Sono state consegnate ieri, all’Assessore Ottati e alle altre forze sociali componenti il tavolo di Partenariato Economico e Sociale, le prime osservazioni e proposte elaborate dalla Cgil di Basilicata e dalla Flai Cgil di Basilicata (la categoria che rappresenta i lavoratori agricoli, forestali e dell’agroindustria), sul PSR 2014-2020.

“Gli interventi e le finalità del PSR proposto dalla Regione possono essere condivise, ma sul piano strettamente operativo si rischia di disperdere in tanti rivoli una somma considerevole di risorse pubbliche. Il Documento manca in sostanza di una visione strategica”, così inizia il documento del principale sindacato lucano che richiama il Piano del Lavoro redatto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil.

La Cgil chiede “una concentrazione di risorse su alcuni specifici ambiti, che sappiano affrontare il tema dello spopolamento e della perdita di competitività del settore e che - insieme ad una valorizzazione della risorsa "bosco" - individuino "leve prioritarie" per la creazione di nuova e stabile occupazione, dipendente ed autonoma”.

In particolare le proposte della Cgil vertono su:
 

1) Spopolamento - la creazione di imprese giovanili nel settore e la trasformazione della Basilicata da terra di "passaggio" a terra di accoglienza dei flussi migratori stranieri. Da qui l’idea di affrontare il problema della mancanza della terra, e della scarsità di mezzi per i giovani che vogliano approcciarsi ad una tale sfida. La Cgil propone l’utilizzo del vasto demanio pubblico della regione, ampiamente inutilizzato, con una nuova e straordinaria riforma fondiaria per la spartizione della terra nei confronti dei giovani. La Cgil propone poi alla Regione di mettere in piedi un vero progetto di insediamento/accoglienza di comunità straniere attraverso un "Contratto locale di accoglienza", sul modello di altri Stati a scarsa densità demografica. Un pacchetto comprensivo di affitto calmierato di stabili vuoti + affidamento di terreni o aziende in fase di abbandono + servizi di affiancamento in fase di start up. Prevedendo anche la possibilità di incentivare prodotti oggi più "esotici" e a forte richiesta sia nel mercato nazionale che locale;
 
2) Aumento di competitività del sistema - una precondizione di base è una seria lotta al lavoro nero, che è fortemente in aumento. Al riguardo si propone, anche in rapporto al Disegno di Legge proposto dalla Giunta ed in discussione al Consiglio, di destinare risorse significative al fine di incentivare le "Liste di Prenotazione" in agricoltura, favorendo così comportamenti virtuosi e positivi delle imprese e facilitare la costituzione di una vera e propria banca dati delle professionalità agricole disponibili sul territorio;

3) Interventi a favore di una "maggiore strutturazione delle imprese agricole" - occorre agire su: accesso al credito (con un provvedimento che miri ad una rivisitazione di fatto dell’IVA, abbattendola al 4% con contributi finalizzati sul "delta"); incentivi per gli operatori che si associno e creino rete tra di loro; la creazione di 2 grandi piattaforme di conferimento agricolo, anche in rapporto all'eventuale riforma delle agenzie e strutture regionali, esclusivamente finalizzate ai produttori locali, in provincia di Potenza e Matera. In relazione allo sviluppo delle filiere, tra le altre cose, la Cgil propone di istituire uno specifico strumento di "incentivazione/promozione dei marchi", rivolto come "Contratto di responsabilità sociale" ai grandi player oggi presenti in Basilicata che acquistino una parte delle materie prime e dei servizi da imprese locali.   Il tutto dentro forme di stretta collaborazione tre i centri di ricerca e sperimentazione regionali, anche in compartecipazione con l’Università di Basilicata e nuove possibili filiere.

4) Forestazione - il PSR deve continuare ad incentivare questa attività e deve programmare interventi finalizzati alla mitigazione dell’impatto legato all’inquinamento atmosferico, finanziando progetti di certificazione del bosco, quantificazione dei certificati verdi da immettere nel mercato dei crediti di carbonio, utilizzo degli scarti di lavorazione del sottobosco e quelli di origine agricola, per alimentare piccolissime centrali a biomassa collocate nei pressi dei centri di approvvigionamento.