I lavoratori devono partecipare alla programmazione 
“Aumentare i contratti stabili, rafforzare competenze e riqualificazione. Per far questo il blocco dei licenziamenti resta necessario. Ma siccome non è sine die, servono strumenti sine die, servono strumenti per la transizione nell'autunno e verso la riforma degli ammortizzatori sociali. Si possono azzerare i contatori della cassa integrazione, fare contratti di solidarietà, estendere i contratti di espansione per fare entrare i giovani con uscite anticipate dei lavoratori più anziani”. E’ una delle risposte del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini alle domande di Federico Fubini sul Corriere della Sera di oggi; “Ora sei anni di riforme, ma per il Recovery il governo ci coinvolga” (a pagina 35). Una intervista a tutto campo che parte dall’emergenza immediata dell’imminente sblocco dei licenziamenti e dall’utilizzo degli ammortizzatori per affrontare i problemi più generali della trasformazione: “Non difendiamo l’esistente - spiega Landini - il Paese deve cambiare”.

Licenziamenti e ammortizzatori 
Sa che il governo lavora a sgravi per chi rientra dalla cassa Covid e, durante sei mesi , su nuovi contratti permanenti? chiede l’intervistatore: “Non ce ne avevano ancora parlato. Non sempre gli incentivi hanno dato dei risultati. Se si offrono, occorre che siano finalizzati e non a pioggia. Sia per aumentare i contratti stabili, che per rafforzare le competenze e la riqualificazione. E per la salute e la sicurezza”. E se però questo è alternativo alla proroga del blocco dei licenziamenti, “allora non siamo d'accordo”. Per questo vanno sperimentate altre strade. Chiedete licenziamenti bloccati per tutti fino a ottobre. Ma l'industria non è già in ripresa? “Per chi non licenzierebbe, non cambia nulla. Ma anche nell'industria c'è ancora chi fa fatica. Vogliamo evitare che il sacrificio ricada su chi è più in difficoltà”. Per quanto riguarda le politiche attive del lavoro e la necessità di riforma gli strumenti, Landini spiega che “nell'ultimo anno ci sarebbe stata un'esplosione sociale, se non si fosse protetto il reddito di chi non lavorava più. Ora bisogna arrivare a un sistema che sia universale, riducendo le forme di lavoro precario che sono troppe. Noi non difendiamo quello che c'è, siamo coscienti dell'esigenza di cambiare e riformare il Paese. Servono strumenti che permettano di gestire la riorganizzazione delle imprese, il cambiamento delle produzioni, la formazione di competenze nuove. Dico però che è illusorio pensare di gestire questi passaggi senza regole o con i licenziamenti”.

La cabina di regia per il Recovery
Perché Cgil, Cisl e Uil chiedono di entrare nella cabina di regia del Recovery? “E un orizzonte di sei anni e l'Italia deve fare bene, perché vogliamo che l'Europa in futuro rifinanzi un piano simile. Chiediamo di istituire con il governo un sistema strutturato di confronto e negoziazione preventiva. L'obiettivo è nuova occupazione per giovano donne e mezzogiorno. I lavoratori devono partecipare perché la sfida non è solo realizzare gli investimenti: è accompagnarli con riforme nel medio e lungo periodo, in modo da attrarre investimenti privati e tutti spingano verso un cambiamento del Paese. Se questo processo non è sostenuto da una base sociale vasta, rischia di non realizzarsi”.

Semplificazioni, ma non gare a ribasso
Il sindacato non ha nulla in contrario a ragionare sulle semplificazioni. “Ma sono due le cose da evitare: la liberalizzazione dei subappalti e l'idea di reintrodurre le gare al massimo ribasso. Peggiorerebbero le condizioni di lavoro e di sicurezza”. Per quanto riguarda l’amministrazione pubblica e le regole di acceso, il segretario generale della Cgil spiega che c’è bisogno di far entrare nell’amministrazione statale  giovani e nuove competenze. “Noi non abbiamo problemi a semplificare i concorsi o a trovare forme di concorsi che siano più veloci. Ma nel settore pubblico e nella scuola abbiamo una quantità senza precedenti di precari di lungo periodo, da stabilizzare. E una forzatura inaccettabile metterli in contrapposizione con chi un lavoro non lo ha”. Nella scuola i ragazzi caleranno di un milione in 10 anni. Stabilizzando i precari, addio concorsi... “Le scuole vanno rafforzate. Non servono meno insegnanti, ne servono di più”.

