Un congresso che si svolge in un clima complicato per l’Italia, che spinge il sindacato a prendere una posizione netta, risoluta, guardando alla sua storia ma provando anche a rinnovarsi, per rimettere al centro il lavoro ed essere alternativo alla “politica della paura” oramai dominante. Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea ha aperto la XIX assise nazionale degli edili della Cgil (a Napoli, presso il Centro congressi della Stazione Marittima) commentando la difficile fase politico-sociale che sta vivendo il Paese. E tracciando il ruolo che la Cgil e la Fillea devono necessariamente assumere in questo contesto.

Aumentano le disuguaglianze, la paura e la solitudine - ha detto Genovesi - , c’è un blocco dell’ascensore sociale, cresce il razzismo, si acuiscono fratture sociali e territoriali, vediamo emergere nuovamente pulsioni violente verso le donne, nei luoghi di lavoro e nella società.” Per il segretario generale, “è in crisi la democrazia come sistema complesso che prova a ridurre le disuguaglianze attraverso la partecipazione collettiva”. Le elezioni del 4 Marzo sono state infatti la spia di un processo profondo, e la critica feroce alle cosiddette “elite”, alle istituzioni, alla separazione dei poteri non può nascondere il fatto che, “pur attraverso un terreno sbagliato e pericoloso”, la proposta dal governo gialloverde intercetta “il malessere di molti lavoratori, pensionati, disoccupati”. Per questo l’intero movimento sindacale deve “mettersi in discussione”, ed “essere lievito, mantenendo a propria autonomia, per la ricostruzione di un campo politico progressista”.

Il governo in carica, infatti, esprime “una visione e una pratica politica che non lavorano nell’interesse del Paese, per la creazione di lavoro qualità, per il rilancio del Mezzogiorno, per la difesa degli interessi che la Cgil rappresenta”. Quindi non si può negare “la natura reazionaria di una cultura politica basata su rabbia e paure”. La strada da seguire, per Genovesi è invece quella di “un’azione di coinvolgimento e di allargamento delle alleanze sociali”. Una strada già intrapresa dalla Fillea.

Per il sindacato degli edili, quindi, nei prossimi quattro anni la rotta deve rimanere la stessa: “Verso la ricomposizione sociale del lavoro, come proposto dalla Cgil con la Carta dei Diritti universali del lavoro”, contrastando “ogni forma di lavoro nero, di precarizzazione, di dumping contrattuale”, ma al contempo “raccogliendo la sfida della rigenerazione urbana, della mobilità e sostenibilità energetica, leggendo come un’occasione le nuove tecnologie e le nuove tendenze demografiche e culturali”. E’ questo il “cuore vero del Piano del Lavoro”.

La Fillea s’impegnerà “per la creazione di un ambiente favorevole all’innovazione”, con particolare attenzione alla questione meridionale come questione nazionale, “sia in termini politici che economici”. “Dobbiamo far vivere il nuovo codice antimafia”, ha poi detto Genovesi, bisogna “difendere e potenziare ‘Connettere l’Italia’, senza ambiguità o tatticismi, per un Piano straordinario per la difesa del territorio”, insieme a “una nuova politica finanziaria e del credito”. Dentro questa battaglia va letta la richiesta di incontro a Palazzo Chigi “per risolvere le tante vertenze dentro una più generale strategia per il settore”. E se non arriveranno risposte, “d’accordo con Feneal Uil e Filca Cisl”, la Fillea organizzerà una grande manifestazione degli edili a Roma, “dove far convergere le tante vertenze, le tante speranze tradite”. “Se non ci daranno il tavolo richiesto, per il bene del Paese - ha detto Genovesi - ce lo prenderemo con la piazza”.

