In attesa di conoscere la data del voto, entra nel vivo la campagna a sostegno dei due referendum sul lavoro (voucher e appalti), promossi dalla Cgil. Oggi, 26 gennaio 2017, si è tenuta a Roma l’Assemblea nazionale delle camere del lavoro e di tutte le strutture del sindacato. Oltre 1.500 i partecipanti giunti da tutta Italia al Palazzo dei Congressi all’Eur.

Dopo la costituzione del Comitato per il Sì, l’assemblea di Roma rappresenta il primo importante appuntamento nazionale della campagna, che però è già entrata nel vivo sui social network (#con2sì è l’hashtag prescelto) e soprattutto nei vari territori, dove quotidianamente si susseguono iniziative di informazione e confronto sui temi affrontati dai quesiti referendari, anche attraverso le testimonianze di lavoratrici e lavoratori che hanno sperimentato sulla propria pelle cosa significa lavorare a voucher o essere vittime dei meccanismi perversi degli appalti. 

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Baseotto: voucher e appalti, quorum possibile

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Parallelamente alla campagna sui referendum prosegue poi il percorso della Carta dei diritti universali del Lavoro, la proposta di legge di iniziativa popolare a sostegno della quale la Cgil ha raccolto oltre un milione di firme. Questa settimana è partito il “tour” parlamentare, per illustrare ai vari gruppi i contenuti della Carta e chiedere che la discussione della legge sia al più presto incardinata in Parlamento. Finora, gli incontri si sono svolti con Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Gruppo Misto

 

Baseotto: vinciamo i referendum su voucher e appalti
“La nostra determinazione è vincere i due referendum su voucher e appalti. Un primo risultato, intanto, l'abbiamo già ottenuto: finalmente in Italia si è tornati a parlare di lavoro. Ma ovviamente non basta: ogni giorno chiediamo al governo di fissare la data per votare”. Così il segretario confederale della Cgil Nino Baseotto ha aperto la giornata. Quanto al quesito bocciato, “la battaglia della Cgil contro i licenziamenti illegittimi prosegue: non ricorreremo contro la pronuncia di inammissibilità della Corte, ma faremo comunque di tutto per garantire quelle tutele”.

“Raggiungere il quorum sarà difficile – prosegue Baseotto –, ma è un obiettivo alla nostra portata se parliamo all'insieme dei cittadini, perché i nostri referendum riguardano milioni di persone. Ci rivolgiamo ai due terzi di italiani secondo cui è proprio il lavoro il più grande problema irrisolto del Paese”. Arriveranno correttivi che possono neutralizzare i due quesiti? “Finora – sottolinea il dirigente sindacale – tanti annunci e nessun fatto concreto. Corrono ipotesi strampalate e pericolose come le quote massime di voucher sul numero di dipendenti. In ogni caso solo la Corte di Cassazione deciderà se un eventuale intervento legislativo potrà annullare il referendum. Noi, al posto dei voucher chiediamo un nuovo strumento di natura contrattuale: è una posizione semplice e chiara scritta nella Carta dei diritti. Perché se i referendum sono il mezzo, il cuore della nostra iniziativa sindacale è la Carta dei diritti universali del lavoro. Perciò stiamo chiedendo ai gruppi parlamentari di incardinarla per la discussione in Aula”, ha ricordato Baseotto: “Se si approveranno norme che colgono la sostanza delle nostre proposte, scenderemo in piazza a festeggiare. Ma per adesso affrontiamo una campagna elettorale che sarà dura”. Appuntamento sabato 11 febbraio, giorno in cui ci saranno più di cento iniziative in tutta Italia.

Un pensiero, in apertura, è andato alla popolazione colpita dal terremoto: “Di fronte alla disperazione – ha osservato il segretario confederale della Cgil – è difficile trovare le parole giuste. Possiamo solo esprimere vicinanza, cordoglio e solidarietà, e sollecitare un'azione più incisiva: ritardi e pastoie burocratiche sono inaccettabili. Al governo diciamo che è tempo di battere un colpo. E diciamo un grazie enorme a tutti coloro che si sono impegnati nel soccorso, ai comparti del lavoro pubblico che come sempre si sono distinti. A persone come Walter, medico del 118, che ha trovato la morte nell'elicottero precipitato. Il nostro impegno come Cgil è intensificare ulteriormente la raccolta fondi e fare tutto il necessario, anche con l'iniziativa interna per aiutare le Camera del lavoro e le Leghe dello Spi nel realizzare tanti progetti”.

Tanti gli interventi che si sono susseguiti sul palco romano. Gli studenti dell'Udu, tramite la coordinatrice Elisa Marchetti, hanno spiegato come i quesiti referendari riguardino anche loro. "Il ricorso selvaggio agli appalti al ribasso ha anche ricadute pesanti sulla qualità dei servizi di mensa, portierato e pulizia delle nostre università. Anche i voucher ci riguardano, in modo più diretto: tanti studenti lavoratori sono retribuiti con i buoni, e spesso neanche per tutte le ore lavorate". Per questo "inviteremo gli studenti universitari a votare sì: non vogliamo essere la generazione precaria e dei senza diritti".

Ha preso poi la parola Giovanni Timoteo, segretario della Camera del lavoro di Teramo. "Siamo in un momento difficile, fra terremoto e neve gran parte della popolazione abruzzese è molto segnata da queste ultime esperienze. Mezzi a disposizione mancanti o inadeguati ad affrontare situazioni difficili, oltre all'assenza di coordinamento tra le forze a disposizione. A questo, si è sommata l'interruzione di energia elettrica, metano e acqua: più di 100mila utenze sospese per diversi giorni in tutta la nostra provincia. Questo ha portato all'emergenza tantissime famiglie e ha interrotto molte attività economiche, oltre alla rete dei trasporti. Per fortuna, abbiamo ricevuto la solidarietà da altri territori e regioni. Facciamo appello alla Regione affinché intervenga sull'Enel per ripristinare subito la piena funzionalità della rete".  