Chi paga la riforma delle pensioni?
Sulle pensioni a 62 anni, dice Fubini, Elsa Fornero le chiede: Chi paga? Ecco la risposta di Landini: “Domanda mal posta, in un Paese con 110 miliardi di evasione. Cos'hanno pagato quelli che nel 2012 videro la pensione allontanarsi di 7 anni per una riforma votata da tutti? Va ridefinito il sistema per dare certezze sui prossimi 15 anni ai giovani, alle donne, a chi svolge i lavori più gravosi. E giusto introdurre l'idea che a 62 anni uno possa decidere di uscire, sapendo che l'aspettativa di vita oggi è diversa a seconda del tuo lavoro”.
E a proposito di pensioni da segnalare le anticipazioni del Messaggero che apre con una notizia secca: “In pensione 5 anni prima, svolta nelle aziende medie”. Uscita anticipata con scivolo estesa alle imprese con oltre 100 dipendenti. Dal governo più fondi per i ristori: 18 miliardi e rispunta il bonus vacanze. I servizi di Bassi, Conti e Di Branco alle pagine 2 e 3.
A proposito invece di riforme e di Recovery da segnalare sul Sole 24 ore l’articolo di Emilia Patta (a pagina 8) che fa il punto sulle riforme previste nel Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza: 48 riforme, nove entro giugno.

Sulle prime pagine
L’intervista a Landini viene richiamata in prima pagina sul Corriere della Sera che apre  con l'avvio dell'attacco di Israele. "Israele, parte l'attacco a gaza In una prima edizione della notte il Corriere aveva invece aperto con un titolo all’insegna dell’ottimismo: “Ricoveri in calo, così si riparte”. I vaccini hanno ridotto i casi gravi del 99%”. Ora dosi verso il Nord dove si usano di più. Sul Messaggero, un altro messaggio positivo è quello lanciato da Fabio Ciciliano, membro del Cts, Comitato tecnico scientifico che parla della possibilità concreta di riaprire alla luce del calo dei contagi. Positivo, per quanto riguarda il la situazione dell’Italia, anche il titolo di Repubblica: “Vaccini senza limiti d’età. L’immagine positiva all’insegna di una reazione alla crisi viene rafforzata con la foto in centro pagina di Marcell Jacobs, 26 anni, italiano di padre texano, che ieri ha stabilito il nuovo primato nazionale dei 100 metri. Stesso schema quello scelto da La Stampa che apre sull’attacco di Meloni e Lega sui migranti, ma colloca a centro pagina le voto di due giovani italiani vincenti: Jacobs e Paltrinieri (nuoto). Brutta e inquietante invece la notizia sulla morte a Prato della giovane operaia tessile Luana D’Orazio: potrebbe non essere stato un incidente. Anche il Corriere, con una grande foto in centro pagina parla di “orditoio manomesso nell’azienda di Luana”. E a proposito di morti sul lavoro da segnalare un pezzo sulle pagine di Milano dell’Avvenire: “Lavoro, non si fermano gli incidenti: gravi due operai di 47 e 60 anni. Un manutentore si è infortunato durante le operazioni di pulizia della camera di combustione di un termovalorizzatore, in Brianza un edile è caduto da un ponteggio picchiando la testa. Si indaga per verificare se fosse in regola (a pagina 3). Ma quste sono le prime pagine della notte. All'lba praticamente tutti i quotidiani sono stati costretti ad una ribattuta per la seconda  edizione. Repubblica: "Diluvio di fuoco a Gaza". Messaggero: "L'assedio di Gaza". La Stampa: Israele apre il fronte. Truppe di terra sparano su Gaza.

