Un lungo viaggio in giro per l'Italia, un'iniziativa senza precedenti: 200 tappe tra grandi città e piccoli centri, oltre 40.000 chilometri percorsi da Nord a Sud. Il Pullman dei diritti ha attraversato il paese, nell'impegno straordinario messo in campo dalla Cgil per la raccolta di firme sulla Carta dei diritti universali del Lavoro. Oggi, 29 settembre, è il giorno della consegna alla Camera per la legge di iniziativa popolare sul nuovo Statuto dei lavoratori: è anche il compleanno della Cgil che compie 110 anni e, con questo atto forte, festeggia guardando avanti con una sfida per il futuro.

LE FOTO: Carta dei diritti, le firme arrivano in Parlamento

Oggi, alla fine del percorso del Pullman e inizio di una nuova fase, è possibile fare il punto dell'esperienza. È stata una raccolta firme nuova e singolare: si è svolta dentro e fuori i luoghi di lavoro, tra gli operai all'uscita delle fabbriche secondo i metodi più tradizionali. Ma il sindacato ha poi usato banchetti e gazebo, è andato nei mercati, dentro le scuole e le università per confrontarsi con giovani e studenti. Le persone hanno firmato fuori dai supermercati e dai call center. Tante firme sono state raccolte al gay pride. Tutto, sempre, all'insegna del Pullman che ha attraversato i centri urbani: da gennaio in poi, con pioggia e sole, con gli autisti - delegati della Filt Cgil - che si sono alternati alla guida a servizio della raccolta. Tappe in grandi città, come Milano, Bologna e Firenze, ma anche in piccoli centri e situazioni complesse, come a Rosarno (leggi il racconto). Un'assemblea si è svolta a Massa Carrara lo scorso aprile, pochi giorni dopo la tragedia dei cavatori morti a Colonnata.

Il Pullman dei diritti fa tappa a San Benedetto

I lavoratori sono stati raggiunti in vari modi: a piedi e in bicicletta, dal vivo e online, attraverso le petizioni in rete e il gruppo Facebook dedicato alla Carta, dal titolo "È tua, firmala". Il sindacato ha così provato a cambiare il proprio linguaggio: tanti i concerti organizzati in molte città, dopo aver incassato il sostegno degli artisti, sia i più famosi sia gli artisti precari che chiedono gli stessi diritti degli altri, sposando la proposta inclusiva del nuovo Statuto. E, proprio durante i concerti, si racconta di ragazzi che firmano la Carta fino a notte fonda. Il risultato del percorso è ora evidente, sotto gli occhi di tutti: i più giovani firmatari sono studenti di 18 anni, all'ultimo anno delle superiori, il più anziano è un signore di 101 anni che ha messo la firma per i suoi figli e nipoti.

"Siamo tornati nei luoghi di lavoro, siamo stati davvero sindacato di strada", è la sintesi di Barbara Apuzzo, dell'area Politiche organizzative della Cgil Nazionale. "Andare dai lavoratori adesso - spiega - significa affrontare una doppia sfida: quando entri in un supermercato o in call center, parlando con gli addetti in mobilità o cassa integrazione, ti trovi davanti a una situazione durissima. Abbiamo cercato di tenere insieme la necessità di tutela subito e la prospettiva per il futuro. Alla domanda 'che lavoro fai', ormai molti ti rispondono 'sono un precario', come se la precarietà fosse un mestiere: ecco, la proposta della Carta riguarda soprattutto loro".

Il Pullman nel quartiere Brancaccio a Palermo

Tutta l'organizzazione si è impegnata nella raccolta, da Corso Italia fino alla più piccola Camera del Lavoro. Lo sottolinea Federico Libertino, che ha seguito il viaggio del Pullman dei diritti. "Ovunque possibile c'era un banchetto di lavoratori o delegati - racconta -: anche ad agosto, nei luoghi di balneazione e nelle feste dei paesi, c'era il gazebo della Cgil. E' stato uno straordinario lavoro di squadra, dove non esiste un 'io' ma soltanto un 'noi', tutti abbiamo partecipato insieme". Un viaggio che porta con sé molte immagini: "Ricordo il 25 aprile a Vignola, vicino Modena: c'è stata una bellissima assemblea nel giorno della Liberazione e tanti partigiani hanno firmato. La gente ci aspettava, era felice di vederci arrivare con la proposta di un nuovo Statuto. Tutte le firme hanno un volto, ricordarlo è fondamentale: dietro c'è sempre una persona, una storia, un lavoratore con un diritto violato che ha scelto di metterci il suo nome".

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