Ieri il Senato ha dato il via libera, in seconda lettura, al ddl costituzionale 813/b che istituisce il comitato per le riforme istituzionali, con il compito di riscrivere quattro titoli della Carta, il primo, il secondo, il terzo e il quinto, e riformare quindi l'architettura dello Stato. Un procedimento di modifica della Costituzione che non piace alla Cgil, perchè ignora quanto disposto dalla stessa carta all'articolo 138. 

"Il disegno di legge verrà approvato – afferma Giordana Pallone, dell'Ufficio riforme istituzionali della Cgil ai microfoni di "Italia Parla", su RadioArticolo1 .–, si presume, anche dalla Camera, e a gennaio potrebbe essere istituita  questa commissione parlamentare, una sorta di bicamerale, che presenterà poi a tutte le aule parlamentari alcune modifiche che potranno interessare quattro titoli della Carta, tutti quelli che concernono la forma di Governo, la presidenza della Repubblica, il procedimento legislativo e il titolo quinto sull'effetto territoriale dello Stato, le regioni e le autonomie locali. Tale commissione sarà composta da 42 componenti delle commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, più i due presidenti. Il ddl prevede anche un cronoprogramma abbastanza stretto e serrato, perchè tra una'approvazione e l'altra alla Camera e al Senato non passano più tre mesi, come previsto all'articolo 138 della Carta, ma appena 45 giorni: una vera e propria deroga alla Costituzione vigente. Inoltre, il cronoprogramma stabilisce che il comitato dei 42 concluda i suoi lavori entro sei mesi, e dunque entro l'estate 2014 potrebbero già essere pronti i primi progetti da presentare alle aule".

La Cgil, però, è contraria al ddl di modifica della Carta. "La nostra contrarietà è di principio – spiega Pallone –; non si può derogare a una norma che ti dice come puoi cambiare la Costituzione. È una questione di metodo: è disciplinata una procedura, se non va bene cambi quella procedura, non fai una deroga ad hoc. È un precedente abbastanza inquietante. L'altro elemento di contrarietà è che riduci i tempi; il che rende difficile creare una condivisione e un dibattiito lungo a approfondito nel Paese, tanto da rendere condivisibile e comprensibile a tutti quali sono le riforme che si vogliono fare. Infine, terza nostra preoccupazione, è che presentando così tante modifiche nei diversi titoli della Costituzione si potrebbe creare una difficoltà nella condivisione da parte della cittadinanza. Noi siamo sempre stati convinti, come implicitamente è definito nell'articolo 138 e riconosciuto dalla giurisprudenza, che le riforme costituzionali debbano essere omogenee, specifiche e mirate. Cosa che, solo formalmente, sembra garantire il ddl 813, perchè dice che ci saranno una o più leggi mirate sulle modifiche; non si farà, quindi, la riforma a pacchetto come nel 2005, allorquando, dopo averne stravolto i principi e i valori forndamentali, si finì con il riscrivere interamente la seconda parte della Costituzione, approvata dall'allora governo di centro-destra che mirava a introdurre un premierato forte e a fare la devolution. Un'operazione poi sconfitta con il referendum costituzionale del 26 giugno 2006, grazie anche alla nostra battaglia condotta assieme all'associazione "Salviamo la Costituzione, aggiornarla non demolirla", che, sotto la guida del presidente Scalfaro, raccolse le 500.000 firme necessarie per richiedere il referendum abrogativo.

"Oggi – rileva la dirigente della Cgil – la nostra opposizione è innanzitutto di principio e poi di merito, e come Cgil vigileremo sui lavori della commissione, per difendere principi e valori della Costituzione, contrastando ogni ipotesi di modifica non in linea con questi ultimi, che punti a stravolgere l'ordinamento della Repubblica e a rompere il sottile, ma fondamentale equilibrio di poteri tra Governo e Parlamento, avviandosi verso una strada di natura personalistica o leaderistica, con proposte di premierato o di presidenzialismo". Intendiamoci, come abbiamo scritto nel documento approvato nel Direttivo a maggio, non siamo contrari a ogni modifica dell'ordinamento costituzionale. Anzi, abbiamo presentato una nostra proposta organica in materia, con il documento intitolato 'semplificare per rafforzare', i cui pilastri, che interessano alcuni articoli della Costituzione, sono quelli relativi al superamento del bicameralismo perfetto, con l'introduzione di una Camera rappresentativa delle Regioni e delle autonomie locali. Così facendo, si otterrebbero tre vantaggi: la riduzione del numero dei parlamentari, la velocizzazione del procedimento legislativo con la fiducia monocamerale e il superamento della doppia lettura, la creazione di un luogo di codeterminazione tra Stato e Regioni. Questa è la prima delle riforme costituzionali proposte dal nostro documento. L'altra è strettamente legata alla revisione del titolo V, in particolare con la riduzione delle materie di legislazione concorrenti tra Stato e Regioni, riportandone alcune a competenza esclusiva statale, definendo per ogni voce i livelli essenziali delle prestazioni, in modo tale che non ci sia un'eccessiva discrasia nell'esercizio della fruizione di determinati diritti, a seconda della Regione in cui ci si trova. 

"Le altre riforme proposte dalla Cgil possono essere approvate - continua Pallone - o con legislazione ordinaria o con i regolamenti parlamentari: penso alla restituzione della centralità al Parlamento, aspetto che il sindacato ritiene fondamentale come luogo della rappresentanza e del confronto politico e sociale. Altro aspetto che potrebbe restituire centralità al Parlamento sono le modifiche dei regolamenti parlamentari rispetto all'iter del procedimento legislativo. Poi sarebbe utile e necessario limitare la legislazione d'urgenza e il porre continuamente la fiducia su qualsiasi procedimento di legge, con la presentazione di mozioni ed emendamenti che di fatto snaturano l'essenza stessa della vita parlamentare. Ricordiamoci che l'impianto della nostra Costituzione è infinitamente partecipativo. Penso ai poteri che vengono conferiti al Parlamento, che è il luogo principale di rappresentazna di tutta la popolazione, all'istituto del referendum, che è uno degi strumenti con cui i cittadini possono esprimere la propria opinione attraverso una raccolta significativa di firme. Per questo, nel nostro documento abbiamo sottolineato che, di fronte all'attuale crisi di legittimità istituzionale e di partecipazione politica, non si risponde restringendo gli spazi di partecipazione o lasciandosi affascinare da soluzioni leaderistiche, ma, esattamente all'opposto, allargando gli spazi di democrazia e disciplinando nel modo migliore possibile le forme di democrazia partecipativa con una legge nazionale che faccia tornare i cittadini ad essere protagonisti della vita politica del Paese", conclude Pallone.