Situazione esplosiva 
“Truppe israeliane pronte a entrare nella Striscia”, era stato il  primo titolo in prima pagina del Corriere della Sera che dedicata due pagine (8 e 9) alla crisi israeliana. Repubblica nella prima edizione non aveva messo in prima la notizia, ma poi l''ha rilanciata nella seconda edizione, mentre il Messaggero titola su Israele subito sotto l’apertura sulle pensioni. “Israele circonda Gaza con le truppe di terra. Niente tregua, ma l’Egitto prova a mediare. Grande rilevanza alle notizie che arrivano da Israele sul Manifesto: “Riserva di caccia”, con la grande foto di un carro armato. Israele ammassa riservisti e mezzi corazzati al confine con Gaza, dove i palestinesi ucci sono già 103. Hamas intensifica il lancio di razzi, mentre sulle città israeliane estremisti di destra e coloni assaltano case e residenti palestinesi. Biden: “non è una reazione esagerata”. Ue assente. Subito sotto un titolo che riporta i riflessi della crisi sulla politica italiana: “Rivolta social contro Letta pro-Israele. Centinaia di simpatizzanti furiosi per la piazza con Salvini. Alcuni deputati si smarcano (il servizio di Carugati a pagina 4). Anche se Repubblica non parla di Israele in prima pagina, in quelle interne propone un titolo forte: “Da questa situazione si esce solo dando uno Stato ai palestinesi”. Lo dice Suad Amiry, architetta e scrittrice. “Oggi avrebbe dovuto essere un giorno di festa, perché è la fine del Ramadan. Invece è un giorno molto triste”. Suad Amiry parla da Ramallah: fra gli scrittori palestinesi la sua è una voce molto particolare. Mischiando osservazione e ironia, Amiry è riuscita a far arrivare al grande pubblico ritratti memorabili della situazione dei palestinesi e degli arabi israeliani: è il caso di "Sharon e mia suocera" (Feltrinelli), il libro che le ha dato il successo. E dell'ultimo "Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea" (Mondadori).

La guerra dei servizi
Sulle prime pagine di oggi si parla ovviamente anche dello scontro sui servizi segreti dopo la sostituzione al vertice dell’intelligence. Su Repubblica scrive Carlo Bonini: “Così l’ombra di Mancini ha travolto Vecchione, l’inchiesta sul Dis”. 

Le interviste e i commenti

Susanna Camusso parla del lavoro delle donne
Da segnalare, a proposito dei temi legati al lavoro e alle esigenze di cambiamenti in Italia, una intervista a Susanna Camusso sul Corriere della Sera 7 (a pagina 26), a cura di Rita Querzè. Nella intervista si parla delle battaglie per i diritti delle donne e dei tanti ritardi che ancora si scontano e che amplificano le differenze di trattamento tra uomini e donne in tutti i settori. Una domanda specifica sulla fase attuale. Per le donne lo smart working è un problema o una soluzione?, chiede Rita Querzè. “È stato commesso un errore drammatico; scrivere nero su bianco in una legge che le donne con figli piccoli hanno la precedenza sullo smart working. In pratica si è trasformato il lavoro agile in uno strumento di conciliazione. Che poi significa di nuovo non farsi carico del problema e scaricare tutto sulle donne. Di recente si è continuato con questa impostazione quando si è sancito che i dipendenti in smart working non hanno diritto a bonus baby sitter e congedi. In pandemia il lavoro da casa ha salvato vite. Ma ora va ripensato in chiave avanzata di lavoro in autonomia e per obiettivi e non come trasposizione a casa del lavoro in ufficio. Molto dipende dalla capacità delle imprese di cambiare mentalità. Di certo, se il lavoro agile verrà usato in modo sbagliato, andremo incontro a un ulteriore impoverimento del lavoro nel nostro Paese”.

Andrea Orlando sulla riforma della magistratura
Su Il Dubbio di oggi (p.2) Andrea Orlando non parla come ministro del Lavoro ma come ex ministro della Giustizia. E l’argomento è la crisi della magistratura. Ci vuole un alta Corte per le toghe non inutili vendette. “Alla crisi della magistratura – dice Orlando – non si risponde con una commissione parlamentare sul passato, ma con un nuovo sistema disciplinare”. Orlando si dice poi orgoglioso che sulla prescrizione venga recuperata la sua legge. 

