“Aspettiamo che il Governo ci faccia sapere cosa vuol fare, per ora solo annunci e nessun fatto. Vale per gli investimenti, ma anche per i provvedimenti contro il caporalato. C’è un punto su cui non si può derogare in maniera assoluta: che l’agricoltura continui a essere un’area in cui l’illegalità la fa da padrona. Che le regole siano un fattore relativo, una sorta di optional. Lo diciamo al Governo nazionale, ma anche a quello regionale, che spesso appare preoccupato che un sistema di regole che disciplini il lavoro in agricoltura possa finire per danneggiare in maniera irreparabile le imprese". Così Gianni Forte, segretario generale Cgil Puglia.
 

"Siamo consapevoli che l’impresa debba essere messa nelle condizioni di produrre e garantire lavoro. Ma ciò non può avvenire a prescindere, anche al costo di alimentare i circuiti malavitosi, il malaffare, l’arricchimento, attraverso lo sfruttamento delle persone. Il rispetto delle regole è più faticoso, ma porta solo vantaggi. C’è una crescente attenzione dei mercati e dei consumatori rispetto alla provenienza dei prodotti, che non siano frutto di un lavoro schiavizzato e sfruttato. Ecco perché l’operare dentro le regole e la legalità può e deve trasformarsi in valore”, prosegue il leader della Cgil pugliese.
 
"È evidente come il dato relativo alle ispezioni risulta parziale, in quanto non copre il periodo estivo, quello di maggior concentrazione del lavoro in agricoltura. Da anticipazioni avute (i dati dovrebbero essere disponibili a breve), nel solo terzo trimestre dell’anno le ispezioni sarebbero state il doppio di quelle dei primi sei mesi. Nel 2014 i controlli furono 1.818: delle 1.299 posizioni lavorative allora verificate, 1.161 non risultarono in regola", ricorda il dirigente sindacale.