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È una giornata molto importante per l’Ilva di Taranto quella di oggi (martedì 12 luglio). Alla Camera dei deputati inizia la discussione sul decreto legge 98/2016, il decimo in quattro anni sull’Ilva (il primo è del dicembre 2012), che è già stato approvato dalle Commissioni competenti (Ambiente e Attività produttive). In piazza Montecitorio, invece, manifestano i lavoratori: una mobilitazione, indetta da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil tarantine, che proseguirà giovedì 14 luglio con uno sciopero di quattro ore e un presidio in Prefettura durante una visita all’impianto della Commissione Ambiente del Parlamento europeo.
A tenere in ansia i sindacati non è solo la vendita dello stabilimento, ma anche il decimo provvedimento sull’Ilva. “Vogliamo mandare un segnale al Parlamento, ribadire tutte le nostre preoccupazioni sul decreto e dire, al tempo stesso, che risanamento ambientale dell'acciaieria e tutela dei posti di lavoro sono per noi questioni ineludibili” commenta il segretario della Fiom Cgil provinciale Giuseppe Romano. I tempi per l’approvazione del provvedimento sono stretti: dopo il passaggio della Camera il decreto arriverà in Senato, lì dovrà essere convertito in legge entro lunedì 8 agosto.
I sindacati, in particolare, esprimono perplessità su alcuni aspetti del decreto. Perplessità che, formalizzate in una piattaforma unitaria, hanno presentato mercoledì 6 luglio ai presidenti delle Commissioni competenti della Camera (Ermete Realacci e Guglielmo Epifani). Fondamentali sono due aspetti: che il piano industriale tenga conto delle indicazioni previste dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e che non si incida sulla tenuta dei livelli occupazionali. Un aspetto, quest’ultimo, che impensierisce non poco i sindacati, viste le prospettive non proprio esaltanti annunciate dalle due cordate rimaste in campo per l'acquisizione del gruppo (la Am Investco Italy, composta di Arcelor Mittal e Marcegaglia; la AcciaItalia, di Arvedi, Cassa depositi e prestiti e Delfin)
“Abbiamo espresso un giudizio negativo sul decreto perché è l'ennesimo provvedimento che sposta di un anno e mezzo la vendita e lascia l'Ilva in questa terra di interregno” spiega il responsabile della Fiom Cgil nazionale per la siderurgia Rosario Rappa: “Sono stati introdotti elementi che non condividiamo, come lo spostamento a 18 mesi dei termini per l'ambientalizzazione. La questione ambientale a Taranto è la condizione preliminare per mantenere il sito produttivo”. Preoccupa, come si diceva, anche la questione dei posti di lavoro. “Ancora non abbiamo segnali netti da parte del governo” conclude Rappa: “Ci sono le due cordate che hanno consegnato in busta chiusa le offerte per rilevare l'Ilva, ma ci sono ancora incertezze sul piano industriale e occupazionale”.