Galli della Loggia: schiavi del passato
Sul Corriere della Sera il commento di Ernesto Galli della Loggia sul dibattito sul terrorismo che è stato riacceso dagli arresti di ex terroristi in Francia. Secondo Galli della Loggia l’Italia è ancora schiava di quegli anni di piombo, siamo un Paese incapace di pensare al nuovo, di progredire perché l’attenzione del suo discorso pubblico è sempre pronta a rivolgersi ossessivamente indietro. Molto dura la conclusione. “Siamo da decenni un Paese bloccato, che sembra quasi ipnotizzato dalle proprie impossibilità. Un Paese incapace di muoversi e di progredire, di superare gli ostacoli, di pensare al nuovo, perché la sua testa e i suoi occhi, l'attenzione del suo discorso pubblico, sono sempre pronti a rivolgersi ossessivamente all'indietro: a piazza Fontana, a Sindona, a Ustica, alla strage di Stato, alle Brigate Rosse, alla P2, a Mani Pulite. E così via, così via, nell'elenco praticamente infinito di un passato che non passa”.

Manconi: perché entrammo negli anni di piombo
A Galli della Loggia fa eco, quasi una risposta, Luigi Manconi che su Repubblica (p.40) spiega quali sono state le forze reali ad alimentare la stagione del terrorismo. In gioco ci fu anche una parte deviata dello Stato, anche se alla fine la Repubblica democratica riuscì a prevalere. Fu la strage di Piazza Fontana ad essere determinante nell’indurre in una parte dell’opinione pubblica un atteggiamento di estraneità verso la classe politica. Nel suo intervento Manconi ci tiene a sottolineare l’importanza delle parole del presidente Mattarella che ha voluto distinguere in modo molto netto i movimenti sociali e politici della fine degli anni Sessanta da quello che è stato poi il terrorismo.

Nadia Urbinati sul Pd
La politologa Nadia Urbinati ragione sul il quotidiano Domani della crisi del Pd e dell’attuale incapacità in questo momento di gestire le dinamiche delle primarie a livello locale. Nell’articolo si analizzano in particolare i casi di Bologna, Rimini e Roma. “E arriviamo a Roma, dove il Pd ha indetto le primarie non si capisce perché, visto che non c'è coalizione (i pentastellati sono per Virginia Raggi) e il Pd ha scelto il suo candidato, l'ex-ministro Roberto Gualtieri Tre città, tre strategie, una ricetta: evaporazione del Pd. Bologna: le primarie di coalizione prima che si faccia la coalizione (che resta indigesta a tutti e non vi è certezza che chi le vincerà riceverà i voti della parte sconfitta). Rimini: la successione è monarchica e non tollera primarie, il Pd è irrilevante. Roma primarie inutili visto che la coalizione non c'è e il Pd ha un suo candidato non contestato”.

Su Collettiva.it
L’apertura di oggi è dedicata ai problemi del turismo a Firenze, con un video a cura di Simona Caleo . I lavoratori del settore turistico hanno fatto le spese di una sospensione che è parsa infinita: cassa integrazione, difficoltà economiche per le famiglie, un’incertezza che sembrava non finire mai. Tra loro i più penalizzati gli stagionali, scomparsi dalla scena. Si augurano tutti che dopo questa esperienza sia possibile tornare a un turismo migliore, un modello ripensato, meno caotico del precedente. Ma allo stesso tempo è forte la nostalgia per le strade affollate, le lunghe code ovunque, la città che sembrava non spegnersi mai. “Si spera di ritornare a un futuro del turismo – ha detto uno dei lavoratori intervistati – si spera di ritornare alla normalità”. Nella rubrica Buona Memoria si parla di Arturo Toscanini. Il grande musicista non si piegò mai al fascismo, il racconto degli episodi della sua vita coraggiosa.

Tutte le notizie in agenda
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale  e l’agenda di Collettiva.it