“Sulle cifre non ci sono certezze assolute, ma sono sicuramente numeri imponenti e non sono paragonabili – come del resto quelle dell’evasione fiscale e dell’economia sommersa – con quelle dei grandi paesi d’Europa e del mondo”. Con Danilo Barbi, segretario confederale Cgil, ragioniamo sul fenomeno “costi della corruzione” e su quello che c’è dietro.

Rassegna L’Italia ha dei ben tristi primati…

Barbi Parte della crisi italiana ha quest’origine. Non va mai sottovalutato questo fatto. Chi ragiona sulla produttività del paese, sulla difficoltà a fare sviluppo, sulla bassa crescita che per tanti anni ha preceduto la crisi, non dovrebbe mai sottacere che uno dei primi elementi da perseguire per attrarre investimenti dall’estero e sviluppare quelli interni, per rilanciare l’occupazione e i redditi è proprio una lotta senza quartiere per la legalità economica.

Rassegna In gioco, insomma, è l’affidabilità di un paese…

Barbi Questa diffusa illegalità non è tanto o solo un condizionamento etico – è anche quello –: è un dazio economico pesantissimo per il paese. C’è una distrazione di risorse rilevantissime. 

Rassegna Risorse pubbliche…

Barbi Bisognerebbe fare un ragionamento sulla natura della spesa pubblica in Italia. Qui da noi c’è una forma particolare di quello che è stato chiamato nella letteratura economica il keynesianesimo bastardo o il keynesianesimo privatizzato. È un fenomeno patologico, non di alta spesa pubblica, ma di spesa pubblica inefficiente. La spesa pubblica italiana non è stata mai superiore a quella di altri grandi paesi a noi paragonabili. Anzi. Il primo problema dietro il mancato sviluppo del paese è quello delle entrate. Però la qualità della spesa pubblica è l’altro grande problema dello sviluppo.

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La corruzione fa costare di più le opere…

Barbi Non solo. Riguarda anche l’esistenza delle opere: non solo quanto costano e come le fai, ma anche quali fai, di opere. Quello che mi ha colpito di più della vicenda del Mose è che si tratta di un sistema non più di corruzione “sul mercato”, ma di corruzione “preventiva”, strutturale. Che addirittura andava a cercare il generale della Finanza non per non farsi fare i controlli, ma per farsi fare i controlli che voleva… O che pagava una serie di persone senza chiedere nulla in cambio – almeno all’inizio…

Rassegna Un sistema senza precedenti…

Barbi Non so se ci siano precedenti, ma si tratta comunque di un metodo assai sofisticato. Che sfrutta una realtà in cui non erano previsti controlli da parte delle comunità locali. Anche questo conta.

Rassegna Il commissario alla corruzione Cantone ha avanzato delle proposte importanti per combattere il fenomeno.

Barbi Sì, mi sembra ci sia un salto di qualità. Il fatto che ci debba essere, per un appalto acquisito con episodi corruttivi, la perdita secca della titolarità, senza alcuna possibilità di rivalsa da parte dell’azienda corruttrice è decisivo.

Rassegna Non ci sono rischi per i lavoratori, di quelle aziende e di quegli appalti?

Barbi I lavoratori e i loro diritti non possono essere usati come scudi umani, anche se qualcuno, a volte, tenta di farlo. Il sindacato confederale in casi del genere pensa a difendere anche i princìpi, oltre ai lavoratori. Se c’è bisogno in vicende traumatiche di tutele straordinarie, ci sono gli istituti, come la cassa in deroga, che possono venire incontro a eventuali necessità. Ma la legislazione non deve permettere che i lavoratori vengano utilizzati dai corruttori scoperti. Si può fare, ci sono molti modi per farlo. Basta avere chiaro il problema e tenerlo ben presente.

Rassegna Questo paese è passato, vent’anni e più fa, attraverso un fenomeno come Tangentopoli. Che però non ci ha vaccinato dal virus corruzione. Da anni si diceva che il fenomeno era tornato, in proporzioni massicce. Fino all’esplosione di queste settimane. Ma del resto, in tutti questi anni, c’è stato chi come Berlusconi ha lavorato per alleggerire le pene in materia. Ricevendo il voto di tanti e tanti italiani. Insomma, è un fenomeno assai complesso…

Barbi E anche contraddittorio. La crisi dei partiti di massa, anche a causa di Tangentopoli, ha favorito l’emergere di meccanismi in parte plebiscitari, che hanno prodotto una cultura dell’impunità: l’abolizione del falso in bilancio, 18 forme di condoni, negli anni di governo del centrodestra. Su questo bisognerebbe riflettere di più. Io credo che la legalità andrebbe legata di più a una discussione sullo sviluppo, sui modi in cui operi per far sviluppare un paese. Se tieni bene a mente che un paese che punta sulla legalità è un paese che cresce di più e meglio, allora capisci che il problema alcune volte non è solo il cambiamento generico, ma un cambiamento con una certa qualità. Dagli anni novanta si uscì con la cosiddetta Seconda Repubblica, che però era basata più sull’idea dei difetti della prima che su proprie virtù. La discussione fu allora poco profonda: se la prendeva con una serie di comportamenti, pensando che il problema fosse solo quello lì, quello che appariva, e non qualcosa di più profondo, come in effetti era. Era un limite invece antico di questo paese, sullo spirito pubblico, sul rispetto reciproco, sulla statualità. Si cercò in qualche modo un capro espiatorio, invece di fare una lunga discussione che avrebbe dovuto riguardare, appunto, la legalità e lo sviluppo. Una discussione critica e autocritica.

Rassegna Oggi questi fenomeni si ripresentano, se è possibile, ancora più gravi…

Barbi Questo rende la discussione cui accennavo ancora più necessaria. Oggi si parla tanto della necessità di cambiamento. Bisogna anche dire quale cambiamento. Se si collegano i fattori sociali e istituzionali con quelli economici e politici, si capisce meglio non solo qual è la strada da abbandonare, ma anche quella da prendere.