Venti anni fa, precisamente il 7 maggio del 1998, la Cgil faceva nascere Nidil, Nuove identità di lavoro, struttura sindacale concepita per dare rappresentanza a chi è senza tutele e privo di una rete di protezione sociale: dai collaboratori ai consulenti, agli interinali. Da allora, il mondo del lavoro ha sperimentato cambiamenti importanti, non tutti positivi, e tuttavia in nessuna occasione è mancata l’azione di tutela nei confronti di questi particolari rapporti di impiego non standard da parte di Nidil. Per ragionare sul tempo trascorso, sui pregi e i limiti della sua azione e sulle sfide che la impegnano ancora oggi ogni giorno, Nidil ha deciso di riunire questo pomeriggio (24 maggio) tutti gli attori di questi 20 anni: da chi ebbe la responsabilità della scelta a quelli che sono stati chiamati a dirigere la struttura sindacale: Carlo Ghezzi, Cesare Minghini, Emilio Viafora, Filomena Trizio e Claudio Treves. L’appuntamento è a Roma, a partire dalle 15,30, presso l’Hotel Eurostars Roma Aeterna.

“La storia della nostra organizzazione – spiega a Rassegna Claudio Treves, segretario generale di Nidil – ha accompagnato la trasformazione del lavoro per come si è dipanata in Italia in questi 20 anni. La sua nascita ha coinciso con la piena operatività del pacchetto Treu e delle norme della riforma Dini e, quindi, con l'idea che il mercato del lavoro fosse non più riconducibile solo alle quattro tipologie tradizionali, e cioè il tempo indeterminato, il tempo determinato, il part time e l'apprendistato, ma che fosse attraversato da forme diverse, a cominciare dalla somministrazione, che allora si chiamava lavoro temporaneo o interinale, nella sua costruzione una novità assoluta, perché anziché configurarsi come un rapporto diretto è intermediato legalmente, e dal lavoro parasubordinato, uno stranissimo mondo di figure non propriamente dipendenti, né autonome. Una sorta di terra di mezzo”.

Rassegna Il tentativo da parte della Cgil di dare voce e rappresentanza a un universo lavorativo emergente…

Treves Sì, con la consapevolezza che si dovesse favorire la nascita di una forma anomala di rappresentanza, non una federazione di categoria in senso compiuto. La scelta fu quella di far prevalere, non avendo Nidil rappresentanza diretta di persone in carne e ossa, la presenza organizzativa della confederazione, che poi si articola in confederazione intesa come struttura orizzontale e come espressione delle categorie. È stato questo l'imprinting, potremmo dire usando un termine dell'evoluzionismo, che ha attraversato questi 20 anni di attività, in cui naturalmente si è poco a poco e sempre più rafforzata l'espressione diretta dei lavoratori che a quelle categorie appartengono, anche per una ragione che è probabilmente quella decisiva, ovverosia che quella che si pensava essere – anche prima della crisi, ma soprattutto dopo – una condizione di natura temporanea e transitoria delle persone, si pensi a un contratto di somministrazione affrontato con la sostanziale certezza che si trattasse semplicemente di un periodo di prova, è diventata una condizione di medio-lungo periodo. Questo importante passaggio di fase spiega il motivo per cui da categoria quasi residuale nell'organizzazione Cgil, chiudiamo il 2017, forti quindi di un dato del tesseramento buono per il congresso del prossimo gennaio, con un risultato di tutto rispetto, vale a dire 103.771 iscritti.

Rassegna
 Numeri da categoria importante.

Treves
 Diciamo da categoria a tutti gli effetti e, cosa fondamentale, la voglio dire anche a costo di apparire un po' corporativo, non più l'ultima, ma neanche la penultima nella graduatoria. La qual cosa spesso ha determinato sconcerto nell'organizzazione. Reazione non del tutto giustificata, se solo si guarda con una qualche attenzione al fatto che le categorie che crescono di più in casa Cgil sono la Filcams e noi, ovverosia quelle dove si annida la maggior parte del lavoro temporaneo e precario. Il che da un lato è una risposta a tutti quelli che continuano a raffigurare questa organizzazione come composta quasi esclusivamente di vecchi e di pensionati, ma dall'altro è un campanello d'allarme su che cosa è oggi il mondo del lavoro e quanta fatica l'organizzazione sindacale fa per rappresentarlo, considerando anche il fatto che dal punto di vista della durata della loro iscrizione e quindi anche dell'apporto economico fornito, gli iscritti di cui stiamo parlando sono molto spesso di brevissimo periodo.

Rassegna Quanto è stato utile, nel ventennio appena trascorso, il ruolo svolto da Nidil?

Treves Molto utile. Lo dico non solo per onor di ruolo, ma perché ne sono davvero convinto. Da un lato, per tutte le ragioni che abbiamo sin qui sviscerato e, dall’altro, per ragioni tutte interne alla nostra organizzazione. Nel sostenere ciò, non posso nascondere anche un certo rammarico: mi riferisco al fatto che, probabilmente, gli esiti sarebbero stati ancora migliori se avessimo chiuso prima una discussione che è riaffiorata in tutti questi anni, specialmente alle scadenze congressuali, tutta centrata sul quesito se Nidil dovesse esistere oppure no. Fortunatamente, noi abbiamo costruito nel tempo rapporti sufficientemente consolidati con una serie di categorie in giro per l'Italia e questa per noi è la cifra essenziale, perché o si lavora insieme, con l’intento di ricostruire il ciclo dell'organizzazione del lavoro, ricomponendo quello che la globalizzazione e la crisi hanno scomposto e spesso contrapposto, oppure ci condanniamo alla marginalità o, peggio, all’inutilità.