I cani da guardia delle istituzioni locali sono sempre più in rete, anche se i loro denti sembrano non essere ancora abbastanza aguzzi. Il giornalismo d'inchiesta in Itala si fa sempre più in rete, ma il problema resta sempre lo stesso: i finanziamenti.

Sono online i risultati della ricerca Watchdog 2012, quinto rapporto promosso dall'osservatorio e network Altratv.tv per fotografare le web tv e le testate digitali "cani da guardia" del territorio. La ricerca, quest'anno, offre numeri in chiaroscuro per la rete che fa inchiesta, che propone denunce, che veicola iniziative di pubblica utilità.

Dalla fotografia emergono alcuni elementi positivi: la filiera digitale che denuncia si professionalizza sempre più, si digitalizzano le inchieste, anche con l'adozione di microcamere nascoste, e si registra di fatto una maggiore collaborazione con le amministrazioni locali. Eppure gli investimenti restano ancora troppo contenuti, e la partecipazione attiva dei cittadini è ancora troppo bassa.

Ad occuparsi maggiormente di inchiesta sono però soprattutto le web tv territoriali (88%) rispetto alle community (12%). Spesso le iniziative digitali nascono per volontà di cittadini (45%) o di istituzioni pubbliche (15%), ma crescono anche le esperienze di associazioni, aziende e gruppi di interesse (40%).

I watchdogger godono del patrocinio di enti pubblici per il 64% dei casi, ma ricevono ancora deboli approvvigionamenti economici: solo il 22% delle antenne ottiene incentivi dal pubblico, il 12% gode di finanziamenti europei e l'8% ha rapporti economici con privati. Ma a fare la parte del leone e' ancora la formula dell'autofinanziamento (vale per il 60% dei casi analizzati), che si esplicita attraverso sottoscrizioni, donazioni o operazioni di crowdfunding.

Le redazioni, però, non sono ancora mature per formule di specializzazione interna e così nel 64% dei casi per le inchieste non ci sono in redazione figure specializzate. Quasi una web Tv su tre dedica più della metà della programmazione alle denunce (precisamente 22%), mentre un 7% ne dedica quasi la totalità. Aumenta comunque la capacità di monitorare l'oggetto della denuncia: l'82% delle antenne segue sempre o quasi sempre l'evolversi dei fatti (il noto "come è andata a finire?").

Nei contenuti di denuncia si prediligono i generi delle interviste (82%). A seguire dibattiti (55%), servizi giornalisti (72%) e reportage (48%). Quasi la totalità delle tv online, però, ha a disposizione telecamere digitali semi-professionali o professionali (88%) e si registra un incremento delle microcamere nascoste (21%).

Resta bassa, però, la possibilità di inserire contributi video di denuncia autoprodotti dai cittadini-users: solo il 42% delle piattaforme lo consente. Denunce prevalentemente "social": i contributi video relativi alla tematica di denuncia vengono postati anche su Facebook (91%), su Twitter (84%), su altri social network (6%).

Infine si incrementa il numero di siti web che caricano video anche su piattaforme di videosharing: l'88% adotta YouTube, il 30% Vimeo. Rispetto ai tradizionali mezzi di comunicazione l'antenna si pone come strumento prevalentemente indipendente (92%), integrativo (88%) o alternativo (56%) rispetto ai media generalisti.