“La geotermia rappresenta una risorsa naturale rinnovabile di energia pressoché inesauribile, capace di apportare un contributo fondamentale, sia in termini quantitativi, sia di impatto, per lo sviluppo di politiche energetiche ‘low carbon’ e per contribuire al contrasto dei cambiamenti climatici. In Toscana, attualmente, l’energia prodotta dalle 'coltivazioni' geotermiche copre oltre il 30% del fabbisogno elettrico regionale. È in atto nella regione l’individuazione e la valutazione di ulteriori aree di coltivazione geotermica attraverso la concessione di permessi di ricerca conferiti a varie società operanti nel campo energetico. Tali procedure hanno incontrato e stanno incontrando numerose resistenze dovute soprattutto al timore che tali nuovi insediamenti possano provocare danni alla salute dei cittadini, alla tutela ambientale e paesaggistica delle aree interessate”. È quanto affermano Maurizio Brotini e Simone Porzio, della Cgil Toscana, Fabio Berni, Filctem Toscana, e Giulia Bartoli, Fillea Toscana.

“Le recenti prese di posizione e d'iniziativa legislativa sulla questione, tra le quali una proposta di moratoria, provenienti da forze politiche in seno al Consiglio regionale, sia di maggioranza sia di opposizione, evidenziano come la politica non riesca a fornire un percorso chiaro e condiviso di medio-lungo periodo riguardo alla valorizzazione della risorsa geotermica. Come Cgil riteniamo, invece, siano maturi i tempi affinché la Regione intervenga da subito, pretendendo dai concessionari presenti e futuri che il ricorso alla geotermia sia valorizzato, non solo sotto il profilo più generale del risparmio e dell’autonomia energetica, ma soprattutto sull’aumento e reimpiego dei canoni concessori, per incentivare gli insediamenti produttivi ad investire maggiori risorse sul territorio toscano anche attraverso una riduzione dei costi energetici, assicurando in questo modo maggiori investimenti per sviluppo, nuova occupazione e riduzione delle diseguaglianze territoriali”, continua il sindacato.

“È altresì rilevante che lo sviluppo di questa importante fonte energetica sia realizzato intervenendo sulle molteplici ricadute positive a favore delle comunità e dei territori attraverso un'attenta valutazione, caso per caso, della migliore tipologia di coltivazione tra bassa, media e alta entalpia, con impianti a ciclo binario oltre a quelli tradizionali, attraverso l’impiego di una parte importante della ricchezza prodotta in agevolazioni tariffarie e migliori servizi, quali, ad esempio, teleriscaldamento ad uso domestico e agricolo, banda larga, maggiori risorse per i Comuni finalizzate a interventi a sostegno dello sviluppo delle vocazioni dei territori, quali ad esempio quello agricolo, forestale e turistico e quindi anche allo sviluppo dell’occupazione, non solo collegata alla gestione delle centrali”, prosegue la Cgil regionale.

“Per attuare tutto ciò, la Cgil ritiene indispensabile garantire la più ampia trasparenza e rigore scientifico al controllo dell’impatto degli insediamenti geotermici sulla salute e l’ambiente, soprattutto attraverso il massimo coinvolgimento e condivisione delle comunità, con adeguate modalità di diffusione e comunicazione, con dati e rilevazioni scientifiche ‘super partes’ e attraverso soluzioni tecniche e infrastrutturali che assicurino il minor impatto degli insediamenti anche sul piano paesaggistico. Pertanto, sarebbe auspicabile istituire un osservatorio di monitoraggio e ricerca a salvaguardia della salute e dell’ambiente, composto, oltre che dai soggetti istituzionali, anche dalle parti sociali, dalle associazioni ambientaliste e dai comitati di cittadini maggiormente rappresentativi. In tal senso la Cgil ritiene utile che qualsiasi innovazione volta a mitigare le ricadute negative prodotte dalle emissioni delle coltivazioni e dal loro funzionamento sia fatta condividere e applicata anche alle altre aziende concessionarie”, aggiungono i sindacalisti.

“La geotermia deve costituire un'importante opportunità di sviluppo e incremento socio-economico dell’occupazione riguardando molteplici attività e professionalità indispensabili per la costruzione, manutenzione e gestioni degli impianti fino alla ricerca scientifica e all’innovazione, garantendo l’affidabilità e la solidità delle aziende che richiedono le concessioni e l’uniformità di adeguate condizioni lavorative e di sicurezza, a prescindere dagli inquadramenti contrattuali e dai diversi datori di lavoro, ricomprendendo l’intera filiera lavorativa a partire dalla sperimentazione di forme di coordinamento dei rappresentanti per la sicurezza per tutti i lavoratori coinvolti a vario titolo nell’insediamento produttivo”, concludono le varie sigle.