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"Un’ottima notizia". Così Nina Daita, responsabile delle politiche per la disabilità della Cgil, commenta il ricorso che è stato inviato oggi, da numerose associazioni e organizzazioni, alla Commissione europea, contro la norma del Jobs Act che generalizza la chiamata nominativa per l'assunzione delle persone con disabilità.
"L’iniziativa di carattere legale - spiega Daita - si pone l’obiettivo di ottenere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano. La norma contenuta nel Jobs Act, infatti, prevede l’innalzamento della percentuale della chiamata nominativa al 100% e abroga la norma ex ante che prevedeva il 50% di chiamate nominative per le aziende da 15 a 35 dipendenti e il 60% per quelle con più di 50 dipendenti".
"Una norma, quella del Jobs Act, - conclude Daita - che permette la legalizzazione di una specie di caporalato per l'assunzione dei lavoratori con disabilità, che consente ai datori di lavoro di scegliersi il disabile su misura, attivando un meccanismo ingiusto, discriminatorio e poco trasparente, che costringe le persone con disabilità a cercare di ottenere un lavoro come un favore e non come un diritto. Per questo richiediamo il ripristino della vecchia normativa".