Puntata n. 14/2024 – Vigilia di elezioni europee con tante incognite, a partire dall’astensionismo

La lunga attesa

In Italia l’attesa per una mammografia può arrivare a due anni. Dovrebbero metterci questo negli spot sociali che invitano alla prevenzione del tumore al seno, prima causa di morte, insieme alle malattie cardiovascolari, per le donne comprese tra 35 e 55 anni di età nei Paesi dell’Unione Europea. Risolvere questo problema dovrebbe essere una priorità nell’azione della maggioranza e invece è diventata semplicemente l’occasione per attaccare l’ennesimo poster elettorale. Disegnato nello spazio di un decreto legge la cui mancanza di coperture economiche determinerà una conseguente e inevitabile mancanza di efficacia. Di fronte ai problemi degli italiani il governo resta noncurante. In tutti i sensi.

Europa, un tranquillo weekend di paura

Vigilia di elezioni con tante incognite, a partire dall’astensionismo. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani

Pare che questo fine settimana ci siano delle elezioni. Mi sembra di aver letto da qualche parte per scegliere i nostri rappresentanti a Bruxelles. Voi ne sapete qualcosa? Avete percepito quel friccico de luna tutta pe’ noi? Quell’irrefrenabile dilemma: andare a votare o sterzare verso la prima spiaggia libera? Prima di essere colti dalla sindrome da ultima spiaggia, correre in cabina (quella elettorale mi raccomando) per contenere l’onda nera. Ognuno si ridisegna l’Europa a sua immagine, come a scuola. C’è chi ne vuole meno, chi chiede la formula all you can eat. Chi la sogna più libera, chi disseminata di muri. Qualcuno la preferisce bombarola qualcun altro francescana. Scarpe rotte e pur bisogna andar… Turandoci magari naso e occhi. Dopo esserci turati le orecchie in questa indigesta campagna elettorale. È facile come bere da una bottiglia di plastica senza litigare col tappo.

Bonus nido a chi l’ha visto

C’era una volta il bonus nido. In fin dei conti si parla di bambini e di una misura che ormai sembra diventata una favola. Perché sono tante le persone che da gennaio a oggi, dopo aver presentato regolare domanda, non l’hanno più visto. E anche se restiamo fermamente convinti che non sia questo il modo di fare welfare. Che gli interventi sul sostegno alle famiglie e alla natalità, due parole di cui la destra si riempie continuamente la bocca, non dovrebbero assomigliare a una lotteria in cui si distribuiscono piccole mance, è pur vero che le scadenze andrebbero rispettate e i debiti onorati. Ci vorrebbe un lieto fine. Con gli interessi.

Lavoro bene comune

Dignitoso, sicuro, stabile, tutelato. Se vuoi che il lavoro torni al centro della nostra società, firma per i quattro quesiti referendari proposti dalla Cgil. Puoi farlo online con lo spid cliccando sul sito cgil.it oppure puoi cercare i banchetti allestiti nelle principali piazze del Paese. Sono già centinaia di migliaia le sottoscrizioni raccolte. Molte sono personalità della politica, della società civile, del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport. Ma la stragrande maggioranza è fatta di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, giovani, persone che ogni giorno devono confrontarsi con una realtà sempre più in crisi in cui spesso il lavoro non si trova o non riesce a rispondere alle difficoltà. Che aspetti? Mettici la firma.

Intrappolati nella rete

Le quattro tacche che sconvolsero il piccolo mondo antico. Da giorni è sulla bocca di tutti la notizia degli effetti di internet sulla popolazione di una tribù dell’Amazzonia, quella dei Marubo, da secoli rimasta isolata e cristallizzata in una vita di altri tempi. A nove mesi dal giorno in cui Elon Musk ha portato la connessione tra gli indigeni, due cronisti del New York Times sono andati a misurare gli effetti dell’operazione e hanno raccontato che la gente ha smesso di parlare, muoversi e lavorare: sono tutti lì seduti, catatonici, con i telefonini in mano. Si sprecano i commenti ammantati di paternalistico razzismo sul mito del buon selvaggio rovinato dall’uomo bianco – sotto sotto compiaciuto dalla propria sedicente superiorità e familiarità con il progresso –. “Sono come imbambolati. Scorrono le immagini, leggono con il traduttore, navigano ore e ore immersi in un coma che spaventa”, racconta una delle anziane della comunità. Sta descrivendo il suo mondo, ma sembra che parli del nostro.

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