Gli studenti non sono al riparo degli infortuni, eppure non tutti sono assicurati contro questo rischio. In Italia, infatti, vige un sistema di tutela che esclude gli alunni delle scuole dell’infanzia e tutti i casi di infortuni in itinere, cioè quelli che avvengono nel percorso “casa-scuola” e viceversa. L’ombrello di protezione Inail viene riconosciuto solo quando gli studenti e i docenti svolgono esercitazioni pratiche nei laboratori, oppure durante le ore di attività motoria.

Forse è anche per questo che il numero di denunce è assai irrisorio, circa 80 mila ogni anno su una platea complessiva di studenti di oltre 10 milioni, con una percentuale di accoglimento delle richieste di tutela del 57,5 per cento. Lo stesso andamento si registra tra i docenti delle scuole pubbliche e private: a fronte di 10 mila denunce pervenute all’Inail, corrisponde una platea di assicurabili di 873 mila insegnanti.

Dati che, secondo il presidente del Civ Inail, Francesco Rampi, rende il ruolo dell’istituto, in termini assicurativi, “marginale”. Per questa ragione l’Inca si unisce alla sfida lanciata dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’istituto: prevedere una nuova modalità di assicurazione per facilitare l’estensione delle tutele e incoraggiare, con la formazione, anche una nuova cultura della sicurezza e della prevenzione partendo dai banchi di scuola. “Per il nostro patronato – afferma Silvino Candeloro, del collegio di presidenza Inca – è importante che siano previsti momenti sia di formazione teorica, sia di addestramento pratico, comprendendo anche l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza individuali, necessari per ridurre al minimo i rischi infortunistici”.

In sostanza, l’assunto dal quale partire è quello di vedere la scuola come luogo dove si formano i futuri lavoratori. Con questo intento il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inail lancia una proposta per avviare percorsi formativi rivolti agli studenti che frequentano gli ultimi tre anni di istruzione secondaria, per i quali è diventato obbligatorio il progetto di alternanza scuola-lavoro. Un’iniziativa che a regime dovrebbe interessare circa un milione e 500 mila giovani. “È una straordinaria occasione – spiega Rampi – per avviare un percorso sperimentale finalizzato a incoraggiare gli studenti di oggi-lavoratori di domani ad acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi, partendo da una conoscenza che potranno utilizzare quando entreranno nel mondo del lavoro”.

Per realizzare il progetto servono risorse, ed è per questa ragione che il Civ dell’Inail, candidandosi a “formare i formatori”, rivolge un invito al governo affinché si attivi, prevedendo stanziamenti adeguati, già a partire dalla legge di stabilità 2017, per avviare una prima fase sperimentale che investa su quegli studenti che saranno coinvolti obbligatoriamente nel percorso alternanza scuola lavoro”.

Per l’Inail, la situazione attuale presenta alcune gravi lacune, a cominciare dall’esclusione degli alunni delle scuole dell’infanzia e di tutti gli infortuni in itinere. “I docenti e gli studenti delle scuole pubbliche e private – spiega Achille Massenti, consigliere del Civ Inail – hanno requisiti di assicurabilità se, in via non occasionale, ma in modo abituale e sistematico fanno uso di macchine elettriche, quali possono essere videoterminali o computer, oppure quando sono direttamente adibiti a esperienze tecnico-scientifiche, a esercitazioni pratiche e di lavoro, oppure ancora in occasioni di viaggi e durante le ore di ginnastica”.

Quello che vige in Italia è un sistema troppo selettivo che finisce per lasciare scoperti moltissimi studenti, ma anche docenti”, afferma Candeloro. Il patronato della Cgil ricorda che la copertura assicurativa nelle scuole statali è garantita con la forma di “gestione per conto”, vale a dire che gli istituti scolastici non pagano alcun premio e lo Stato interviene (attraverso l’Inail) solo a fronte di eventi infortunistici. Mentre gli istituti scolastici privati provvedono, a macchia di leopardo, con polizze assicurative a carico delle famiglie”.

Nel presentare la sua proposta, il Civ dell’Inail prende a riferimento il sistema tedesco, che tutela attualmente 17 milioni di bambini e di giovani, compresi quelli che frequentano asili nido e giardini d’infanzia e gli studenti di ogni ordine e grado. Nel 2015, riferisce Renate Colella, direttrice rapporti istituzionali del Dguv (Deutsche Gesetzliche Unfallversicherung), si sono verificati un milione e 354.777 infortuni soggetti a obbligo di denuncia; di questi, 110.200 sono quelli occorsi nel tragitto tra casa e scuola, mentre gli eventi mortali sono stati 21 all’interno delle scuole e 40 quelli in itinere.

Complessivamente, le nuove rendite costituite nel 2015 sono state 789. L’esperienza tedesca ha affidato all’assicurazione dei dipendenti pubblici di ciascun Land il compito di gestire la tutela per soggetti che svolgono “non professionalmente” attività sociale o di utilità sociale, comprendendo quindi, gli alunni, gli studenti e gli universitari. E il costo medio del premio pro capite è solo di 29 euro all’anno.

Pur non potendo importare tout court il modello tedesco alla realtà italiana – osserva Candeloro –, sarebbe auspicabile che attraverso un’opera di formazione e di revisione del sistema antinfortunistico si formi una nuova cultura della sicurezza e della prevenzione e una più estesa tutela degli insegnanti e degli studenti, che rappresentano una risorsa importante per mettere a frutto le potenzialità di un progetto di istruzione collegato veramente al mondo del lavoro”.