"Sono necessarie alcune precisazioni sui dati pubblicati nel rapporto Ocse 'Government at a Glance 2013' che riguardano gli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione italiana". Lo precisa un comunicato del dipartimento della Funzione Pubblica, che ha pubblicato sul suo sito istituzionale una nota metodologica nella quale punta a chiarire i criteri utilizzati dall’organizzazione con sede a Parigi, secondo cui i senior manager della pubblica amministrazione centrale italiana sono i più pagati dell'area con uno stipendio medio di 650mila dollari, oltre 250mila in più dei secondi classificati (i neozelandesi con 397mila dollari) e quasi il triplo della media Ocse (232 mila dollari).

"La rilevazione - afferma il dicastero - è stata compiuta su soli sei ministeri, quelli in comune tra tutti i paesi europei. I valori più alti rilevati dall’Ocse sono riferiti a casi molto limitati relativi a posizione di vertice, mentre per quanto riguarda le altre categorie dirigenziali i dati sono ampiamente in linea con la media dei paesi Ocse. Nel calcolo dei valori, oltre alla retribuzione lorda del dirigente, sono stati inclusi inoltre i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, che sono molto più alti in Italia rispetto a tutti gli altri paesi considerati, su percentuali vicine al 40%".

Così conclude la nota: "Si tratta in ogni caso di dati riferiti all’anno 2011, che non possono dunque tenere conto del drastico intervento legislativo fatto successivamente. Nel 2012 infatti è stato istituito un tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici, sottoposto alla verifica degli organi di controllo competenti tra i quali la Corte di Conti, che non permette di superare, anche cumulando, il trattamento economico del Primo presidente della Corte di Cassazione, attestato a 302.937 euro annui lordi".