“Il Piano del lavoro per noi è stato anche un’occasione di incontro, di partecipazione e di alleanze, centrali e territoriali, sia con le altre parti sociali che con le organizzazioni della società civile”. Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, fa il punto sull’attuazione – a poco più di un anno di distanza dal suo varo – del Piano del lavoro elaborato e messo in campo dall’organizzazione di via Buonarroti. “Il nostro piano – prosegue Di Berardino – si è retto su tre questioni fondamentali: l’idea di sviluppo sostenibile e partecipativo, la contrattazione territoriale, sia per la promozione di sviluppo locale, sia per il sociale, la convinzione che esistano, pur dentro la crisi, risorse economiche pubbliche per attivare interventi di sviluppo capaci di funzionare anche da innesco per i finanziamenti privati”.

Rassegna Presentato ufficialmente il 4 dicembre 2013, il Piano del lavoro della Cgil di Roma e Lazio è articolato in 12 linee di intervento – dalla banda larga ai trasporti e mobilità, dalla politica dei rifiuti al terzo settore – e sviluppato su un’analisi preliminare degli assetti produttivi e sociali del territorio. Tra i tanti aspetti che hanno segnato la vostra esperienza di lavoro su questo specifico versante, quale metteresti maggiormente in rilievo?

Di Berardino Senza dubbio l’impostazione fortemente partecipativa, in modo particolare delle categorie e delle Camere del lavoro. In tutte queste strutture si sono realizzati Piani del lavoro coerenti con la proposta regionale. Sulla base di tale impostazione, abbiamo promosso una vertenzialità e una trattativa in primo luogo con la Regione Lazio.

Rassegna Quando parli di vertenzialità, immagino tu ti riferisca in concreto ad accordi e a tavoli negoziali…

Di Berardino Certo, siamo arrivati a sottoscrivere unitariamente nell’aprile 2014 un accordo sul Patto per lo sviluppo e l’occupazione con la Regione Lazio insieme ad altri 22 soggetti e, quindi, con tutte le parti datoriali. Quello che in realtà abbiamo fatto è stato istituzionalizzare e contrattare il nostro Piano del lavoro, poiché quasi tutti i suoi contenuti sono stati riportati nel patto; conseguentemente, abbiamo dato vita ad alcune scelte territoriali e decentrate.

Rassegna Puoi ricordarcene qualcuna?

Di Berardino L’elenco sarebbe lunghissimo. Mi limito qui a citare l’accordo di programma di sviluppo dell’area industriale Frosinone-Anagni, quello per il rilancio dell’area industriale di Rieti, l’apertura del tavolo per il rilancio industriale di Latina, il protocollo di intesa per l’area industriale di Civita Castellana, il progetto territoriale di sviluppo della Valle dell’Aniene, con un importante finanziamento della Regione Lazio, il progetto per lo sviluppo del porto di Civitavecchia, sia per i mezzi che per i passeggeri.

Rassegna Questo è l’elenco delle cose già fatte. Per quanto riguarda invece i progetti in itinere?

Di Berardino Sono in corso gli approfondimenti per il progetto sul programma di reindustrializzazione e riposizionamento competitivo dell’industria del Lazio, a partire dalla riqualificazione dei siti industriali dismessi e dal sostegno alle reti di impresa, anche utilizzando bandi di gara a livello europeo. Ma non solo: proprio ieri, 9 aprile, la Regione Lazio ha presentato il Piano energetico, che rappresenta uno dei punti centrali del nostro Piano del lavoro; mentre su tutt’altro versante, abbiamo richiesto la realizzazione di un protocollo sugli appalti, in modo particolare sulle regole e sui diritti dei lavoratori, da cui far nascere una legge regionale. Attualmente, a partire dalle categorie del commercio e del pubblico impiego, stiamo cercando, attraverso la contrattazione, di sterilizzare gli effetti del Jobs Act sul cambio di appalto.

Rassegna Avete messo in piedi un qualche strumento di verifica delle attività scaturite dal Piano del lavoro?

Di Berardino Da due anni a questa parte, con la facoltà di Economia della Sapienza, verifichiamo l’andamento dell’attuazione del Piano del lavoro. La prima verifica è dell’ottobre 2014; da allora ci siamo avvalsi di opportuni indici costruiti con l’associazione Sbilanciamoci e il centro di ricerca Eures. Da queste analisi si evince che laddove non si sono svolte le trattative non è stato possibile raggiungere nessun risultato utile per i lavoratori, per i pensionati e per i cittadini in generale; così come dove si sono approvati bilanci e compiute scelte amministrative senza il confronto con le organizzazioni sindacali non ci sono state risposte ai bisogni delle persone e del territorio.

Rassegna Hanno influenzato in qualche modo, i contenuti del Piano del lavoro, le scelte interne all’organizzazione?

Di Berardino Sì, soprattutto sulla formazione del gruppo dirigente circa i temi dell’innovazione, ma anche della partecipazione e della contrattazione sociale e territoriale; a questo riguardo, è bene segnalare che è già in corso un’apposita formazione per tutto il gruppo dirigente. Ma anche la nostra rimodulazione delle Camere del lavoro, che abbiamo concluso lo scorso 31 marzo, risponde al progetto politico di un Piano del lavoro fortemente ancorato al territorio e al luogo di lavoro, per realizzare un vero e proprio policentrismo.

Rassegna Dalle tue parole sembra emergere un bilancio completamente in attivo. Possibile che non ci sia nemmeno un aspetto negativo da segnalare?

Di Berardino Manca ancora il confronto con la maggior parte dell’istituzioni locali, a partire dal Comune di Roma. È vero che la giunta capitolina è stata investita da un pesante piano di risanamento dopo la giunta Alemanno, ma registriamo che manca anche la disponibilità alla contrattazione. Quest’ultimo strumento è oggettivamente indebolito anche dalle scelte dei governi, compreso quello in carica, che – tagliando le risorse ai Comuni – di fatto prosciuga la possibilità di contrattare; in alcuni casi, riusciamo solo a definire scelte di redistribuzione delle risorse assegnate senza produrre significativi investimenti. Ecco perché, a partire da Roma e utilizzando gli strumenti che noi come sindacato abbiamo a disposizione, metteremo in campo possibilmente unitariamente una mobilitazione per rilanciare i temi del nostro Piano del lavoro e in modo particolare quelli dello sviluppo e dell’occupazione.