All’assemblea è intervenuta anche Samantha Aimar, lavoratrice e delegata Filcams di Cuneo. “Lavoro per la Elior RIstorazione – ha raccontato -, una multinazionale francese che fornisce servizi in appalto (mensa, pulizie) alla Michelin”. Aimar ha raccontato la perdita di garanzie degli ultimi anni: “Non abbiamo più la serenità delle tutele – ha detto –. Il Jobs Act le ha cancellate. Spesso si commette l’errore di pensare che le multinazionali diano garanzia di trasparenza e professionalità. Nel nostro caso non è andata così. Per contenere i costi dell’appalto la Elior ha risparmiato su tutto. E i suoi dirigenti si sono sentiti forti del Jobs act”. In questi appalti di pulizie e manutenzione – prosegue la delegata Filcams – “gli stipendi sono bassi, e spesso le mie colleghe integrano con lavori in ristoranti, pizzerie, bar che vengono retribuiti con i voucher: un paio di voucher per 6 ore di lavoro, il resto in nero. Sono donne spaventate, timorose di perdere il poco che è restato loro”. “Dal 2015 la Elior ha iniziato a non corrispondere più regolarmente straordinari, ferie e permessi. Sono iniziati incontri serrati fino a un tavolo nazionale seguito dalla Filcams, che ha dato risultati. A Cuneo, con la solidarietà dei lavoratori chimici, abbiamo dichiarato uno sciopero che per per noi è stato bellissimo, perché finalmente ci siamo sentiti uniti”. Per questo “i referendum sono fondamentali – conclude Aimar –. Dobbiamo risvegliare le coscienze degli italiani con due sì. Possiamo farcela. Soprattutto il secondo quesito, per noi lavoratrici della Elior, è cruciale”.

“Non siamo eroi, facciamo il nostro lavoro. Da soli abbiamo garantito migliaia di ore di presenze anche se siamo solo 28mila. Ma la macchina del soccorso si sta stressando così tanto che se non si investe è difficile andare avanti”. A dirlo è Luca Cipriani, delegato dei Vigili del fuoco per la Fp Cgil. “Con il modello fai-da-te imposto dall’ultima riforma – aggiunge – i vigili fanno il soccorso e i Comuni quello che possono, magari con un tecnico comunale. Poi però arriva la nevicata e con i tagli ai dipendenti pubblici e alla province le conseguenze sono gravi. Prima di far diventare eroi i vigili del fuoco serve la prevenzione: scuole, strade, case. Su questo siamo troppo indietro”.

Daniel Taddei, segretario della Camera del lavoro di Macerata, ha sottolineato che da mesi in quelle zone si sta vivendo un dramma: "Voglio ringraziare tutti quei lavoratori precari che di fronte alle emergenze si sono impegnati ciascuno sul proprio posto di lavoro. Dobbiamo ripartire da qui, per ribadire i diritti per un lavoro onesto e dignitoso. Quei diritti che sono venuti meno negli ultimi anni nel territorio che rappresento. Siamo di fronte a un terremoto, evento che per vastità e pericolosità non può essere paragonato a nient’altro. Perché, oltre ai traumi psicologici e sociali che vivono continuamente gli abitanti, ha spazzato via un intero tessuto produttivo. Le cifre sono impressionanti: 122 comuni colpiti in tutta la Regione, 54 su 56 nella sola provincia di Macerata; 286 zone rosse, interi centri storici e borghi crollati. Cittadine come Tolentino e San Severino con quartieri completamente squarciati; municipi inagibili, amministrazioni comunali allo stremo, di fronte a un’emergenza enormemente superiore alle loro capacità”. “A tutto ciò – ha proseguito il dirigente sindacale –, si è sommata la tragedia degli ultimi giorni con due metri di neve accumulata nelle zone di montagna. Oltre 5.000 persone della mia provincia si sono spostati dall’entroterra alla costa, un migliaio di lavoratori devono fare centinaia di km al giorno per raggiungere il proprio posto di lavoro. 30.000 utenze saltate per via della neve. E in tutto ciò, i moduli abitativi non sono ancora arrivati e nei container non si può vivere a lungo. La Valnerina è bloccata e i lavoratori sono costretti a fare 120 km per recarsi al lavoro, dovendo passare per Foligno. E vengono meno i diritti fondamentali, come quello all’istruzione, con bambini che vanno a scuola solo di pomeriggio. Per l’anno scolastico 2017-18 perderemo scuole e classi, perché nel frattempo i bambini si sono iscritti altrove, lungo la costa. Inoltre, la stragrande maggioranza delle scuole non ha la certificazione antisismica e moltissimi plessi scolastici non hanno proprio alcuna certificazione di sicurezza. Anche l’università di Camerino è in gravi difficoltà. È venuto poi meno il diritto alla salute, con ospedali compromessi, presidi e rete di assistenza del tutto sguarniti. Infine, devono essere ancora pagate le casse integrazioni in deroga. Bene fa la Cgil a chiedere interventi eccezionali. È da qui che dobbiamo ripartire se vogliamo farcela, in primis dai diritti del lavoro, per ricostruire un tessuto sociale”.

Aggiornato alle 13.39