L’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico, martedì 29 ottobre scorso, è stato molto deludente. Al tavolo di monitoraggio istituito presso il dicastero la Jindal Films Europe, proprietaria degli stabilimenti Treofan, non ha dato alcuna risposta sulle prospettive industriali e occupazionali del gruppo. I sindacati hanno dunque dichiarato lo stato di agitazione del personale e per oggi (martedì 5 novembre) è attesa da Napoli, dove si riunisce il coordinamento nazionale aziendale, la proclamazione della mobilitazione generale e dello sciopero.

La situazione degli stabilimenti della multinazionale indiana è molto preoccupante. A Battipaglia (Salerno) l’impianto è ormai fermo dal 18 dicembre 2018, i 54 lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria fino al 1° marzo 2020. Il lavoro della società di advising Vertus, che è stata incaricata di trovare soggetti interessati alla reindustrializzazione del sito, sembra essere arrivato a un punto: la società ha spiegato di aver ricevuto quattro manifestazioni di interesse preliminari (quindi non vincolanti), di cui tre da imprenditori italiani, ma di non averle ancora valutate. Riguardo al sito di Brindisi, i sindacati hanno posto in evidenza l’assenza di notizie sulla conclusione dell'Accordo di programma (sottoscritto con Regione Puglia) che ha permesso la realizzazione dello stabilimento e su possibili nuovi investimenti.

Incerta è anche la situazione produttiva dello stabilimento di Terni (140 dipendenti), soprattutto per quanto riguarda le prospettive future. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil hanno infatti rivelato che “dal 1° gennaio prossimo il prodotto di punta dello stabilimento umbro sarà commercializzato sul mercato con il marchio Jindal, non più Treofan, e sarà prodotto anche negli altri stabilimenti europei del gruppo”. I sindacati evidenziano che “l'esclusività del prodotto, che rappresenta oggi l'80 per cento della produzione, ha finora garantito la marcia a ritmo serrato degli impianti”. Le tre sigle, infine, hanno anche rimarcato che “ci sono alcuni clienti storici delle produzioni ternane che sono passati alla concorrenza dopo che Jindal ha cercato di ‘sostituire’ i prodotti in oggetto con altri di più scarsa qualità, fabbricati altrove, senza successo”.

I sindacati lamentano “il ritardo della realizzazione del piano prospettato dall'azienda per il 2019 in termini di investimenti economici e assunzioni annunciate del personale”. Entrando nel merito, sottolineano che “l'azienda non ha rispettato gli impegni sul rapporto tra unità lavorative e volumi prodotti, negando i trasferimenti intercompany dei lavoratori di Battipaglia in cigs a Terni, prima annunciati e poi non realizzati, senza alcuna giustificazione”. Filctem, Femca e Uiltec, infine, denunciano anche “l'atteggiamento irrispettoso adottato finora dalla società nei confronti dei lavoratori. Dopo circa 12 mesi di vertenza sono stati disattesi incontri e impegni assunti nazionali e locali. Cosa ancora più grave è stato di non avere mai potuto incontrare la nuova proprietà dopo la scellerata cessione da parte di De Benedetti”.

L’ultimo incontro del 29 ottobre scorso, si diceva, è stato del tutto insoddisfacente. L’azienda si è presentata solo in videoconferenza, col direttore commerciale Deepak Jain, non fornendo sostanzialmente alcuna risposta. Un atteggiamento che è stato rimarcato anche dalla sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde, che ha presieduto il tavolo di monitoraggio. “Ho espresso il disappunto del governo per lo stato dell'arte e ho ricordato che a un tavolo istituzionale è inaccettabile che il management si presenti impreparato e senza risposte concrete”, ha commentato la rappresentante del governo: “Ho ricordato al management indiano che questo tipo di atteggiamento non aiuta delle corrette relazioni industriali e che ci riserveremo di attivare ogni canale istituzionale per interloquire con la proprietà”.