“Si profila un accordo che manca di ambizione: sollecitiamo i leader mondiali a utilizzare il poco tempo ancora a disposizione per cercare di dare ascolto alle richieste pressanti dei sindacati e di tutto il movimento sociale per il clima”. Questo, il giudizio sostanzialmente critico della Cgil, sulla bozza di accordo presentata ieri a Parigi nel corso della Cop21. In attesa del documento definitivo, previsto per domani mattina, e in vista di una conseguente analisi più dettagliata, la confederazione di corso Italia sottolinea i punti deludenti del testo.

“L’accordo – spiega la Cgil in una nota – definisce un obiettivo di lungo periodo per mantenere la temperatura 'ben al di sotto dei 2 gradi', facendo ogni sforzo per limitare tale aumento entro il grado e mezzo. Pur sapendo che i contributi volontari al 2030, presentati dai vari governi, portano a una traiettoria al di sopra dei 3 gradi, non è previsto alcun meccanismo di revisione dei contributi, per riallinearli entro i limiti ritenuti utili per salvare la vita sul pianeta. Addirittura, i tempi per raggiungere la neutralità delle emissioni di gas a effetto serra vengono prorogati alla seconda metà del secolo”.

Per quanto riguarda le previste disposizioni finanziarie, “che indicano la cifra di 100 miliardi di dollari l’anno, come base di partenza dal 2020”, per la confederazione “restano troppo vaghe sia sulla road map per giungere a tale obiettivo, sia sui livelli di ambizione per il periodo post-2020”. Inoltre, “non si prevede nulla sul pre 2020, e non è ancora risolta la questione della differenziazione delle responsabilità. Il tema dei danni e perdite dei paesi più vulnerabili e più colpiti dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici sono citati come concetto nel testo, ma senza prevedere specifici finanziamenti per dare un aiuto concreto a questi paesi e alle popolazioni colpite”.

La Cgil esprime poi “delusione per l’esclusione del riferimento ai diritti umani nel testo dell’accordo” e ritiene “inaccettabile che il diritto alla salute, i diritti dei popoli indigeni, delle comunità migranti, dei bambini, delle persone con disabilità e dei popoli in condizioni di vulnerabilità, il diritto allo sviluppo sostenibile, l'equità di genere, empowerment delle donne e l’equità intergenerazionale siano tutti relegati nel preambolo e sottoposti alle rispettive obbligazioni dei singoli governi”.

“La giusta transizione dei lavoratori e il diritto al lavoro dignitoso non sono stati inseriti nel testo dell’accordo”, aggiunge la confederazione, criticando “duramente” questa decisione dei governi, critica già sollevata al ministro dell’Ambiente Galletti, durante un incontro informale in sede di Conferenza. “In tale incontro – si ricorda – è stata consegnata al ministro la lettera del segretario generale della Etuc, Luca Visentini, con la quale si chiedeva al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, d'includere espressamente nel testo la tutela dei diritti del lavoro e la giusta transizione dei lavoratori”.

“La Cgil in linea con la discussione del movimento sindacale globale – conclude il comunicato –, dunque, intende portare avanti la battaglia sulla giusta transizione a livello nazionale, anche attraverso la richiesta esplicita di un confronto di merito al governo italiano sul tema dei cambiamenti climatici”.