Un proiettile lanciato contro il nostro futuro. Così era definito l’amianto in una pubblicazione sindacale di un quarto di secolo fa. Tra l’esposizione all’asbesto e i suoi esiti nefasti, in particolare il mesotelioma, possono infatti trascorrere più di 40 anni. Il processo contro i responsabili dell’Eternit ne è testimonianza, la più importante, certamente non l’unica.

Complessivamente, in Italia, considerando oltre ai mesoteliomi anche i tumori del polmone e della laringe indotti da esposizione ad amianto e i morti per asbestosi, è possibile dimensionare il fenomeno dei decessi per malattie asbestocorrelate intorno ai 3.000 casi l’anno. Si tratta non solo di lavoratori, ma anche di persone che hanno abitato nelle vicinanze di siti produttivi, com’è successo a Casale Monferrato. All’origine di questo dramma, c’è che l’Italia è stata uno dei maggiori produttori e utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni Ottanta.

Dal secondo dopoguerra fino a quando ne è stato bandito definitivamente l’uso (1992), sono state prodotte nel nostro paese 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo. Il periodo tra il 1976 e il 1980 è quello di picco nei livelli di produzione, con più di 160.000 tonnellate/anno prodotte. Fino al 1987 la produzione non è mai scesa sotto le 100.000 tonnellate/anno, per poi decrescere rapidamente fino al bando. Le importazioni italiane di amianto grezzo sono state pure molto consistenti, mantenendosi superiori alle 50.000 tonnellate/anno fino al 1991. Complessivamente, dal dopoguerra al 1992, l’Italia ne ha importato 1.900.885 di tonnellate.

Per il costo contenuto e l’ampia disponibilità, l’utilizzo del minerale è avvenuto in numerosissime applicazioni industriali, sfruttando le proprietà di resistenza al fuoco, di isolamento e insonorizzazione. I primi studi sugli effetti nocivi sulla salute dell’amianto sono stati pubblicati nella metà degli anni Trenta del secolo scorso, le acquisizioni scientifiche intorno alla sua cancerogenicità si sono poi progressivamente sviluppate nel corso degli anni Sessanta e Settanta. Nel 1992 ogni attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto, prodotti di amianto o prodotti contenenti amianto è stata bandita nel nostro paese.

La cifra dei morti in Italia è purtroppo destinata a crescere: tra il 2015 e il 2018 è previsto un picco di vittime. Nell’Europa occidentale le proiezioni relative alla mortalità da amianto prevedono 500.000 decessi nei primi 30 anni del 2000. E nel mondo, secondo le stime dell’Oms, più di 107.000 persone muoiono ogni anno di cancro al polmone, di mesotelioma o di asbestosi a causa di un’esposizione lavorativa, mentre sono oltre 125 milioni quelle ancora esposte all’amianto nei luoghi di lavoro. Il percorso omicida dell’amianto comincia circa un secolo fa. Per descriverlo sinteticamente si fa tradizionalmente riferimento all’evoluzione delineata da Irving Selikoff.

La prima fase – iniziata nella seconda decade del XX secolo e continuata sino agli anni Ottanta – è stata quella dell’estrazione e della manifattura di materiali di amianto. Il secondo periodo è stato dominato dall’impiego industriale di materiali che lo contenevano: cantieristica navale e coibentazione, costruzione di rotabili ferroviari, produzione di tessili, industria metalmeccanica e altre. La terza fase (che persiste dopo il bando, ma era cominciata prima) è quella delle esposizioni lavorative all’amianto già installato, per lavori di manutenzione, ristrutturazione e demolizione. Comincia poi a rivelarsi un drammatico risvolto, non previsto: quello di un’esposizione nell’ambiente generale con produzione di una casistica quantificabile. L’inquinamento, almeno per ora, risulta circoscritto ad alcune località, con drammatiche storie d’industrializzazione, come Casale Monferrato, Broni, Monfalcone, Bari.

La tragedia di Casale Monferrato e degli altri siti di fabbriche Eternit non esaurisce la storia di questo serial killer, che ha agito e agisce ancora a livello globale. Dietro di lui vi sono ormai acclarate responsabilità imprenditoriali, a volte con la complicità di alcuni ambienti scientifici. È una storia lunga nel tempo e senza confini. La lotta per impedire al minerale assassino di agire ha registrato negli ultimi decenni importanti vittorie, ma la partita non si è ancora conclusa.

* Tratto da “Casale Monferrato: la polvere che uccide”
(di Guido Iocca, Ediesse - 2011)