Amore per l’Italia, amore per le imprese, una visione per il futuro e il coraggio di scelte anche controvento. Ma anche un no secco alle ambiguità della politica economica che ha portato al fallimento del reddito di cittadinanza e no ad un possibile ingresso dello Stato in economia ("Non vogliamo tornare all’acciaio e ai panettoni di Stato"). L’unica cosa che serve è il ritorno ad una vera centralità dell’impresa. Poi un no secco al salario minimo per legge e soprattutto al rischio della dispersione delle grandi risorse che stanno per arrivare dall’Europa con il Recovery Fund.

Infine basta con le rappresentazioni che vedono le imprese contrarie al rinnovo dei contratti. Noi siamo per le regole sottoscritte due anni fa con i sindacati e non siamo mai stati per il blocco dei contratti nazionali come dimostra la firma del contratto per la sanità privata. Quindi basta con i sindacalisti “furbetti” che attaccano Confindustria solo perché non vogliono rispettare le regole. Per il Patto per l’Italia ci vuole dialogo, non accuse “piazzaiole”. Questo in sintesi il messaggio lanciato oggi (29 settembre) dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi al suo debutto come presidente all’assemblea annuale di Confindustria.

Per Bonomi, non basta ricevere le risorse europee se il Paese non verrà coinvolto e se non saranno compresi tutti i passaggi dai soggetti che dovranno essere protagonisti della ricostruzione. Ci vuole una visione e si dovrà avere la capacità di motivare e coinvolgere i giovani e le donne (ancora discriminate sul lavoro a partire dalle retribuzioni). Rivolto al governo Bonomi ha detto che il ritardo della politica riguarda prima di tutto una cultura che è contraria all’impresa. Lo si è visto – ha spiegato Bonomi – con la cancellazione dei programmi di Industria 4.0. (su questo gli ha risposto poi il ministro Patuanelli che ha confermato la volontà del governo di rilanciare quel progetto). E se è stato un errore abbandonare Industria 4.0, sarebbe ancora più grave affidare la rete delle comunicazioni ad un soggetto pubblico. Monito anche sulla sostenibilità.

È vero che deve essere un obiettivo, ha detto Bonomi, ma non si devono fare scelte avventate e le imprese devono essere coinvolte prima di prendere delle decisioni. Anche sulla riforma fiscale Confindustria rivendica un primato di ascolto da parte del governo perché è ora di farla finita con il luogo comune degli autonomi come unici evasori fiscali. Anche i lavoratori dipendenti – ha precisato Bonomi – evadono. Importante, per capire la filosofia del nuovo gruppo dirigente degli industriali italiani è stato anche il passaggio sulla riforma degli ammortizzatori sociali. È arrivato il momento di dire basta al blocco dei licenziamenti ed è necessario al contrario ridare libertà di scelta all’impresa. Il presidente Bonomi ha ringraziato tutte le istituzioni (ma non i sindacati) che hanno espresso solidarietà nei confronti  degli imprenditori che sono stati oggetto di attentati. “Non ci fermeranno le buste con proiettili”.

Alla fine dell'assemblea, parlando con i giornalisti, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha messo l'accento su una mancanza vistosa nella relazione di Bonomi: "Non ha mai parlato di lavoro e di lavoro che in questi anni è diventato sempre più precario". La ripresa non potrà che ripartire invece che dalla valorizzazione del lavoro. Riguardo ai contratti, Landini ha detto che la Confindustria si deve mettere d'accordo con se stessa. "Sono loro - dice il segretario generale della Cgil - che non vogliono firmare il contratto degli alimentaristi". Altra mancanza nel discorso di Bonomi, quella sul fisco. Da un parte il presidente di Confindustria allude all'evasione fiscale dei lavoratori dipendenti quando sanno tutti che loro le tasse le pagano. Ma dall'altra il presidente non ha neppure fatto un cenno alla proposta dei sindacati di una detassazione degli aumenti contrattuali.