Mai come oggi, infatti, “difendere e rilanciare il Paese, coincide con il difendere e rilanciare il settore delle costruzioni”. Perché solo in Italia, “un dibattito provinciale” mette in contrapposizione “nuove e grandi opere e messa in sicurezza del territorio”. Ed è “la prova di una mancanza di visione da parte delle classi dirigenti”. È per questo che la Fillea chiede, assieme a quello dei sindacati, “un ruolo attivo del governo, delle grandi imprese, delle stazioni appaltanti, dei soggetti finanziari e dei lavoratori”, ma anche “un Fondo nazionale di garanzia creditizia, alimentato da Cassa depositi e prestiti e, se necessario, da investimenti da parte dei Fondi di previdenza complementari”. Il sindacato ritiene poi urgente “una revisione mirata” del Codice appalti, “semplificandone le procedure per accelerare l’avvio dei cantieri, senza però ridurre però le tutele dei lavoratori, delle imprese più serie, il ruolo di controllo e promozione del buon lavoro da parte della stazioni appaltanti”.

Sul fronte della contrattazione, invece, l’obiettivo è “una nuova strategia rivendicativa a livello diffuso”, per riconoscere e contrattare “la crescita qualitativa dei processi e prodotti anche in termini di maggiore sostenibilità ambientale, nuovi orari, sviluppo professionale delle mansioni più orizzontale, formazione continua, partecipazione ai processi organizzativi, contrattazione di anticipo”. Fondamentale diviene quindi la prossima stagione di rinnovi dei contratti provinciali, continuando a rivendicare il contratto nazionale come “strumento anche di politica industriale, di selezione di impresa, di valorizzazione degli investimenti”. Anche per questo, l’idea di Federmeccanica di un contratto collettivo solo cornice normativa e di regolazione del welfare aziendale “non convince”.


Il video reportage che ha aperto il congresso della FIllea

Genovesi ha poi ricordato le tante morti lungo l’intera filiera dell’edilizia. “Si muore in parete – ha detto -, si muore in cava. Si muore al piano e si muore nei piazzali di carico e trasporto”. Gli edili, insomma, “continuano a morire come quaranta anni fa”. Di fronte a tutto ciò non bastano più scioperi e cordoglio: “Dobbiamo fare dei nostri settori un esempio anche di repressione, introducendo il reato di omicidio sul lavoro nel codice penale”, e “utilizzando appieno la legge 199 contro lo sfruttamento”.

Un altro passaggio della relazione di Genovesi ha riguardato la formazione in un mondo del lavoro che cambia con l’avvento di nuove tecnologie: Occorre combattere ogni politica volta a “cristallizzare una dicotomia tra detentori di potere (tecnologico, di sapere, di salario) e prestatori d’opera, facendo tornare il sindacato strumento di mobilità sociale”. Accanto a “vecchi strumenti” del mestiere, servono nuovi strumenti:“per la formazione, contro la discriminazione nell’accesso al lavoro o nella crescita professionale in azienda, per nuove forme di mutualismo”, esportando anche in altri settori frammentati come quello delle piattaforme digitali “il modello delle Casse edili”. Per fare ciò la Fillea potenzierà ulteriormente le sue esperienze formative, come la Scuola residenziale di Nocera Umbra e il Piano nazionale formativo. “Dobbiamo infine - ha detto Genovesi - dare più spazio ai nostri Rls e Rlst. Per questo proponiamo di stabilire che ogni anno, unitariamente se possibile, si tenga un’Assemblea nazionale come momento di integrazione.”

La relazione ha poi toccato il tema del pluralismo all'interno della Cgil. “Tra noi - ha detto Genovesi - non ci sono nemici o avversari. Non devono esserci tifoserie, ma compagne e compagni portatori di culture e pratiche sindacali diverse, che vanno tutte rispettate perché ci arricchiscono e ci permettono, attraverso la democrazia delegata, di essere una grande organizzazione di massa e non una piattaforma su internet”. “La confederalità è proprio questo – ha concluso - una cultura politica e non un luogo fisico. Dobbiamo evitare facili scorciatoie o ricette salvifiche e dobbiamo tutti mettere a disposizione le nostre intelligenze e le nostre capacità dentro un percorso che sia il più collettivo e plurale possibile. L’unità è la precondizione per difendere quel bene supremo che è la causa del lavoro e dei lavoratori”.