzamento dell'aumento dell’età pensionabile”.

In questo periodo di moratoria potrebbero essere studiate le necessarie soluzioni per almeno tamponare gli effetti più dannosi del rialzo. Da parte del governo, l’ipotesi più accreditata sembra essere quella di una conferma dell’aumento a 67 anni “in cambio” di un sostanzioso allargamento della platea dell’Ape social (destinata alle categorie di lavoratori impegnati in attività gravose). Un’ipotesi che di certo non entusiasma la Cgil. “Occorre non fare confusione con l'Ape social, che rappresenta un intervento straordinario, temporaneo, e nulla ha a che fare con la relazione tra professione e aspettativa di vita” ha commentato il segretario generale Camusso, ricordando che “gli operai edili, ad esempio, hanno difficoltà di accesso all'Ape, mentre il loro rischio sul lavoro aumenta molto dopo una certa età”. Per il leader sindacale l’Ape social è uno “strumento diverso, finanziato ad hoc, di natura assistenziale, che seppure utile ha i suoi difetti e tanti paletti. Qui, invece, bisogna uscire dall’emergenza perenne e intervenire con regole strutturali”.

In questa partita, infine, va anche considerato il pressing in favore del rialzo operato, da un lato, dalla Ragioneria generale dello Stato e dall'Inps, che denunciano l’alto costo economico dell’eventuale sospensione, dall’altro lato, dell’Unione Europea, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al governo italiano invitandolo a mantenere ferma la linea del rigore finanziario. Quest’ultima infatti, mediante una missiva del vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, ha chiesto chiarimenti al ministro dell’Economia Padoan sulla legge di bilancio, rilevando un buco nei conti pubblici di 1,7 miliardi di euro.